L’addio al padre di James Bond

Ian FlemingIan Fleming è il padre di uno dei personaggi più famosi della letteratura e della cinematografia moderna: James Bond, l’agente dei servizi segreti inglesi che lavora per il SIS (Secret Intelligence Service), il cui nome in codice “007” è diventato sinonimo di “agente segreto”.

Ian Lancaster Fleming, nasce a Londra in una famiglia aristocratica e ancora piccolo resta orfano del padre ucciso durante la prima guerra mondiale. Studia con qualche difficoltà, mentre si distingue in campo sportivo.

E’ un giovane esuberante che ama le belle donne, le automobili sportive e un po’ troppo la bottiglia, tanto che la madre decide di iscriverlo all’Accademia Militare di Sandhurst, convinta di riuscire nell’intento di dargli una disciplina. Il percorso in Accademia ha vita breve e Ian viene espulso a causa di una sua fuga notturna per raggiungere una ragazza.

La madre, delusa, gli toglie il sussidio mensile, lo spedisce in Austria, a Kitzbuhel, presso una coppia inglese che dirige una pensione per studenti. L’ambiente libero e stimolante, lontano dalla rigidità inglese, avrà su di lui un effetto prodigioso. Si appassiona alla montagna, all’alpinismo e allo sci, ambientazioni e sport che ricorreranno spesso nei futuri racconti di 007.

Frequenta le Università di Monaco e Ginevra e abbraccia la professione di giornalista prima per l’agenzia Reuter, poi come inviato del Times a Mosca. Non lo abbandonano, tuttavia, le sue passioni eccentriche che si traducono nella fondazione di un club dedicato al culto della gastronomia e del gioco d’azzardo.

Nel 1939 entra nel servizio segreto della Marina britannica: trascorre anni distinguendosi per capacità ed intelligenza e dirigendo con successo una serie di operazioni che saranno la base delle esperienze che daranno credibilità, vita e consistenza al personaggio di James Bond.

Si converte al matrimonio e durante il viaggio di nozze nel 1952, termina di scrivere “Casinò Royal“, il primo di dodici libri che ha per protagonista l’agente 007. Fleming utilizza molti episodi della sua vita personale, oltre che professionale, per dar vita al suo personaggio, uomo fascinoso, elegante, raffinato, astuto e gran seduttore, amante dei piaceri della vita, quel tipo di uomo che tante donne sognano di incontrare e che tanti uomini vorrebbero incarnare.

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Fleming con Sean Connery durante la registrazione di Licenza di uccidere

Il primo tentativo cinematografico, con l’attore americano Barry Nelson non ebbe successo, ma Fleming non si perse d’animo. Negli anni sessanta due produttori decisero di investire e partì la serie cinematografica ufficiale. Il primo ad essere scelto, dopo una attenta selezione, fu Peter Anthony, ritenuto idoneo per la sua somiglianza a Gregory Peck.

I provini rivelarono che non era affatto all’altezza del personaggio e fu così ripescato uno sconosciuto Sean Connery, scozzese, dal curriculum assolutamente inadatto (aveva lavorato come lattaio, bagnino, muratore, guardia del corpo) e che, a Londra, aveva fatto la comparsa nel musical “South Pacific”. La sua immagine diventerà, a breve, simbolo del personaggio di Bond.

Forse non tutti sanno che Il doppio zero davanti alla cifra sta a significare che l’agente ha “licenza di uccidere”.

Daniela Zanuso

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