di Francesca Radaelli
“Una giornata di ansia e di spavento”. Così i giornali monzesi descrissero il 14 febbraio del 1916, giorno del bombardamento della città di Monza da parte dell’aviazione austriaca. Siamo in piena prima guerra mondiale e in questa ‘strage di San Valentino’ la morte viene dal cielo.
Sono due le vittime dell’episodio: un calzolaio di nome Giuseppe Crippa, che viene colpito da una bomba appena fuori dalla sua bottega, e una donna, Anna Galliani che, ferita gravemente, morirà in ospedale.
Secondo qualcuno si trattò di uno dei primi bombardamenti strategici della storia, l’obiettivo sarebbe stato quello di distruggere la fabbrica di aerei militari La Meccanica Lombarda, che si trovava in via Marsala. O forse l’obiettivo erano alcune centrali elettriche localizzate nel milanese, allo scopo di sferrare un colpo decisivo alle risorse energetiche per le industrie italiane.
Il bombardamento
Fatto sta che verso le 9 del mattino di quel 14 febbraio nel cielo sopra Monza compaiono alcuni aerei austriaci. Uno di questi, un aereo Aviatik tipo “Taube” si lancia in picchiata sulla città e sgancia quattro bombe esplosive.
Nel giro di una mezzora vengono attaccate diverse aree della città: la prima bomba esplode alle Grazie Vecchie, ma cade nei prati non provocando alcun danno; le altre colpiscono il quartiere di San Biagio. Di queste una finisce nei prati di S.Vittore, mentre un’altra verrà poi trovata inesplosa nei pressi della Cappella Espiatoria. Un’ulteriore bomba provoca invece l’incendio dell’azienda Pietro Sala dei f.lli Guffanti, una ditta di legnami. Il bilancio finale delle vittime dell’attacco aereo su Monza conta due morti e tre feriti.
Decisamente più pesante fu l’attacco a Milano, avvenuto contestualmente a quello di Monza, nello stesso raid: lì furono colpite una settantina di persone, tra cui si contarono diciotto morti.
Il resoconto sulla stampa
Non ci sono paragoni con i bombardamenti del secondo conflitto mondiale, ma ciò che accadde quel 14 febbraio colpì moltissimo l’immaginario dei monzesi. “Invece di ripararsi, la popolazione si è riversata nelle vie, curiosa di constatare di quanta crudeltà sia capace la nazione a noi nemica”, si legge sulle colonne del Cittadino. “Una gran ressa di curiosi si pigiò sui luoghi dove caddero le bombe, dopo che il cielo fu libero dai nemici. Quasi tutti gli stabilimenti cessarono il lavoro”.
Particolarmente interessante la descrizione del bombardamento contenuta in un articolo giornalistico dall’eloquente titolo esclamativo “I vandali!”. Si legge nell’articolo: “Sono giunti nella nostra città e sono giunti a Milano i predoni dell’aria. Usciti dalle loro tane, come i pipistrelli, nelle brume della notte, sono passati, inosservati, al disopra delle nostre difese di frontiera, e allora che la città andava svegliandosi e riprendendo il ritmo normale della vita attiva, essi hanno portato la morte su cittadini inermi e impotenti a difendersi. Così un popolo che pretende la prerogativa della civiltà usa delle armi più civili a fini barbarici”.
Insomma, la nuova guerra ‘totale’ era piombata anche su Monza. Dopo l’episodio viene formulata la richiesta di organizzare la difesa aerea della città di Monza e predisposto un sistema di allarme, così come era stato fatto per Milano.
Di lì a qualche giorno ecco la vendetta: il 19 febbraio i bombardieri italiani attaccano Lubiana. La notizia arriva anche a Monza, attraverso una lettera dell’aviatore Alfredo Cambiaghi, originario di Villasanta, pubblicata sul Cittadino. L’unica vittima sarà un bambino sloveno di 7 anni, Stanko Zoršen.
Ma purtroppo, in quel febbraio del 1916 , la storia dei bombardamenti aerei sulla popolazione civile era solo all’inizio.