Le Cinque Giornate di Milano

milan153Era il 18 marzo del 1848, quando la popolazione milanese, conscia dei moti rivoluzionari sparsi tra le vie di numerose capitali europee, insorse contro il dominio asburgico. Sete d’indipendenza, volontà di costruire uno stato peninsulare unitario, insofferenza dei ceti dominanti verso il centralismo di Vienna, desiderio di liberarsi da una dominazione straniera, ormai consapevolmente percepita come forza occupatrice e delegittimata da qualsiasi forma di diritto sui territori del Lombardo-Veneto. Il vento della rivoluzione, così, contagiò anche Milano. Una Milano che, già dagli inizi del nuovo secolo, si era mostrata all’avanguardia e pronta ad offuscare, con il suo fiorire d’industrie e la sua intraprendente borghesia, l’elegante capitale austriaca. Ogni tipo di fervore, economico, culturale e sociale, però, non faceva che innescare processi di censura e di oppressione da parte dell’imperatore della casa d’Asburgo. Era l’inizio del 1848, quando gli avvenimenti milanesi presero una piega sempre più turbolenta: ci si stava avviando verso “quella rivoluzione” che “fu la più eroica e la più morale dei secoli”.399px-Alla_gioventu_milanese

L’arciduca Ferdinando Massimiliano, nominato viceré del Lombardo Veneto, fu improvvisamente richiamato a Vienna a causa della sua condotta eccessivamente liberale; il Feldmaresciallo Radetzky inaugurò il suo incarico di comandante militare e civile con una serie di arresti preventivi e con la minaccia paventata del disarmo della popolazione.

A tale situazione estremamente tesa, si sovrappose il diffondersi di uno sciopero tra i cittadini milanesi: la nuova tassa sui tabacchi imposta dall’Impero, infatti, portò all’esasperazione la tolleranza di una Milano da troppo tempo oppressa e dominata.

La popolazione, così, si organizzò per boicottare il nuovo tributo e la storia -forse romanzata, forse solo leggenda- racconta che in risposta il generale Radetzky, per mera provocazione, decise di far girare per la città i propri soldati fumando ostentatamente, aggredendo i passanti e forzandoli a fumare.

Un cittadino, fomentato da questa sfida, si avventò su un soldato, suscitando il suo stesso arresto: la popolazione non rimase a guardare e riunitasi, riuscì ad allontanare le forze austriache dalla zona. Ad accendere la miccia, però, fu l’ondata rivoluzionaria iniziata a Messina, che velocemente si propagò per l’intera penisola.

E anche Milano divenne un’eroica protagonista di questa lotta all’indipendenza. Il 18 marzo, le prime barricate. Il 22 marzo, solo cinque giorni dopo, Milano si liberò dall’oppressiva dominazione straniera. Era la prima guerra d’indipendenza, di un’Italia non ancora matura per l’unificazione.

Il Maresciallo Radetzky che avea giurato di ridurre in cenere la vostra città, non ha potuto resistervi più a lungo. Voi senz’armi avete sconfitto un esercito che godeva una vecchia fama di abitudini guerresche e di disciplina militare”.

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