20 marzo 1999: Benigni vince l’Oscar per “La vita è bella”

roberto benignidi Fabrizio Annaro

Indimenticabile Benigni. La sera del 20 marzo 1999 Roberto Benigni saltella fra le file del Dolby Theatre di Hollywood fra gli applausi del pubblico e dei  vip presenti alla notte degli Oscar. E’ Sofia Loren a dare l’annuncio e a far scattare la scintilla di gioia incontenibile del regista italiano. “La vita è bella” è senza dubbio  il capolavoro cinematografico di fine millennio. La shoah rivista con gli occhi della semplicità e dell’incanto, un intreccio di comicità e tragedia, un film studiato metodicamente, curato in ogni particolare, riuscito, come la scena-capolavoro girata nelle baracche di Auschwitz dove Benigni traduce le parole del  soldato nazista stravolgendone il significato.

Una traduzione dalla  lingua tedesca che ha il  solo scopo di rendere credibile  il copione presentato  agli occhi del figlio per mascherare la grande tragedia della deportazione e dei campi di sterminio. Un film che ha tolto  ogni dubbio e perplessità, soprattutto quelle sollevate da alcune personalità del mondo ebraico. Dopo l’Oscar, Benigni riceve la Laurea Honoris Causa dall’Università di Gerusalemme, un riconoscimento di grandissimo prestigio che suggella il ringraziamento della comunità ebraica di tutto il mondo.

In quei giorni, prima del 20 marzo, ho avuto l’onore di intervistare Nedo Fiano, reduce di Auschwitz e sopravvissuto all’olocausto. Fiano è stato consulente di Benigni lavorando fianco a fianco al regista toscano e offrendo preziosi  consigli utili alla scenografia e alla ricostruzione del campo di concentramento. L’idea di coinvolgere la comunità ebraica e alcune personalità fra cui Fiano e altri superstiti della Shoah, era stata suggerita da  Veltroni.

All’ex Sindaco di Roma  Benigni aveva illustrato il progetto di un film sull’olocausto che unisse risa e lacrime  secondo un’opera inedita. Veltroni invitò Benigni a coinvolgere nel progetto le comunità ebraiche, consiglio rivelatosi prezioso e forse decisivo per la riuscita del film.

Chiesi a Fiano di parlarmi di Benigni, di raccontarmi di lui. Mi disse: “Sai, dei comici si è soliti pensare che siano allegri sul palco e tristi nella vita. Beh Benigni, invece, come lo vedi in tv, a teatro, nei film, così è nella vita, nel quotidiano. Lui  è un intreccio armonico di  simpatia, estro, genio, fantasia, professionalità, metodicità… La battuta  è sempre pronta, sempre a portata di ciak”.

 

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