di Francesca Guffanti
Van Gogh attraverso la sua pittura ha cercato di salvarci. Dobbiamo saperla vedere alla luce dei suoi sentimenti di fraternità ed amore, dettati da un profondo senso religioso. E’ stato un pittore colto, che si metteva in discussione ponendosi continue domande.
Tenta diverse strade prima di scegliere quella artistica, perlopiù legate alla predicazione e alla vita a fianco di chi soffre. Quando comincia a disegnare, lo fa da assoluto autodidatta e, per i primi anni, non usa il colore. E quando lo fa, saranno colori terrosi, sporchi, propri del mondo a lui caro: la povera gente, quella che mangia patate. Abbandonata questa tavolozza, già dal suo viaggio a Parigi, inizia ad utilizzare quei colori che prima aveva escluso, quei colori per i quali Van Gogh è tanto famoso ed amato.
Si avvicina al movimento impressionista, ma lui non ha un animo borghese, è più contadino, e dipinge scarpe, sedie, una quotidianità domestica. Ne verrà quindi emarginato.
Si dice che abbia scoperto il colore attraverso gli impressionisti, ma già Rubens gli aveva aperto questa strada: la sua è una pittura satura, carnosa, vivida. Vincent ha continuato a ribadire il suo realismo e, non a caso, anche il suo amore per Rembrandt. La sua pittura, forte e adrenalinica, è fatta di terra, di fisicità. La sua luce è sì tratta dalla realtà, ma filtrata dalla sua visione interiore, che la rende solida, tangibile, folle e tragica. Niente a che vedere con la luce impressionista, più evocativa, che non poteva certo bastare al suo temperamento emotivo ed impulsivo.
Van Gogh trasformerà il colore in materia incandescente, eppure solida, lavorando con irruenza, stendendo il colore bagnato sul bagnato, senza attendere, creando così mescolanze uniche ed irripetibili. La sua pittura è fisica come il nostro essere al mondo, tutto è energetico, la tensione è fortissima: ed è grazie a questa sua forza, e alla integrità intellettuale, che ha saputo rinnovare l’arte del XX secolo, aprendo strade molto lontane da astrattismi o da facili estetismi borghesi.
La sua ricerca fu talmente intensa e travolgente, da poter escludere che si sia suicidato per la delusione dei rifiuti da parte del pubblico, tanto più che, nell’ultimo periodo cominciavano ad arrivare riconoscimenti e recensioni di un certo rilievo.