di Fabrizio Annaro
Quando partimmo cinque anni fa, esattamente il 28 ottobre 2013, qualcuno sorrise bonario e, simpaticamente, ci battezzò come visionari, sognatori sganciati dalla realtà. Da sempre i professionisti della comunicazione considerano un giornale di buone notizie un controsenso. Montanelli l’avrebbe considerato un insulto alla cultura e alla tradizione del giornalismo.
Quando raccontai ad un importante imprenditore milanese delle intenzioni di dar vita ad un giornale di buone notizie, anche lui sorrise: “Auguri – mi disse – un giornale così non piace, non suscita interesse, nessuno lo leggerà”.
La gente si aspetta il mostro in prima pagina, i titoli scandalistici, l’evento eccezionale, gli atti di eroismo, il pettegolezzo da strada, a volte ama ravanare nel torbido. E poi c’è la feroce ed irresistibile concorrenza di Internet con i suoi social, i blog, le chat.
Oggi, ciascuno di noi, dalla propria pagina Facebook o Instagram o Twitter può parlare al mondo, dire la sua. Un crocevia disarmonico di voci, pensieri, giudizi, sentenze, insulti, a volte anche di riflessioni intelligenti e di opinioni interessanti, a volte di meschine bugie e di bufale belle e buone. C’è di tutto.
Noi, il 28 ottobre 2013, senza finanziamenti ma con tanta buon volontà, siamo sbarcati in rete. Abbiamo comunque deciso di non rinunciare al nostro sogno e di sfidare sia gli assiomi del giornalismo sia lo tsunami di messaggi che vagano nel web.
La forza de Il Dialogo
Qualcuno oggi ci chiede come abbiamo fatto a resistere. La chiave di questo successo si chiama volontariato. Grazie alla passione di chi collabora (o ha collaborato), scritto, fotografato, coordinato e fermamente creduto in questo progetto, siamo riusciti a proporre 4 mila 300 tra articoli ed interviste, oltre a video e servizi fotografici. Abbiamo coinvolto tante persone e ai lettori speriamo di essere riusciti a regalare qualche speranza, una visione più ottimistica della vita, un po’ di serenità a fronte di un panorama mediatico che propone, o meglio propina, solo ansia e sfiducia. E poi abbiamo sviluppato tanti progetti culturali: il docufilm ‘Tempo Libero’, interamente girato nel carcere di Monza, mostre fotografiche, installazioni artistiche, momenti di riflessione e ‘Carte da decifrare’ il film sui giovani prodotto con Caritas di Monza.
L’inserto del Corriere
Mi capita di incontrare qualche lettore che si meraviglia e al tempo stesso si congratula perché altri giornali ci “avrebbero copiato”. Per me, è una bella soddisfazione. Siamo contenti che il Corriere della Sera ogni martedì esca con l’inserto Buone Notizie. Un inserito pubblicato per la prima volta nel settembre 2017 e devo aggiungere ogni volta più bello, più interessante, sempre più capace di descrivere e realizzare cosa sia una buona notizia. Elisabetta Soglio, capo redattrice dell’inserto del Corriere, più volte ha dichiarato che le grandi imprese sono ben disposte ad acquistare spazi pubblicitari e ad affiancare la loro immagine ad una buona notizia. Sulla Stampa di Torino ogni domenica Agnese Moro, figlia dello statista Aldo Moro, firma un articolo in cui racconta le cose positive che accadono in questo mondo. Lo stesso fanno il Giorno, Radio24 e altre importanti testate.
Che cos’è una buona notizia?
Sono convinto che la buona notizia raramente è un evento eccezionale, un fatto eroico che commuove o accappona la pelle. La buona notizia non è il micino salvato dal pompiere all’ultimo piano di un grattacielo. Per me la buona notizia è il racconto del quotidiano di tanti che mostrano la capacità umana di reagire a situazioni difficili senza farsi sopraffare dalle difficoltà. Persone che perseguono i loro sogni, realizzano attività, costruiscono relazioni in grado di rendere migliore la qualità della loro vita e di quella degli altri, di proporre soluzioni che accrescono l’armonia e il benessere fra le persone, nei luoghi di studio e di lavoro. In poche parole la buona notizia è il giornalismo costruttivo e partecipativo che mette in evidenza il positivo.
E’ proprio la parola fiducia ad essere oscurata dall’attuale quadro mediatico. Un giornale di buone notizie è un giornale che diffonde fiducia, che costruisce, che offre speranza. In cinque anni di web abbiamo incontrato tante persone, vistato tanti luoghi di Monza e della Brianza e non solo del nostro territorio. Abbiamo raccontato storie e vicende giunte dal mondo intero. La buona notizia è che abbiamo scoperto un mondo che non sta con le mani in mano, che vede sempre il bicchiere mezzo pieno, che sorride, che lotta. Abbiamo conosciuto tanti giovani che ci hanno stupito non solo per scelte di vita radicali, ma anche per come interpretano lo scorrere della vita quotidiana. Molti di loro perseguono i loro obiettivi con determinazione, coraggio, spirito di sacrificio.
Insomma Il Dialogo di Monza mette in prima pagina lo stupore della normalità!
Voglio esprimere la mia gratitudine a tutti i redattori e anche voi cari lettori. Continuate a seguirci se vi fa piacere.