di Daniela Zanuso
Il 7 febbraio 1964 con il volo 101 della Pan Am, partito da Londra Heathrow la mattina presto, il quartetto britannico giunge per la prima volta negli Stati Uniti, dove ha da poco raggiunto il suo primo posto in classifica con “I Wanna Hold Your Hand”. Ad accoglierli quattromila tifosi urlanti e più di duecento giornalisti. Quando il gruppo è arrivato all’aeroporto di New York, da poco rinominato John F. Kennedy, erano trascorse undici settimane dall’assassinio del Presidente a Dallas.
La nazione è in lutto, bloccata dalla paura e dall’incredulità. Due giorni dopo, Paul McCartney , Ringo Starr, John Lennon e George Harrison, fecero la loro prima apparizione televisiva all’Ed Sullivan Show, un popolare spettacolo di varietà. Anche se era difficile sentire la prestazione sopra le urla delle ragazzine tra il pubblico in studio, si stima che 73 milioni di telespettatori negli Stati Uniti, circa il 40 per cento della popolazione, erano sintonizzati per guardare. Un record, il maggior numero di spettatori mai registrati prima.
Due giorni dopo, primo concerto dei Beatles negli USA al Washington Coliseum, un palazzetto dello sport. Ottomila fans ad attenderli e per accontentare tutti i Beatles si esibirono su un palco al centro del campo e in pause regolari il quartetto girava le attrezzature in modo che tutti i fans ai lati del campo li potessero vedere. Il concerto fu seguito da un secondo, alla Carnegie Hall di New York e da una seconda apparizione televisiva all’Ed Sullivan Show.
Si cominciò a parlare di Beatlemania anche negli USA, dove giornalisti e scrittori avevano in precedenza ridicolizzato e parlato in maniera divertita, di quell’esplosione di eccentricità inglese, così veniva chiamata, causata da un tipo di musica che negli USA era arrivata molto tempo prima: il rock and roll. Comunque sia, da quella data per i ragazzi di Liverpool è stata un’ascesa inarrestabile.