di Daniela Zanuso
A seguito dell’omicidio di un diplomatico nazista a Parigi, da parte di un diciassettenne ebreo che voleva vendicare la deportazione dei genitori, nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, si scatenò in Germania, in Austria e Cecoslovacchia, un’ondata di violenza inaudita contro gli ebrei.
Le SA e le SS con l’appoggio della Gioventù hitleriana, infransero le vetrate di negozi, distrussero sinagoghe e abitazioni di ebrei (da qui il nome “notte dei cristalli”).
Ancora oggi non si conosce bene il numero delle vittime, si parla di un centinaio, ma furono numerosi anche i suicidi e oltre 25.000 ebrei furono deportati nei campi di concentramento. Dal giorno successivo iniziarono ad essere emanati una serie di pesanti decreti antiebraici, che li esclusero dalla vita sociale, economica e culturale.
Le loro aziende furono espropriate o chiuse.
La polizia non intervenne e nessuno tra gli assassini, i vandali e gli incendiari venne processato. Fu una svolta decisiva nella politica nazista dell’antisemitismo, l’evento che segnò una specie di “inaugurazione” della Shoah.
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