di Francesca Radaelli
“Il mare non uccide. Le persone uccidono. Anche l’indifferenza uccide. Sì, anche quella”
Inizia con queste parole lo spettacolo “A casa loro”, andato in scena lo scorso venerdì 29 settembre al teatro Binario 7 di Monza, in un evento organizzato da RTI Bonvena e ResQ-People saving people (media partner Il Dialogo di Monza), per riflettere sulle migrazioni e le morti nel Mediterraneo. A ingresso gratuito su prenotazione, l’evento ha registrato il tutto esaurito.
Un teatro pieno è un’ottima occasione per provare a rompere l’indifferenza che uccide. E il monologo interpretato dall’attore e giornalista Giulio Cavalli, coautore del testo insieme al reporter internazionale Nello Scavo, coglie nel segno.
Le voci inascoltate del Mediterraneo
Attraverso la sua voce, accompagnata alla chitarra da Federico Rama, sono state portate sul palcoscenico le voci inascoltate di chi, attraverso l’Africa e il Mediterraneo, passando per le carceri libiche, si trova a compiere un vero e proprio viaggio dell’orrore. Un viaggio che spesso si conclude in quel “cimitero liquido” che è diventato oggi il Mediterraneo.
Persone che, si sente dire alle nostre latitudini, dovrebbero rimanere “a casa loro”, essere aiutate “a casa loro”. D’altra parte, dice Giulio Cavalli sul palco, uccide anche “nascere dalla parte sbagliata del mondo”.
Come Rhoda, una ragazza di 15 anni che, dopo essere stata ripetutamente violentata, è rimasta in balia degli scafisti nella prigione libica di Zuara e alla fine ha deciso di uccidersi con la lama di un rasoio. Una storia tremenda che ha letteralmente raggelato il pubblico.
Le prigioni libiche, la prostituzione , i naufragi
Questa è solo una delle tante terribili storie “imprigionate” nelle carceri libiche, in cui, dice Giulio Cavalli, si stima che sia stato rinchiuso un numero di persone tra gli 800mila e il milione: “Sdraiati uno sopra l’altro sarebbero una montagna alta 250 mila metri”. Una montagna che stiamo costruendo con le nostre politiche nel Mediterraneo, compresi gli accordi con la Libia siglati nel 2017 dal governo italiano, e che ogni giorno scavalchiamo come se non esistesse.
Nuove parole e nuove figure agiscono ai piedi di questa montagna, come le cosiddette “madame” e i “connection man”, particolari tipologie di trafficanti legati ai giri di prostituzione di donne nigeriane. Si muovono in quell’universo che i reportage di Nello Scavo sul quotidiano Avvenire hanno contribuito a svelare in tutto il suo orrore, un universo in cui il confine tra vittima e carnefice è sempre più confuso.
Del resto sono realmente tante le immagini di orrore evocate nel corso dello spettacolo. Tra queste non possono mancare quelle dei tremendi naufragi avvenuti nelle acque che separano l’Africa dall’Italia, da quello del 2013 fino alla recentissima strage di Steccato di Cutro.
Contro l’indifferenza: l’attività di ResQ e RTI Bonvena
Lo spettacolo è stato introdotto dal giornalista Fabrizio Annaro, direttore del Dialogo di Monza, e da alcuni degli organizzatori, tra cui Massimiliano Giacomello per la rete RTI Bonvena e Egidio Riva, assessore al Welfare e Salute del Comune di Monza, che ha patrocinato l’evento.
Al termine, è salito sul palco Luciano Scalettari, presidente di ResQ – People saving people, l’associazione no profit nata nel 2021 per salvaguardare la vita di chi si trova in pericolo nel Mediterraneo, attraverso missioni di ricerca e soccorso in mare: “Il rischio è quello di normalizzare le tragedie che avvengono vicino a noi e nel mondo, sia sulle rotte migratorie sia a causa delle guerre come quella in Ucraina”, ha detto. La parola anche a Matteo Casiraghi in rappresentanza della Rete Brianza Accogliente e Solidale del nostro territorio.
Nel corso di una serata che ha sorpreso gli stessi organizzatori per affluenza e partecipazione di pubblico, l’appello contro l’indifferenza è risuonato forte e chiaro. Dal mondo del teatro, del giornalismo, delle associazioni impegnate in prima linea in una delle più grandi sfide del nostro tempo.
Non tanto quella della “gestione” dei migranti che arrivano sulle nostre coste, quanto piuttosto quella della difesa dei diritti umani di tutte le persone.