A Gianfranco Rosi l’Orso d’Oro di Berlino

Foto di Nicolas Genin licenza creative commonsdi Mattia Gelosa

La bella notizia per il cinema italiano è arrivata ieri, quando il Festival del cinema di Berlino (terzo per importanza mondiale) ha nominato il vincitore della 66esima edizione: si tratta di Fuocoammare di Gianfranco Rosi, tra l’altro unico italiano in gara.

Il docufilm del regista e documentarista nostrano tratta il tema scottante dei flussi migratori verso Lampedusa, argomento fortemente attuale e al centro per tale ragione della trama di altre pellicole in concorso. Rosi e la sua troupe, infatti, hanno stazionato per un anno sull’isola siciliana riprendendo continuamente ciò che accadeva e raccogliendo testimonianze preziosissime.

Il presidente di giuria Meryl Streep, dopo aver consegnato il premio, ha lodato la capacità del film di suscitare compassione, di essere originale pur avendo un tema consueto e di saper trovare la poesia anche in situazioni di disperazione. Rosi ha ringraziato emozionato, quindi nel discorso di rito ha mandando un pensiero a chi Lampedusa non è mai riuscito a raggiungerla e ha incitato l’Europa a fare provvedimenti concreti, opponendosi a chi mette barriere, fisiche o mentali, contro tali persone.

Gianfranco Rosi, nato nel 1964 ad Asmara (Eritrea), prima cittadino newyokese per studiare alla Film School e ora anche italiano, ha ormai alle spalle opere di grande successo. Esordisce con un documentario sull’India e cortometraggi, finchè nel 2008 non vince il Premio Orizzonti e Doc/it alla Biennale di Venezia: l’opera è Below sea level, film su Slab City in California, un accampamento di nomadi e hippie divenuto un vero e proprio villaggio stabile, privo però di qualunque servizio come acqua o elettricità.

Nel 2010 bissa il premio Doc/it con El sicario –room164 , intervista a un sicario messicano, mentre nel 2013 ottiene il prestigiosissimo Leone d’Oro alla 70esima Mostra del cinema di Venezia con Sacro GRA. Il film racconta in modo asettico e senza commento spaccati di vita di alcuni romani che passano per il Grande Raccordo Anulare (GRA appunto).

Col recentissimo Orso d’Oro, Gianfranco Rosi ha avuto così il merito di vincere due dei maggiori concorsi cinematografici mondiali: il sogno adesso si può chiamare Palma d’Oro oppure, perchè no, Premio Oscar.

Da italiani siamo felici e orgogliosi di questo nostro connazionale, da cinefili dovremmo invece provare a riscoprire la forza del documentario, un genere cinematografico spesso difficile e impegnativo da seguire, ma che offre uno sguardo sul mondo efficace e dove la realtà si manifesta in modo dirompente.

 

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