A Valsinni sulle tracce di Isabella Morra

 

 da Giannella Channel

Un giorno incontrai, all’ombra di un castello che domina la valle del fiume Sinni, una donna che nei caldi giorni caldi d’estate accoglie i viaggiatori curiosi di cultura e natura: siamo proprio alle porte d’ingresso del Pollino, regno del pino loricato, l’albero-simbolo originario dei Balcani e qui emigrato nelle lontane epoche glaciali.

Aveva 70 o 500 anni, questa donna, vestiva di scuro e nascondeva il capo con un lungo scialle leggero, ma gli occhi tradivano una vitalità indomita e antica. Fu lei a raccontarmi la storia d’amore e di libertà, breve ma eterna, di Isabella Morra, delicata poetessa che grazie alle ali della poesia riuscì a volare oltre lo spazio e il tempo, e della sua tragedia consumata nel XVI secolo tra i monti di questa terra antica che si affaccia sul mar Ionio.

Presunto ritratto di Isabella Morra

Siamo a Valsinni (Matera), un borgo medievale sospeso tra mare e monti: alle spalle del castello, sul monte Coppolo, le mappe indicano che siamo già nel territorio del parco nazionale del Pollino, l’area protetta più estesa d’Italia: 200 mila ettari tra Basilicata e Calabria che racchiudono 56 Comuni (24 in Basilicata e 32 in Calabria), presenze naturali preziose come quella del lupo e del capriolo e testimonianze uniche di storia e tradizioni come i suoi villaggi di cultura albanese.

Valsinni, ideale punto di partenza per le cento meraviglie del Pollino, è la capitale del primo parco letterario del Sud, dedicato appunto a Isabella Morra, trucidata dai fratelli per la sua corrispondenza poetica e amorosa con Diego Sandoval, barone spagnolo della vicina Bollita, l’attuale Nova Siri. Secondo la scrittrice Dacia Maraini, che alla poetessa lucana ha dedicato un’opera teatrale:

 

La storia di Isabella Morra non può essere ridotta a una semplice vicenda amorosa. È soprattutto una storia di libertà e, più precisamente, della ricerca di libertà attraverso la cultura, l’arte, la natura.

Nella primavera del 1516, tra le antiche mura del castello Morra, nacquero due gemelli, Scipione e Isabella, anime sensibili alla bellezza e all’arte come il padre, il barone Giovan Michele Morra. Con loro crescevano altri cinque figli maschi. Il barone, in quell’epoca di guerra tra Francia e Spagna, si era distinto per la sua fedeltà al sovrano francese.

Interno del castello Morra – Foto Antonietta Dursi

Quando la fazione spagnola prese il sopravvento, Giovan Michele fu costretto a fuggire oltralpe e portò con sé il giovane Scipione. Era il 1528, e Isabella fu abbandonata in quella terra all’epoca arida di sentimenti e segnata da agguati sanguinosi. I suoi fratelli, i primi a prendere parte a scorribande, rapine, bravate e delitti politici, la rinchiusero in una sorta di prigione domestica, le negarono ogni contatto umano. In questa condizione di isolamento, Isabella scriveva versi di dolore e di sofferenza verso la terra in cui si sentiva relegata:

Ecco ch’un’altra volta, o valle inferna

o fiume alpestre, o ruinati sassi

o spiriti ignudi di virtute e cassi

Udrete il pianto e la mia doglia eterna.

La vita della fanciulla si trasformò in una lunga serie di illusioni e disillusioni amare: nei primi tempi si convinse che presto avrebbe raggiunto il padre e il fratello alla corte francese, lontana da quei monti che la tenevano prigioniera. Con il passare degli anni, la speranza si assottigliò sempre di più, lasciandole una sola possibilità di fuga: il matrimonio con qualche uomo potente, in grado di strapparla allo stato di isolamento e solitudine in cui era costretta dai fratelli. Chiese aiuto a una donna nobile, Antonia Caracciolo, famosa all’epoca per avere numerose conoscenze tra la nobiltà di tutta la penisola.

Grazie a lei effettivamente Isabella si innamorò. Di Diego Sandoval de Castro, poeta errante, in fuga per questioni politiche dal suo feudo di Bollita. Sfortuna volle che questi fosse proprio il marito di Antonia Caracciolo. La corrispondenza proibita tra i due continuò a lungo e clandestinamente, resa possibile da un messaggero fedele, il pedagogo di Isabella. La gente del luogo cominciò a gridare allo scandalo.

Per salvare l’onore, nell’inverno del 1545 Isabella fu pugnalata a morte dai suoi stessi fratelli FabioDecio e Cesare. Con lei fu ucciso il fedele pedagogo, accusato di tradimento e, l’anno dopo, anche Don Diego.

sala del Castello di Isabella Morra

L’opera della poetessa lucana sarebbe rimasta sepolta tra le mura del castello se i gendarmi spagnoli non l’avessero trovata e fortunatamente consegnata alla storia della letteratura. Il suo Canzoniere, breve ma intenso, si distingue per essere completamente diverso da tutti quelli degli altri poeti suoi contemporanei. Fu grazie all’interesse dimostrato da Benedetto Croce, qui arrivato dopo dieci ore di viaggio in treno il 24 novembre del 1928, che Isabella Morra è oggi riconosciuta come “una delle voci più originali della lirica cinquecentesca italiana”.

pino loricato

Alle spalle del castello, proprio sul monte Coppolo, sorge un’acropoli lucana abitata fino al tardo medioevo, che già rientra nel territorio del parco del Pollino. Una volta varcata la porta di Valsinni, il parco del Pollino si offre con il suo variegato mosaico di opportunità. Al centro del parco, sui piani del Pollino (2.248 metri), si innalzano come poderose dita di una mano le cinque vette: la più alta, la Serra Dolcedorme, supera il Pollino raggiungendo i 2.267 metri che costituiscono “il giardino degli dei”. Fra i prati e le rocce di questo crinale tondeggiante spiccano, isolati e sferzati dal vento, alcuni splendidi esemplari di pino loricato: scolpito nelle intemperie, abbarbicato ai crinali più impervi, quest’albero straordinario sintetizza perfettamente la misteriosa suggestione dell’intero Pollino.

Poco distante sorge il Santuario della Madonna del Pollino, “appollaiato come un nido d’aquila, sull’orlo estremo della rupe”, come lo descrisse l’inglese Norman Douglas nel suo indimenticabile Old Calabria. È il luogo che riunisce la devozione di tutte le genti del Pollino e dei loro figli (felicemente rappresentati dalle artigiane di San Paolo Albanese con gli splendidi tessuti ricavati dalla ginestra) che, impugnando l’arma della memoria, stanno vincendo la sfida del futuro.

Valsinni (Matera): il castello dove nella primavera del 1516 nacque Isabella Morra.

 

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