Alle Olimpiadi “bisogna saper perdere”

nuoto

di Luigi Losa

“Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere” cantavano i Rokes, celebre complesso beat degli anni ’60. Eh, già anche alle Olimpiadi bisogna saper perdere e ne sanno qualcosa parecchi degli atleti italiani in gara a Rio che in questi giorni sono stati clamorosamente eliminati, battuti, o hanno conquistato comunque medaglie d’argento invece dell’oro o, peggio ancora, le cosiddette ‘medaglie di legno’, ovvero quarti posti che lasciano ancor più l’amaro in bocca.

Ma ‘bisogna saper perdere’ vale soprattutto per ‘come’ si accettano e si vivono le sconfitte più brucianti soprattutto quando si è atleti ‘personaggio’ favoriti e, diciamocelo, ‘pompati’ dai media.

Due casi su tutti. Il primo: Federica Pellegrini quarta nei 200 stile libero, la gara che l’ha resa famosa e di cui detiene ancora oggi il record del mondo, che l’ha vista vincere l’argento ad Atene nel 2004, a 16 anni, e l’oro a Pechino quattro anni dopo mentre a Londra, nel 2012, rimediò una figuraccia (solo quinta, peggio di stavolta). Ebbene per tutta la giornata di mercoledì la Pellegrini è rimbombata su social, siti, giornali on line, radio e tivù e in quella di giovedì sui giornali di carta, con dichiarazioni tutto sommato comprensibili, accettabili, ma soprattutto ‘umanissime’: da una prima reazione ‘Forse è tempo di cambiare vita’ che sembrava preludere ad una chiusura di carriera ad una più combattiva ‘non voglio smettere piangendo’. Niente scuse dunque ma voglia comunque di provarci ad andare avanti. Giù il cappello.

Secondo caso: Arianna Errigo, la ‘brianzola’ di Muggiò argento nell’individuale e oro a squadre nel fioretto a Londra 2012 quando nessuno la conosceva e di fatto se la filava, anche dalle nostre parti, Poi nei quattro anni successivi due titoli mondiali e un europeo insieme ad altri titoli a squadre. A Rio era la favorita ma soprattutto voleva prendersi la rivincita contro Elisa Di Francisca che l’aveva battuta alle precedenti Olimpiadi in finale per una sola stoccata (12 a 11) dopo un minuto supplementare. Fosse andato tutto liscio l’avrebbe incrociata in semifinale. Invece è stata eliminata incredibilmente dalla canadese Harvey negli ottavi di finale: in vantaggio 10 a 5 si è bloccata e ha subito 10 stoccate contro una sola dall’avversaria concludendo in lacrime amare e prolungate la sua avventura brasiliana. Ma poi se l’è presa con il suo ex maestro Giulio Tomassini colpevole di averla ‘tradita’ allenando anche la rivale e di fatto ‘nemica’ Di Francisca. Una polemica brutta e fuori luogo al di là dell’ammissione del crollo fisico e nervoso.

Nel frattempo la Di Francisca è arrivata ancora in finale dove però si è dovuta arrendere alla russa Deriglazova, campionessa mondiale in carica, per 12 a 11 apparendo svuotata di energia. Comunque medaglia d’argento per lei e per l’Italia che nel medagliere è intanto salita a 11 in totale (3 oro, 6 argento, 2 bronzo).

E a proposito di ‘bisogna saper perdere’, oltre alla già menzionata Di Francisca, che ha sventolato sul podio la bandiera europea “per dare un messaggio che l’Europa esiste ed è unita, e solo unita può superare le barriere” e ricordando Parigi e Bruxelles “non dobbiamo dargliela vinta, ci vogliono chiudere in casa. Non dobbiamo avere paura l’uno dell’altro, altrimenti faremo il loro gioco”, come non citare le due medaglie d’argento nel tiro a volo di Giovanni Pellielo lunedì (fossa, settima olimpiade, quattro medaglie consecutive, tre d’argento e una di bronzo) e di Marco Innocenti, mercoledì (double trap, terza olimpiade, riserva a Londra). Due uomini col fucile, 46 anni Pellielo e 37 Innocenti che piangono come bambini (Innocenti addirittura prima del duello finale) per la gioia e la soddisfazione.

A proposito di tiratori scelti c’è da ricordare e tanto l’oro di Niccolò Campriani nella carabina 10 metri (già argento nella stessa specialità e oro nella 50 metri 3 posizioni a Londra).

Ma per stare nel tema ‘bisogna saper perdere’ e delle medaglie di legno, onore al merito della squadra femminile di tiro con l’arco (Boari-Sartori-Mandia) finita giù dal podio ma in prima pagina per un titolo stupidotto sulle loro caratteristiche fisiche. Così come al judoka Matteo Marconcini che ha sfiorato a sua volta il bronzo.

Le Olimpiadi intanto continuano e ci saranno altre gioie e altre delusioni, perché così è lo sport, così è la vita.

 

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