da Giannella Channel
Da quanto tempo sia lì, scolpita su di un bassorilievo e adagiata sulla facciata della chiesa di Santa Maria a Positano, nessuno lo sa. Sconosciuto l’autore, ignota l’epoca. Ma la “volpe pescatrice” da sempre, nella fantasia popolare del posto, rappresenta il simbolo della Costiera amalfitana, a metà strada tra mare e monti. Quasi a cementare l’intenso rapporto, conservato inalterato nei secoli, tra le due anime di questi luoghi del Mediterraneo tra i più belli al mondo.
È proprio la storia di questa immaginaria figura zoologica è stata tra gli argomenti che hanno finalmente convinto i rappresentanti dell’UNESCO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per la cultura e l’educazione, a inserire la “divina Costiera” tra i luoghi del patrimonio mondiale dell’umanità da proteggere e da valorizzare.
La metafora è evidente: la volpe pescatrice è come l’antico popolo amalfitano, un popolo di mare che ha dato vita alla famosa Repubblica marinara solcando i mari in lungo e in largo, vincendo battaglie memorabili e redigendo le Tavole amalfitane, il codice di diritto marittimo.
Un popolo padrone dei mari che, in realtà, ha origine tra i monti di Scala, piccolo centro tra Atrani e Ravello. All’inizio, la potente molla che spinse gli amalfitani dai monti al mare, come per la volpe pescatrice, fu la fame; poi subentrarono gli affari e, insieme, lo spirito di conoscenza e di avventura…
E oggi, alla vigilia del Duemila quale direzione dovrebbe prendere la volpe pescatrice? È netta la risposta uno studioso di fama, Domenico De Masi, docente di Sociologia del lavoro all’Università La Sapienza di Roma, più noto come “profeta del tempo libero”, che per tre anni è stato assessore all’Estetica di un altro comune gemma della Costiera, Ravello:
Un modo nuovo di vivere viaggiando che però ha un cuore antico: il Grand Tour che vide l’Italia i suoi luoghi di villeggiatura animarsi di scrittori e artisti, di curiosi e scienziati, di aristocratici per sangue e per denaro, di vagabondi di ogni età provenienti da ogni angolo d’Europa. Sul modello dello scrittore tedesco Hermann Allmers e dell’amico Ernst Haeckel (in seguito diventato famoso naturalista e filosofo darwiniano) che nel luglio del 1859 attraversarono tutta la Costiera amalfitana. Percorsero, forniti di album da disegno e vascolo in cui riporre le piante raccolte, la Valle dei Mulini, salirono sulle ripide scalinate campestri a Pontone, a Scala e a Ravello, pernottarono al celebre Albergo dei Cappuccini (a quel tempo una casa con delle torrette alla Marina di Amalfi), si entusiasmarono per il panorama del golfo e alla fine tornarono con una piccola barca a remi a Sorrento.
Quando Allmers, alcuni mesi più tardi, rientrò in Germania, portò con sé come frutto del suo soggiorno in costiera il suo album di schizzi con abbozzi di diversi tratti di costa, alcuni fogli con i disegni eseguiti a Ravello e nella Valle dei Mulini e una piccola fotografia a diorama rappresentante Atrani vista da Amalfi. Oggi questa fotografia è in un minuscolo museo alle porte di Amburgo, distante più di 2.500 chilometri da Atrani, testimone della fama della Costiera, testimone di un “turismo dolce” che persino una razionale ricercatrice scientifica come la premio Nobel Rita Levi Montalcini suggerì come medicina per la rinascita del Sud.
Per quelli che già si sono rimessi in viaggio o per chi avesse voglia di magiche atmosfere di paesi incastonati tra l’azzurro del mare e quello del cielo, ecco una piccola guida essenziale è un’indicazione: le migliori scoperte le farete quasi per caso.
Per raggiungere la Costiera amalfitana bisogna prendere la Statale 163, una strada tutta curve che conduce ai vari borghi, dove il panorama formato da anfratti, insenature, ripidi strapiombi, cambia e regala visioni uniche. Il primo paese che si incontra è Positano. L’unico al mondo che invece di svilupparsi in orizzontale si estende in verticale. Dall’alto della montagna fin giù al mare, le case addossate le une alle altre, a volta sono collegate da una strada ma soprattutto da tante scale. Piccole, grandi, larghe, strette. Uno spettacolo unico che colpì la fantasia di John Steinbeck che, arrivato a Positano nel 1953, scrisse per una rivista americana:
E questo basta per scoraggiare, come dice Steinbeck, “i turisti da vetrina”.
Tappa successiva, Conca dei Marini. Un delizioso paese diviso, come quasi tutti, in due parti, quello basso e quello alto, dove si trova il vecchio centro storico e dove sorgeva, tra terrazze coltivate a uliveti e agrumeti, il convento di Santa Rosa. Un convento di monache “signore” formato da suore provenienti da famiglie nobili e dedite perlopiù all’alta gastronomia e ai ricami. Proprio dal convento di Santa Rosa nacque una disputa con Napoli. Alcune suore napoletane avevano messo a punto un dolce, la sfogliatella, di cui tutti parlavano bene. Loro vollero prepararne una ancora più buona, ripiena di crema e farcita da amarene: era nata la famosa Santa Rosa (io ero capitato lì il 5 agosto e ne feci una scorpacciata senza pagare perché, per la ricorrenza, i dolci erano distribuiti gratuitamente: oggi non più). Tra i tanti vip affezionati a Conca dei Marini c’è Luciano De Crescenzo. Per lo scrittore non ci sono dubbi:
Proseguendo sulla 163 si arriva ad Amalfi con il suo Duomo che vale l’arrampicata dei tanti scalini e con il suo centro storico. Un luogo unico, fermo nel tempo, dove suoni, colori e il profumo dei limoni che pervade l’aria e s’intreccia con quello morbido della salsedine, vi riporteranno indietro nella storia quando la città era uno dei punti vitali per gli scambi commerciali tra popoli diversi. Antica Repubblica Marinara insieme a Genova, Pisa e Venezia, ogni anno Amalfi ricorda questo illustre passato con la storica Regata, manifestazione sportiva di rievocazione storica che vede galeoni ricostruiti su modelli del XII secolo sfidarsi evocando le antiche potenze marinare; la gara è preceduta da un corteo storico in costume che riporta le atmosfere ai secoli passati. La magia di Amalfi merita una sosta prolungata: nel riquadro in basso su VSD (Venerdì Sabato Domenica) indichiamo sette itinerari storici per vivere al meglio la sosta nella capitale della Costiera. Da non perdee quello che porta dalla piazza del Duomo nella Valle dei Mulini che merita una passeggiata a piedi, in un paesaggio di archeologia industriale con i ruderi delle cartiere che un tempo (e in due casi ancora oggi) producevano la nota carta di Amalfi.
Ravello, rifugio di artisti e di poeti, con le sue ville gioiello: villa Ruffolo e villa Cimbrone, da dove si ammira tutto il golfo fin giù a Paestum. “Certamente un luogo tra più belli al mondo”, per Gore Vidal, grande scrittore e sceneggiatore statunitense che qui, fino alla sua morte (2012, a 86 anni) aiutato gli organizzatori della imperdibile rassegna estiva di musica. Un luogo che ha incantato Jacqueline Kennedy e, più tardi, Hillary Clinton.
E ancora: ai piedi del Monte Falerio, Cetara, paese di antichissime tradizioni marinare che si insinua verso l’interno tra distese di vigneti e agrumeti per poi toccare, finalmente, il mare. Da qui per secoli sono partiti i pescatori per dedicarsi alla pesca delle acciughe, poi conservate sotto sale e rivendute nei grandi mercati italiani. Infine, Vietri sul Mare, il cui cuore è Albori, minuscola frazione di immenso fascino. Borgo dai ritmi lenti di una volta, protetto dalle montagne ma di anima marinara, come raccontano le sue case dai colori vivaci per essere avvistate da lontano dalle navi che tornavano dopo lunghe traversate. La lunga traversata sulla 163 per ora finisce qui: come avrete capito, la strada della Costiera che da Amalfi prende il nome, porta a luoghi così suggestivi che un secolo fa fecero scrivere a un poeta e scrittore pisano, Renato Fucini:
Fotogallery
Le spiagge segrete di Amalfi