di Luigi Picheca
Le giornate mondiali dedicate alle malattie servono a ricordare a tutti che esistono tante persone che stanno lottando contro queste patologie, facendo da testa di ponte per l’umanità intera in quanto il destino potrebbe colpire chiunque a tradimento come ha fatto con chi è già caduto nella sua rete.
In molti Paesi europei, specialmente in Italia, fortunatamente ci è garantita l’assistenza gratuita da parte dello Stato che, nonostante i numerosi tagli alla Sanità pubblica, riesce ad assicurare un livello di vita dignitosa, demandando questo delicato compito a strutture private.
Il nocciolo della questione è che non basta parcheggiare i malati in luoghi più o meno affidabili, ma consentire a queste strutture di svolgere il loro compito con sufficienti mezzi economici, così da poter fornire adeguata assistenza morale, fisica e tecnologica e permettere ai loro ospiti di intraprendere un cammino verso una nuova vita, tutta da scoprire.
I supporti tecnologici, infatti, consentono oltre che attingere alle informazioni che il web offre, di raggiungere facilmente i propri familiari, parenti e amici, in modo da poter ristabilire i contatti e gli affetti con le persone più importanti e significative della loro vita. Questo è l’aspetto emotivo che permette ai malati cronici, generalmente irreversibili, di trovare un buon equilibrio psicofisico e di ritrovare fiducia in sé stessi, la condizione su cui costruire il proprio futuro con un altro spirito.
Non è facile rialzarsi dopo eventi così traumatizzanti che cambiano drasticamente la propria esistenza. Servono tempo e tanta serenità che spesso ci viene donata dal Creatore, sempre che si ascoltano le Sue parole con il cuore innocente di chi ha avuto la fortuna di nascere per la seconda volta.
Ho visto tanti compagni di malattia rinunciare precocemente alla propria vita per paura di dover soffrire o solamente per sottrarsi alla “vergogna” di un corpo imperfetto, dimenticando che Nostro Signore ha dato la vita per noi passando attraverso atroci sofferenze prima di essere crocifisso.
Non è detto che non si riesca quindi a portare la propria croce per il tempo che ci rimane a disposizione e per realizzare una persona nuova dentro di noi, una persona che farà tesoro dei propri errori e che, forse, saprà lasciare testimonianza di sé attraverso le nuove esperienze che l’attendono dietro l’angolo della propria mente.
Una sfida invitante che se accettata ci renderà orgogliosi e ci farà dimenticare le nostre infermità perché avremo conosciuto l’amore di tante persone che ci circondano con la tenerezza di una mamma o la devozione di un papà premuroso. Persone che ci coccolano come il figlio preferito e noi sapremo esprimere il nostro amore senza paura di essere fraintesi, come poteva capitare quando eravamo sani.
L’uomo è dotato di una grande capacità, quella di potersi adattare quando gli eventi sembrano decretare la sua fine, ma è proprio quello il momento da cogliere al volo, con il coraggio che la scelta di vivere sa infondere in ogni istante.
Da qui all’eternità sarà bello provare le emozioni che solo il poter vivere, comunicare e partecipare alle attività umane sa regalare e riscoprirsi poeti, scrittori, musicisti, pittori o inventori.