Amori sbarrati al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone


Forse, per ciò che il titolo della mostra evoca, nessuno si sarebbe aspettato un’esposizione fotografica simile. “Amori sbarrati”: amori consumati tra le sbarre, divisi dalle sbarre, sognati senza essere vissuti. Amori lontani, divisi e cancellati.


E invece no. Zeroconfini Onlus, l’Associazione Culturale Umanitaria che ha deciso di promuovere questo connubio di teatro, poesia e fotografia, ha voluto spingersi oltre… oggi ho perso la mia libertà/ Anche il tuo amore/ Mi manca l’aria/ Senza di te la vita/ È scolorita e fredda./ Ieri/ Sei stato la mia stella cadente/ Il mio desiderio espresso/ Le mie notti di passione/ Regalandomi amore e ardore/ Sei stato il sole splendente miei giorni felici./ Oggi/ Vedo tutto scuro/ Fredde notti e oscuri giorni mi attendono/ Se non ti rivedrò/ Che ne sarà della mia tenerezza, del mio sorriso?/ (Quando ci rivedremo? di Adriana Ramirez).


Dietro “Amori sbarrati”, la voglia di mettere in mostra una diversa sfumatura della libertà, declinata tramite le parole e le immagini, raccogliendo le voci inascoltate provenienti dalla Casa Circondariale di Sanquirico. Così le fotografie di Francesca Ripamonti si pongono l’obiettivo di raccontare questa nuova bellezza, nascosta e dimenticata, che supera lo stereotipo della tristezza e della solitudine del carcere. Volti testimoni. Volti che narrano di un unico valore: il valore dell’umanità. Così queste donne divengono “bachi da seta” che, lavorando fili, creano legami, testimoniando una scelta di bellezza non convenzionale.


La poesia accompagna, testimoniando il suo potenziale valore salvifico, per queste donne che, negli anni, hanno utilizzato la parola per evadere, e trovare una libertà interiore dietro la limitazione delle sbarre. Che bel tempo fuori/ È ottobre/ Ma noi siamo qua/ A passare giornate inutili/ Tra un carrello che passa e ripassa/ Tutti i giorni con la chimica addosso/ E io che mi chiedo:/quando uscirò?/ Se mi domanderanno: -quanti anni ti sei fatto?-/Risponderò: -ho solo dormito-. (S. Quirico n.9 di Petra).


Le donne, presenti all’inaugurazione della mostra, sembrano raccontarci questo loro essere vive, libere e autonome oltre i confini posti –obbligatoriamente- dalla società. Un piccolo muro le divide dal pubblico che, forse pensieroso, forse malinconico, tornerà a casa. E questo è il muro, questa è la differenza che rimarca la differente libertà, solo materiale, forse. Ma che rileva, senza minimizzare, un differente status, una differente vita, una differente interiorità. Occhi diversi i loro. Occhi malinconici, tristi, a volte colpevoli.


Occhi che sentono e soffrono questa differenza. Perché la loro vita non è solo la vita di “questi bachi da seta” creati per l’occasione dallo staff di Aldo Coppola. La loro vita è restrizione, limitazione e solitudine. Questa notte non riesco a dormire/ Ho troppa nostalgia/ Guardo le stelle che mi tengono compagnia/ La mia mente vaga nei ricordi/ Che amarezza nei miei sogni./ Andate via stupide stelle/ Non voglio la vostra compagnia/ Voglio restare solo, con la mia malinconia. (Notte Malinconica di Ossama). Un’esperienza d’integrazione, d’inclusione e di formazione alla libertà. Una tappa di un percorso di ri-educazione costruito sull’arte e tramite l’arte. Alle fotografie, alle parole, si aggiunge il teatro, pensato dalla regista milanese Luisa Gay per “stabilire un punto tra la società ed il microcosmo chiuso del carcere” e destinato sempre alle donne di Sanquirico.


Concettina Monguzzi, Sindaco di Lissone, si mostra orgogliosa e convinta del valore di cui un simile progetto è portatore. Sensibilizzare alle tematiche la popolazione, che spesso cancella queste realtà relegate alla periferia, nascoste, ma impossibile da nascondersi. Educare chi, nell’errore, paga la propria pena. Elio Talarico, assessore alla Cultura, sembra essere dello stesso parere. Anche il Presidente della Provincia di Monza e Brianza, Dario Allevi, ha manifestato apprezzamento per la mostra e l’iniziativa.  


Poi le donne –modelle, poetesse, attrici teatrali- si dissolvono, scortate, per ritornare alla loro realtà. Che, forse, non è quella “dei bachi da seta”. O forse sì, almeno per un giorno. ….nella notte/ La bambina aspetta/ Alla finestra/ Con le tende rosse./ Aspetta con ansia, pregando./ Tutte le notti/ Nello stesso posto/ Alla finestra/ Con le tende rosse……. (Le Tende Rosse di Liene Nikitenkova).

Camilla Mantegazza

©fotografie di Giovanna Monguzzi

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