La crisi ha colpito duramente la scuola e le famiglie. Ma dalla famiglia e dalla scuola occorre ripartire per risollevare il Paese. Di questo sono convinti gli alunni, i genitori, i professori e dirigenti delle scuole cattoliche e di ispirazione cristiana che sabato 15 marzo parteciperanno alla 32esima edizione della marcia ““Andemm al Domm” che ha per titolo “Famiglia e scuola: risorse per affrontare la crisi”. Al momento gli iscritti sono già 30mila.
Il corteo partirà alle 9.30 da via Vittor Pisani e da qui si proseguirà per piazza della Repubblica, via Turati, piazza Cavour, via Manzoni, piazza della Scala, via S. Margherita fino all’arrivo, previsto intorno alle 11.30, in piazza Duomo, dove sarà presente l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola con alcuni esponenti delle amministrazioni comunale e regionale.
Fino all’ultimo momento sarà possibile acquistare il pettorale nei gazebi ai punti di partenza (sul sito http://www.andemmaldomm.com/ la mappa). L’incasso sarà devoluto a favore delle famiglie di ragazzi disabili e stranieri che non riescono a pagare le rette.
Negli ultimi quattro anni di crisi economica il 21% delle scuole dell’infanzia di ispirazione cristiana sono state costrette a chiudere. Il loro numero è infatti passato da 857 dell’anno scolastico 2009-2010 a 675 dell’anno scolastico 2013-2014.
«Lo sforzo economico della Diocesi ha permesso di salvaguardare i posti di lavoro, ma non è risuscito ad evitare che famiglie che hanno scelto liberamente dove e con chi educare i propri figli perdessero questo servizio di base» spiega don Michele di Tolve, responsabile del Servizio per la Pastorale scolastica della Diocesi.
Più in generale in tutte le scuole pubbliche paritarie si è avvertito un sensibile diminuzione di iscrizioni. Gli alunni sono passati da 129.443 dell’anno 2009-2010 a 114.867 nell’anno2013/2014. Un calo, dunque, dell’11%.
«Noi abbiamo a cuore tutta la scuola pubblica, sia quella statale sia paritaria – tiene a precisare don Michele Di Tolve – la libertà di educazione è certamente una questione di democrazia e pluralismo, ma prima ancora di salvaguardia di un diritto, poiché la famiglia è, per natura, fondamentale protagonista dell’educazione dei figli. La crisi non deve diventare un fattore determinante per condizionare l’istruzione dei giovani. Al contrario, in un momento come quello attuale, ci deve essere una maggiore libertà di scelta educativa, visto che si fanno già rinunce in altri campi».