di Daniela Annaro
“Un ingegno raro nella pittura”. Così Giorgio Vasari,lo storico su cui facciamo affidamento per le cronache artistiche , definisce Andrea d’Agnolo di Francesco di Paolo del Migliore Vannucchi, ovvero Andrea del Sarto, così chiamato per il lavoro del padre, nato a Firenze il 16 luglio del 1486 e lì morto il 29 settembre del 1530.
Il Vasari è una delle principali fonti per quanto riguarda la vita e le opere di questo pittore. Soprattutto perché egli stesso apprese i rudimenti della pittura proprio nella bottega di Andrea, fu un suo allievo come lo furono il Pontormo e Rosso Fiorentino.
E’ struggente quello che scrive Il Vasari. Ne parla come di un genio della pittura, “senza errori”, ma ne evidenzia la debolezza umana, il non aver saputo cogliere fino in fondo le opportunità che via via gli sono sono presentate. Lo accusa di essere stato troppo remissivo con la moglie, Lucrezia Del Fede, una bella donna di origini assai modeste, (la cui effige si ritrova in gran parte dei suoi dipinti) la descrive come un’arpia che gli ha impedito di avere fama internazionale. Un racconto che discredita lo stesso Andrea del Sarto… A fronte della vita personale, rimane l’altissima qualità delle sue opere.
Andrea impara l’arte alla bottega di Piero di Cosimo. La Firenze dei suoi giorni gli offre l’opportunità di vedere opere di Michelangelo e di Leonardo, i grandi maestri della generazione precedente.
Ammirando le sue opere, impeccabili e irreprensibili, emerge quel sapere e una particolare attenzione per le scelte artistiche di Raffaello. C’è la stessa ricerca di un equilibrio classico, di una misurata espressione degli affetti, di un delicato colorismo. Agli Uffizi, come nei più importanti musei del mondo, si trovano le opere del Sarto. Nel 2015, la Frick Collection e il Paul Getty Museum hanno organizzato due mostre a lui interamente dedicate.
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