Chi è Arséne Duevi’? Non lo si può descrivere in due parole ma si potrebbe dire che è un grande musicista ed etnomusicologo, arrivato dall’Africa occidentale e originario del Togo, residente a Milano da ormai dieci anni.
Come direttore di un coro ha condotto e fatto ricerca sui ritmi e sui canti locali del suo paese d’origine. La sua passione è indirizzata verso la musica del Togo e verso i problemi sociali del suo paese. All‘arrivo in Italia ha tratto però molte soddisfazioni. Debutta infatti come compositore al conservatorio di Milano; interpretando la musica come un potente mezzo espressivo, e, nel suo caso particolare, si propone di essere veicolo delle saggezze dei proverbi africani.
Insegna a cantare a centinaia di persone nella sua lingua originale, addirittura con cori sperimentali, canto sacro e canto profano tanto che, tutt’oggi, in Togo usano molti brani scritti da lui. Ha scritto anche una colonna sonora di un film, ha cantato dal vivo per RAIRADIO 3, ed è stato uno dei protagonisti dell’evento-concerto di radio popolare dedicato a Fabrizio De André al fianco del trombettista Giovanni Falzone.
È stato compositore del festival MITO della nuova fiaba musicale “Zanzafiaba” e ha composto un disco “la mia Africa” con cori ,registrato in studio, sempre con la collaborazione di Giovanni Falzone. Festival e concerti in giro per l’Italia si susseguono a ritmo più frequente, ma la vita di Arsérne scorre come un fiume tranquillo.
È laureato in sociologia e per lui il rapporto con la persona e con la musica risulta essere fondamentale. Le sue esperienze di vita hanno suscitato molte curiosità in noi e, a seguire, si possono leggere alcune sensazioni che l’intervista di venerdì 29 gennaio realizzata dalla Redazione di Scacco Matto ha creato.
Gianluca, dalla Redazione di Scacco Matto
Il musicista africano Arsene Duevì racconta nella musica se stesso. Dalle domande che gli abbiamo posto durante l’intervista di venerdì 19 gennaio è emerso un ritratto del Togo molto sincero: Arsene non è solo un musicista ma anche un sociologo e, secondo il mio parere, anche un poeta con una personalità interessante e nello stesso tempo semplice.
Le sue parole trasmettevano emozioni, le sue origini, il suo pensiero e il suo essere. Ciò che mi ha colpito del suo discorso è la diversità tra la cultura italiana e quella del suo Paese, così immediata nel ritmo musicale che scandisce la quotidianità delle loro vite: dobbiamo avvicinarci di più all’Africa da cui ha origine l’uomo, per capire la sua bellezza e i suoi valori, sembra dirci Arsene. Purtroppo l’Europa ha sfruttato materialmente l’Africa per le sue grandi risorse senza rispettarne l’ambiente e la cultura. Arsene è critico ma spera nelle nuove generazioni affinché un dialogo e uno scambio tra popoli sia davvero possibile.
Loretta, dalla redazione di Scacco Matto
In una striscia di terra dell’Africa Occidentale si trova il Togo, una terra ricca di fosfato, ferro, caffè, cacao e non per ultimo con una fiorente attività commerciale marittima. Qui la gente parla Ewe e la musica li accompagna mentre lavora e si occupa delle faccende domestiche. Gli abitanti del Togo cantano in coro e l’unico strumento musicale per loro è la propria voce.
Arsene è originario di questa terra e proprio quando canta si lascia trascinare dall’intuito, organizza inoltre cori e durante la nostra intervista ha coinvolto con la musica il pubblico manifestando la sua gioia nel far partecipi gli Italiani della sua cultura. Dirige cori quasi per caso, tanto è vero che la sua prima esperienza è stata quella di comporre un canto corale per un salmo.
Prima di dedicarsi completamente alla musica giocava a basket ma ha avuto una folgorazione ascoltando un uomo che in TV suonava il basso e in quel momento ha capito che la sua voce sarebbe stata accompagnata da quello strumento. I temi che tratta sono i più i disparati ed essendo anche sociologo si occupa dell’ingiusto sfruttamento da parte della Francia della sua terra. Non solo: Duevì è anche etnomusicologo e uno dei suoi scopi è “condividere con il mondo ciò che l’Africa può dare al mondo”.Tutto è musica e Arsene la percepisce come vitale trovando l’ispirazione in uno sguardo così come negli occhi della gente.
Mariaelena, dalla Redazione di Scacco Matto
La musica è presente fin dal nostro concepimento: infatti il feto sente suoni e rumori che provengono dall’esterno. Con il passare degli anni il bambino, divenendo uomo, intuisce che lo scopo della musica è esprimere, comunicare e rappresentare. Esprimere le nostre emozioni, comunicare agli altri ciò che abbiamo dentro e rappresentare la nostra cultura, la nostra storia e il nostro mondo. Così la musica cambia a seconda delle fasi e dei momenti della vita. Può essere legata a dei momenti particolari oppure ad una persona che è stata importante e che non c’è più. La musica può essere legata ai ricordi, richiamando momenti particolari della nostra vita, rimanendo così scolpiti nella nostra mente.
La musica si percepisce prima del linguaggio verbale ed è il primo canale comunicativo. E’ prodotta ed ascoltata in tutto il mondo ma non può dirsi universale poichè a seconda delle culture il messaggio che essa trasmette viene recepito in modo diverso. A volte anche una canzone che ha un testo in un’altra lingua,di cui non comprendiamo il significato, ci colpisce per la sua melodia o l’arrangiamento acustico.
La musica non è indispensabile ma è essenziale per il benessere psicologico e spirituale dell’essere umano. A guardare bene le cose tutto è un suono: noi siamo circondati da suoni e stimoli sonori.
Lo studio della musica apporta un contributo agli studi delle scienze umane essendo parte essenziale ed attiva dei comportamenti sociali religiosi, politici e significativa per la conoscenza del comportamento umano. Ogni attività sociale è accompagnata e caratterizzata da una musica specifica. Siamo circondati da musica e forse, a pensarci bene, ognuno di noi è musica.
Cristina, dalla Redazione di Scacco Matto
Scacco Matto è un progetto giornalistico de Il Dialogo di Monza e di Stellapolare, Centro della Cooperativa Novo Millennio. Il progetto è sostenuto dalla Fondazione della Comunità Monza e Brianza Onlus.