Il filo della pittura del Novecento si dipana a Treviso

di Daniela Annaro

I nomi più famosi sono Guttuso, Vedova ( che vedete qui a fianco) e  Schifano. Tre pittori che, a vario titolo e con linguaggi differenti, hanno raggiunto più di altri notorietà internazionale. Attorno a loro si dipana la mostra “Il filo della pittura italiana nel secondo Novecento”, allestita al Museo di Santa Caterina a Treviso.

Titina Maselli

Una rassegna forse oscurata dalla “sorella maggioreStorie dell’Impressionismo, allestita al piano superiore del museo,  che sta ottenendo  grande successo di pubblico (a settanta giorni dall’inaugurazione  ci sono stati oltre centomila visitatori) come era  nelle aspettative dei promotori (Segafredo Zanetti, Euromobil e Unicredit) e,  soprattutto,  del curatore Marco Goldin.

Ed è ancora  Goldin ad aver organizzato  e curato la mostra dedicata all’arte italiana del secondo dopoguerra.  Un periodo per la pittura made in Italy poco  frequentato da curatori e critici. Sono maestri del pennello  penalizzati  dal gusto sempre più esterofilo che prendeva piede – se non sopravvento –   agli inizi degli anni Sessanta, anni in cui l’Italia scopriva gli USA,artisticamente parlando .

Carlo Mattioli Spiaggia d’estate, 1972

In esposizione, oltre ai tre artisti già citati, sono presenti  altri cinquantatré  maestri italiani.  Personalità diverse, che dal 1946 al 2000, periodo preso in considerazione,offrono uno spaccato molto interessante sulle vicende della nostra pittura. Un artista, un opera per  ogni anno.

Sulle pareti scorrono immagini delle diverse scuole e orientamenti di tre  generazioni di pittori.

Dal “Fronte  nuovo delle arti”  ( Corpora, Guttuso, Morlotti ), all’Informale  ( Vedova, Birolli,  Afro, Burri) passando per il realismo  esistenziale (Ferroni, Cremonini e Ceretti). Correnti e gruppi  a cui aggiungere  i tantissimi che fuori dalle scuole come quella di piazza del Popolo a Roma hanno coltivato la loro cifra espressiva originale. Da Rotella a Carla Accardi, da Titina Maselli a Gastone Novelli, da Mattioli a Vespignani. Uomini e donne che hanno fatto la storia artistica (con la S maiuscola) di questo Paese, frequentando sia l’astrazione che la figurazione.


Da non perdere, ancora a Treviso, sempre curata da Marco Goldin la rassegna “De pictura.Dodici pittori in Italia” allestita  a Palazzo Giacomelli, sede di Unindustria Treviso. Sotto gli affreschi settecenteschi, restaurati di recente, le tele di  Claudio Olivieri, Claudio Verna, Mario Raciti, Pier Luigi Lavagnino, Attilio Forgioli, Ruggero Savinio, Franco Sarnari, Piero Guccione, Piero Vignozzi, Gianfranco Ferroni rievocano  la mostra avvenuta vent’anni fa, agli esordi di Linea d’Ombra di Goldin.


Dieci artisti a cui aggiungere Piero Ruggeri e Alberto Giaquinto che non erano presenti allora.

Un’occasione, questa rassegna, per rendere omaggio a un altro pittore: il siciliano Vincenzo Nucci, scomparso nel 2015. A Palazzo Giacomelli sono esposte le sue ultime cinque tele.


 

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