di Costanza Tannaro
Migranti, omosessuali, minoranze etniche, donne. Contro di loro, in 159 paesi nel mondo, cresce in modo esponenziale una violenta corrente di intolleranza. Anzi di più: di odio. A denunciare questa situazione che è sotto gli occhi di tutti è Amnesty international nel suo rapporto annuale sui diritti umani. Una corrente, un fiume certo non carsico che troviamo sui social, nelle parole di politici e di governanti, che ascoltiamo impotenti nei mercati, sui mezzi pubblici, che leggiamo su alcuni giornali. Un fiume che alimenta la violazione dei diritti umani. Una contrapposizione tra noi e loro che parte dalla Casa Bianca, a Washington, raggiunge Mosca passando dalla Turchia, dall’Egitto, dall’Iraq, dal Myanmar, dalla Cina, dallo Yemen non risparmiando l’Italia. Tendenza confermata da alcuni dati: il numero dei giornalisti uccisi – 11 reporter assassinati – e degli attivisti nel 2017 morti soprattutto in America Latina.
A fronte di tutto ciò, sull’intero pianeta si sta sviluppando, grazie anche al lavoro compiuto da Amnesty, una nuova sensibilità e una mobilitazione. Un movimento spontaneo di centinaia di migliaia di persone che rivendica maggiore giustizia.