di Virginia Villa
Ciao Patrick,
sono passati 22 mesi dal febbraio 2020 quando sei approdato all’aeroporto del Cairo per passare qualche giorno di vacanza e relax con la tua famiglia. In Egitto eri un attivista per i diritti umani e svolgevi una ricerca per l’Egyptian Initiative for Personal Rights, una Ong egiziana, per la quale ti occupavi soprattutto di questioni di genere. E’ stato proprio questo indirizzo di studi che ti ha portato in Italia, all’Università di Bologna per frequentare il Master Erasmus Mundus in Women’s and Gender Studies, una laurea magistrale in grado di offrire un curriculum completo in studi di genere e delle donne.
Qui in Italia ti eri integrato molto bene, avevi stretto bellissime amicizie che poi, si sarebbero rivelate vitali per la tua liberazione. In Egitto, però, le tue ricerche non sono mai piaciute e hanno deciso che il tuo desiderio di vedere riconosciuti i diritti umani, e in particolare quelli delle donne, dovesse essere soffocato.
Ti presero all’aeroporto, ancora prima di scendere dall’aereo e ti incarcerarono con cinque capi di accusa: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo.

Per te, per i tuoi familiari e per i tuoi amici questo arresto ha rappresentato solo il preludio di un calvario ancora più difficile da sopportare; come ha riportato il tuo avvocato, ti hanno picchiato, torturato, sottoposto a elettroshock e minacciato di ulteriori violenze. E’ così che hai passato gli ultimi 22 mesi; la tua permanenza in carcere è stata continuamente confermata da rinvii del processo e udienze non convocate. Si contano 20 occasioni nelle quali il giudice abbia ritenuto necessario che tu rimanessi in carcere. Ti sarai sentito tanto solo e avrai avuto molta paura, ma solo non lo sei mai stato. Fuori da quella cella c’era un mondo che scendeva ripetutamente nelle piazze per manifestare contro la tua detenzione e per chiedere la tua libertà!
Ti sei insinuato nelle nostre vite, sei diventato il fratello, il figlio, il nipote, di un intero paese, l’Italia, che non ti ha mai lasciato la mano. Le piazze gridavano il tuo nome e in diversi programmi tv campeggiavano cartonati che ti ritraevano.
Durante la scorsa estate si è verificato un evento molto importante: il 7 luglio, con 358 voti a favore e 30 astenuti, è stata accettata la mozione che chiedeva al governo di conferirti la cittadinanza italiana. Questa decisione ha aperto una speranza!
Nel corso di questi interminabili mesi sono decadute tutte le accuse, tranne quella di diffusione di notizie false per la quale rischi ancora 5 anni di detenzione. Oggi, però, ci arriva la notizia della tua scarcerazione! Sappiamo che non sei stato ancora assolto e che per sentire pronunciare la parola fine dobbiamo aspettare il prossimo febbraio, ma questo è un primo piccolo bellissimo passo per una giustizia che ora deve essere fatta anche nel processo.
Da oggi, quando penserò alla parola libertà mi verrà in mente il tuo sorriso e penserò che in fondo tutto è possibile!
Bentornato alla vita Patrick!