Bob Marley, il re del reggae giamaicano

bob marleydi Francesca Radaelli

Il 6 febbraio 1945 nasce in Giamaica, a Nine Mile, Robert Nesta Marley, detto Bob, simbolo della musica reggae in tutto il mondo. Oggi avrebbe settant’anni. Il padre è britannico, la madre giamaicana, Bob cresce nel ghetto di Trenchtown.
A 15 anni stringe amicizia con Neville O’Riley Livingston, detto “Bunny”, che gli trasmette la passione per la musica e il canto. Con lui e Peter Tosh fonda nel 1963 il gruppo The Wailers (I Piagnoni), di cui è cantante e chitarrista, e l’autore della maggior parte dei testi. Nel frattempo Bob aderisce al movimento rastafariano, una vera e propria religione nata in Etiopia dal cristianesimo, e comincia a sfoggiare i suoi caratteristici dreadlock. Il primo album dei Wailers, Catch a Fire, viene pubblicato nel 1973, seguito l’anno dopo da Burnin’, che contiene le celebri Get Up, Stand Up e I Shot the Sheriff.
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Nel 1975, dopo lo scioglimento dei Weilers esce il primo singolo di Bob Marley,  No Woman, No Cry, seguito dal successo dell’album Rastaman Vibration. Grazie a Bob i ritmi del reggae giamaicano si diffondono in tutto il mondo, le sue canzoni parlano delle lotte dei poveri e degli emarginati, rendendolo un simbolo per molte popolazioni dei Caraibi e dell’Africa. Nel 1976 Bob rimane ferito, per fortuna non gravemente, in un attentato a Kingston, in Giamaica. Nel Paese è in corso una campagna elettorale molto violenta, è stato dichiarato lo stato di emergenza e le motivazioni dell’attentato sono probabilmente politiche.

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Tra le passioni di Bob Marley ci fu anche il calcio!

Bob Marley si trasferisce poco dopo in Inghilterra, dove registra gli album Exodus e Kaya, suonando in concerto un po’ in tutto il mondo. Nel 1977 inizia il periodo della malattia: un melanoma all’alluce che si diffonde progressivamente in tutto il corpo, costringendolo a tagliare i dreadlock che erano diventati troppo pesanti. Morto a Miami la mattina dell’11 maggio 1981, viene sepolto in una cappella eretta accanto alla sua casa natale a Nine Mile. Insieme al lui, la sua chitarra Gibson Les Paul “Solid Body”, il suo pallone da calcio, una pianta di marijuana e i suoi semi, un anello che indossava ogni giorno, donatogli dal principe etiope Asfa Wossen e una Bibbia.

Una versione live di Jamming (‘Improvvisando’), uno dei cavalli di battaglia di Bob nei suoi concerti:

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