Brexit, Brexit, Brexit, ancora Brexit sempre Brexit. Un fiume di parole, commenti, opinioni che dilagano sul web, in tv, via etere, nel cinguettio dei social. Una valanga di ragionamenti che spesso lasciano il tempo che trovano. E’ soprattutto il metodo che mi lascia perplesso: una rondine non fa primavera e neanche singoli episodi (anche gravi ed eclatanti) che si sono verificati in Inghilterra riescono a convincermi che il grande impero anglosassone, e con esso il vecchio continente, siano destinati all’odio e alla bufera razziale.
Non ci credo! Mi pare invece che gli inglesi attraversino un momento difficile, di grande incertezza, in alcuni casi già di un certo pentimento. Confusione, poche idee, molti timori, insicurezze, gli stessi in gradienti, guarda caso, della nazionale calcistica inglese che perde contro i semi dilettanti islandesi e con un Rooney che appare l’ombra di se stesso.
Ma al di là dei paragoni calcistici, mi sembra chiaro che l’Europa è al bivio: o gli stati membri decidono di terminare questa ibrida ed insipida convivenza per “sposarsi” e dar vita agli Stati Uniti d’Europa, oppure siamo destinati a coltivare i mal di pancia che i burocrati di Bruxelles fanno di tutto per alimentare. Paradossalmente gli inglesi ci hanno aiutato a comprendere quanto sia importante la collaborazione, lo stare insieme, quanto sia utile la parola Europa.
Ma non basta, occorre andare oltre. Mazzini ha speso la propria vita per l’unità d’Italia e poi ha sognato quella europea. Il romanticismo ha alimentato l’energia che ha spinto uomini e donne a sognare, a credere, a illudersi (forse?) che la vita ha un senso nel momento in cui si dona per costruire un mondo migliore. Oggi non vediamo (almeno io) una generazione pronta a mettersi in cammino per raggiungere e concretizzare l’ ideale europeista. Non vedo politici pronti a spendersi per la costruzione degli Stati Uniti d’Europa, non vedo uomini decisi a sacrificarsi.
Tutto passa, tutto scorre, con la convinzione che il nostro benessere sarà con noi ora e sempre. Illusione!
Aveva ragione Machiavelli e con lui i grandi pensatori: sono loro a suggerirci che serve un Principe (oggi diremo partito, meglio comunità di uomini e donne pronti a salire sul “Treno della Storia”) per realizzare i grandi ideali e le grandi nazioni. Insomma, AAA visionario cercasi per rendere migliore almeno la nostra speranza.
Fabrizio Annaro
Ps Sono fiducioso nel futuro. E’ l’Arte a suggerirmelo. Noi occidentali abbiamo capito una cosa: non ci piacciono più le guerre. Anche i figli del sottoproletariato (esistono ancora?) preferiscono la birra e le slot machines alla divisa. Oggi le guerre sono finanziarie, sono economiche. Uno storico ha affermato: meglio perdere un pezzo di patrimonio e pagare qualche tassa in più piuttosto che vedere i propri figli partire per guerre inutili.
Dicevo è l’Arte a suggerirlo. Guardate la fine del film This is England. Nell’ultima scena il ragazzino protagonista, “anarchico” ed emarginato, mentre scorrono le immagini della fine della guerra fra Inghilterra e Argentina (per le isole Falkland), getta in mare la bandiera con la croce di san Giorgio e con essa il nazionalismo e la voglia di guerra. Resta l’amarezza di una vita senza sogni e senza visioni. I giovani torneranno a sognare?