Buon compleanno Beat Leukemia !

di Elena Borravicchio

Dodici anni fa un ragazzo 24enne, originario di Monza, Alessandro Cevenini, pieno di vita, di amici, di interessi e di passione per lo sport, si ammala di leucemia promielocitica acuta e viene immediatamente ricoverato.

Nella sua stanza di ospedale lotta come un guerriero. Non solo: si chiede come aiutare e sostenere altri malati o amici di malati, a lottare contro la leucemia e fonda “Beat Leukemia”, un gruppo Facebook, che nel giro di tre anni connette oltre 7.000 persone, tra pazienti, volontari e comunità medico-scientifica.

Nel 2009 lancia il sito , per informare e sensibilizzare sulla malattia e coinvolgere anche chi è estraneo al circuito social. A volte si sente solo perché riceve “visite di persone che sono distanti anni luce da questa cosa, e che si capisce non hanno intenzione di sporcarsi le mani per capire di più. Non vogliono nemmeno provare e vogliono darti il loro supporto semplicemente sperando che tu guarisca presto e tutto torni come prima. Ma non è il risultato o la destinazione, bensì il cammino ciò che ci cambia. È diverso scalare una montagna o arrivare in cima in elicottero. Qui quello che conta è l’esperienza, la pazienza, l’ascolto vero e il sapersi fermare” (La regola n.6, tratta dal libro di Alex “Il segreto è la vita”).

Quello stesso anno muore. Ha lasciato in eredità così tanta speranza e così tanto amore per la vita che, ancora oggi, giovani che magari non l’hanno conosciuto scoprono, grazie al sito o al suo libro, un nuovo senso da dare alla propria esistenza. Alessandro sognava proprio questo, perché “nella vita non può esserci sconfitta”, magari il senso non si decifra subito ma c’è e talvolta sta proprio in quello che perdiamo per noi stessi e doniamo agli altri.

Alex sognava in grande – racconta suo fratello Michele  e non a caso l’associazione, che oggi è una onlus e compie 10 anni, si chiama Beat Leukemia, cioè “battiamo la leucemia”. Ci arriveremo, con la ricerca scientifica ci arriveremo. La nostra missione è anzitutto sostenere la ricerca (in 10 anni abbiamo destinato oltre 1.000.000 di euro in borse di studio) e informare: lo facciamo con il sito, tradotto in moltissime lingue, che spiega la malattia con parole semplici, accessibili a tutti, e con rimandi a fonti ufficiali di informazione scientifica. Il sito interessa i malati ma anche chi sta bene e vuole aiutare, magari con la donazione del sangue o del midollo. E poi facciamo molti incontri nelle scuole, in sinergia con altre associazioni, per sensibilizzare sull’argomento. La storia di Alex colpisce molto: è la storia di un ragazzo che ha scelto di fare qualcosa di non facile. Il suo messaggio è che nella malattia devo trovare qualcosa di positivo: magari il mio destino è aiutare gli altri. Può essere di ispirazione a prescindere dalla malattia”.

Certamente Michele e la numerosissima comunità reale e virtuale che circondava Alex hanno colpito nel segno.

 

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