Cara Greta e cara Vanessa

gretaSono contenta che siate a casa. Sono spaventata invece da quello che leggo nella rete senza maglie e senza filtri dei social. Non solo dai commenti cinici e sarcastici dei professionisti dei talk show televisivi. Ma soprattutto dai post avvelenati contro di voi scritti nelle loro calde camerette dai nostri coetanei, persone di vent’anni o poco più, e rilanciati a suon di ‘like’ e ‘share’ dagli amici virtuali.

Voglio dirvi solo questo, sembrerà una banalità un po’ patetica, ma a quanto pare il concetto non è così ovvio. Voglio dirvi che non mi vergogno di ammirare le persone come voi, che a vent’anni non hanno paura di credere fino in fondo in qualcosa, di sognare un ideale diverso dal denaro e dall’ultimo modello di iPhone, ma anche dall’erasmus e dall’interrail.

Che non hanno come ‘mito’ qualche rockstar viziata ma neanche un miliardario come Steve Jobs. Che sono ingenue, avventate e ‘sprovvedute’ come lo si è a vent’anni, che commettono errori come tutti facciamo a qualsiasi età, ma non hanno paura di mettersi in prima persona al servizio degli altri, anche a rischio della vita. Non siete partite per la Siria per guadagnare soldi, né per fare un reportage di viaggio, ma per portare aiuto concreto a un popolo stremato dalla guerra, senza guadagnarci nulla.

Questi sono i fatti. E forse è proprio questo che non sta bene a quanti, alla vostra e alla mia età, guardano solo il proprio ombelico e sono diventati bravissimi a sproloquiare sulla politica internazionale, come gli anziani al bar.

Qualsiasi filastrocca verrà blaterata su soldi del riscatto, soldi dei contribuenti, soldi ai terroristi, non siete voi a dover chiedere scusa, secondo me. Non me la sento di dire “io sono Vanessa, io sono Greta” perché non è vero. Sono una codarda anch’io come tanti ventenni incapaci di agire, ma sono in grado di riconoscere il coraggio. “Restiamo umani”, si diceva qualche tempo fa. Paradossalmente è ancora questa la cosa più difficile.

Francesca Radaelli

 

image_pdfVersione stampabile