di Daniela Annaro
“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Articolo 27 della Costituzione Italiana
Alla Casa Circondariale di Monza da oltre un anno si lavora in questa direzione e ora si è raggiunto un risultato estremamente ragguardevole. E’ stato firmato un protocollo d’intesa per il reinserimento sociale lavorativo dei detenuti, adulti e minorenni, per gli ex carcerati e per le persone in esecuzione penale esterna.
E’ un’iniziativa, la prima nel nostro paese, che parte dalla sensibilità di magistrati monzesi e che ha trovato spazio e disponibilità in tutta una serie di soggetti economici che operano sul territorio: dall’Assolombarda Confindustria, alla Confartigianato e alla Camera di Commercio.
L’imprenditore non è solo un importante attore economico, ma sempre più deve diventare un attore sociale che vive in modo consapevole e attivo la propria comunità e l’ecosistema in cui opera – commenta il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi – il protocollo ben interpreta questo nuovo ruolo: imprese enti e istituzioni insieme per promuovere un .modello di collaborazione che deve fare scuola. Diamo pertanto nostra piena disponibilità a coinvolgere in questo progetto quante più aziende nel nostro territorio.
La Fondazione co-finanzia l’avvio delle progettualità attraverso il sostegno della formazione per il primo anni di attività, con una dotazione iniziale di 12.000 euro – spiega Luigi Losa, vicepresidente – .E’ stato costituito un fondo per la raccolta di donazioni finalizzate al sostegno di iniziative sperimentali per l’avvio di percorsi socio educativi, di formazione e reinserimento lavorativo. L’augurio è che la nostra Comunità colga l’importanza di un’azione preventiva a supporto delle persone in uscita da un percorso di pena e possa sostenere le attività e i percorsi studiati attraverso questo fondo.