Intervista a cura di Claudio Pollastri
Non ha bisogno di presentazioni Carolina Kostner, campionessa mondiale nel 2012, cinque volte campionessa europea, otto volte campionessa italiana, vincitrice di altre medaglie d’argento e di bronzo ai mondiali, alle olimpiadi invernali e due volte prima nella classifica ISU (International Skating Union).
– Il suo futuro sarà nel cinema? Adesso penso a godermi i miei titoli.
– Però agli spot non ha detto no? Li ho girati per motivi… tecnici.
– Tecnici? Per permettermi uno staff di alto livello: allenatore, fisioterapista, coreografa.
– Lo staff che le ha permesso di risorgere?Ho sempre creduto nelle mie capacità. Aspettavo solo il momento di poterlo dimostrare.
– Qualcuno ha gridato al miracolo. Sono cattolica. E su certe cose non scherzo.
– Essere cattolica l’aiuta anche in pista? Mi aiuta nei momenti più difficili. A ritrovare la fiducia.
– Questione di fede? La fede mi permette di vedere l’aspetto essenziale in quello che mi accade. Ne sento la presenza.
– Sente la presenza anche del Papa? E’ fondamentale. E ci fa capire l’importanza dello sport nel mondo dei giovani come me.
– Sport messaggero evangelico? Messaggero di pace, di tolleranza e di volontà.
– La volontà di non arrendersi mai? Per gli sportivi è basilare.
– E quando ci sono gli alti e bassi? L’importante è non perdere la fiducia in se stessi e continuare per la propria strada.
– Soprattutto, per la propria pista? Voglio pattinare come piace a me e non come vogliono gli altri.
– Le vittorie danno ragione a lei. Però ogni volta si ricomincia da zero, non conta quello che hai già vinto. Può andare bene oppure no.
– Lei scende in pista per vincere? Pattino per soddisfare me stessa.
– C’è una bella differenza tra vincere e perdere. Podio o non podio, l’obiettivo è fare una bella prestazione.
– La cosiddetta vittoria morale? Non è cosiddetta perché credo profondamente nel valore etico dello sport.
– Sì, va beh, però se poi non vince? Conquistare il pubblico vale più di una medaglia. Lo so, per qualcuno è un limite.
– Altri limiti in gara? Sono troppo emotiva. Drammatizzo quando qualcosa va storto.
– Contromisure? Smetterla di volere dimostrare sempre qualcosa.
– Dimostrarlo alle rivali? A me stessa.
– E quando cade? Le cadute fanno parte del mio sport. Più il salto è difficile più c’è il rischio di cadere.
– Come si sente in quei momenti? L’importante è rialzarsi con il sorriso e ripartire. Come nella vita.
– Che saggezza! E’ una conquista quotidiana. Adesso sono più consapevole di me stessa e della mia potenzialità.
– Consapevole anche della sua bellezza… cinematografica? Mi sento normale. E comunque l’aspetto fisico non aiuta in una votazione.
– Aiuta la scelta dei costumi? Un abito in sintonia con la musica aiuta, anche a sentirsi in sintonia con se stessi.
– Se poi è made in Italy ancora meglio? Appena posso mi piace portare nel mondo il prodotto italiano.
– Aiuta la scelta della musica giusta? Moltissimo. Non si deve scegliere una musica qualsiasi e poi ideare la coreografia.
– Partecipa all’ideazione delle coreografie? L’80 per cento sono mie.
– Quanto si allena? Sette, otto ore al giorno.
– Tutte di danza? No, faccio anche fisioterapia e stretching.
– E l’università? Si può studiare e fare sport ad alto livello senza grossi problemi.
– La fa un po’ troppo facile? Con Internet è tutto più facile. Anche se non vado alle lezioni c’è sempre un amico che mi aiuta.
– Riesce a imparare? Quello che vorrei imparare è di essere meno sensibile alle male lingue.
– Lo è ancora dopo tanti anni di gare? Non contano gli anni. Conta la sensibilità personale.
– A che età ha messo i primi pattini? A quattro anni e avevo un vestitino rosa.
– Si ricorda anche dove? A Ortisei. E c’erano mamma e papà.
– L’ha influenzata il fatto di avere due genitori supercampioni? Nono mi hanno mai condizionata. Ero io che insistevo. (La madre, Patrizia, pattinatrice Nazionale nel 1970, ora allena la categoria “giovanissime” dello “Ice Club Gardena”. Il padre Erwin, allenatore Azzurro, ha giocato nella Nazionale di hockey su ghiaccio ai Campionati del Mondo e ai Giochi Olimpici).
– C’è rivalità con i suoi due fratelli che giocano a hockey su ghiaccio in Germania? Ci vogliamo un bene dell’anima. Sono i miei primi fans
– Quando ha capito che il pattinaggio artistico sarebbe diventata la sua professione? A 6 anni. Dopo la prima gara vera.
– Che bambina era? Molto timida. Mi divertivo a danzare e a sciare.
– Si diverte ancora? Sempre. Guai se non fosse più così.
– A cosa pensa durante la gara? A trasmettere le emozioni che provo.
– Provi a dirci la cosa più importante per diventare una campionessa. La disciplina.
– E la dieta? Evito fritti e dolci quando gareggio.
– Altre rinunce? Cioccolata e pandoro.
– E la rinuncia alla famiglia? Mi costa molto. Ma è da quando avevo 11 anni che giro per le gare. E poi con le nuove tecnologie è più facile.
– Allude a Skype? Infatti. Prima era più pesante.
– Solo telefono? Compravo una montagna di schede telefoniche per parlare anche solo pochi minuti con i miei genitori.
– Parliamo di sacrifici. Le vacanze estive troppo brevi.
– I risultati però la ricompensano. L’importante è sapere che in una gara ho dato il meglio, anche se non vinco.
– Ricorda la prima vittoria? Ogni vittoria è una nuova emozione.
– Può descrivercela? E’ difficile. E’ come sentire dei brividi lungo la schiena.
– Cosa sente invece quando non vince? Mi dico che si può anche sbagliare, l’importante è non avere nulla da rimproverarsi.
– I suoi la rimproverano? Sanno che sono severissima con me stessa. Più passa il tempo più sono esigente.
– Sente la responsabilità di essere la numero uno azzurra? La responsabilità di dare il meglio. Mi sento in pace con me stessa e col pubblico se ho dato tutta me stessa.
– Se non avesse danzato sul ghiaccio? Avrei sciato. Uno sport che mi appassiona.
– Quale altro sport l’appassiona? Il calcio. Sono tifosissima della Juventus.
– Come il Papa? Non lo sapevo. Invece so che ama i gatti, come me
– Cos’altro ama? Quello che amano le ragazze della mia età, senza pensare troppo al futuro.
– Ha paura del futuro? Il mio futuro sarà qui, a Ortisei
– Un futuro da mamma? Sono ancora troppo giovane per pensarci, ma un giorno avrò dei figli. Mi piacciono i bambini.
– Intanto si occupa dei bambini meno fortunati. Ho partecipato al musical “Winx on Ice” che collabora alla Fondazione per l’Infanzia Ronald McDionald Italia
– C’è anche “Un sogno per il Gaslini” di Genova? Sono testimonial di un progetto sociale.
– Qualche notizia in più? Diamo un aiuto ai50.000 bambini che vengono ricoverati ogni anno nel più grande ospedale pediatrico d’Italia. Vorrei realizzare i sogni di questi bambini.
– Il suo sogno? Pattinare sempre al meglio.
– Invece un incubo? Non ne ho.
– Ad esempio, non essere più riconosciuta per strada. Perché sono invecchiata?
– Perché non vince più. No problem. Ho iniziato a pattinare perché mi piaceva non per diventare famosa.