Charlie Parker, o meglio Bird

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di Giorgia Felici

Ricorre oggi l’anniversario della nascita di “Bird” uno dei più grandi interpreti del Jazz afro-americano.

Artista dalla vita tormentata, condizionata dalla dipendenza dagli stupefacenti e dall’alcool, Charlie “Bird” Parker fu un sassofonista e compositore di Kansas City dalla vita brevissima (1920-1955) e un talento grande abbastanza da lasciare un segno indelebile nella storia della musica.

Virtuoso del proprio strumento, che suonava con una tecnica che pochi sono riusciti ad eguagliare, l’impatto della sua musica sui contemporanei e sulle generazioni successive può essere paragonato solo a quello avuto a suo tempo, dalla musica di Louis Armstrong. Nonostante il percorso di studi sostanzialmente da autodidatta, fu un profondo conoscitore e studioso della musica del passato e del presente. Fu anche, nei momenti di lucidità, un uomo colto e brillante, cosa che contrasta con il luogo comune del jazzista talentuoso ma tutto sommato rozzo, soprattutto se di colore.

A lui viene attribuita la nascita del Be-bop, un nuovo stile musicale nato come reazione alla “commercializzazione” del Jazz delle grandi orchestre Swing formate prevalentemente da musicisti bianchi, che riflette la maturata consapevolezza politica e culturale dei neri d’America. Una delle consuetudini più comuni dei musicisti Be-Bop era quella di utilizzare la struttura armonica di canzoni commerciali per costruirvi sopra linee melodiche complesse e ardite, quasi contorte.

Questo espediente aveva anche l’obiettivo di eludere il riconoscimento dei diritti d’autore agli editori e agli autori “commerciali”, in quanto la melodia principale, cioè quella che determina la “paternità” di un brano, non veniva mai suonata. Negli anni ’30 Charlie Parker dominò la scena musicale di Kansas City suonando nei nightclub con diverse formazioni jazz e blues, e successivamente, trasferitosi a New York, iniziò a collaborare con i maggiori musicisti presenti sulla scena, in particolare con il suo alter-ego trombettistico Dizzy Gillespie. charlie-parker-001

Insieme trasmigreranno nell’orchestra fondata dal cantante Billy Eckstine. Questa formazione che per alcuni è stata la prima a poter essere chiamata Be-Bop, aveva anche, tra le sue fila, Art Blakey, Dexter Gordon, Fats Navarro, Sarah Vaughan e per qualche tempo anche Miles Davis. Tra i brani più celebri composti da Parker, vi sono Ko Ko, Ornithology, Yardbird Suite, My Little Suede Shoes, Bird of Paradise, Chasin’ the Bird, Relaxin’ at Camarillo.

Nel 1949 nacque in suo onore il “Birdland club” che rimase in attività per più di 15 anni, divenendo un punto di riferimento per gli amanti del jazz e un centro di un’attività incessante di concerti, e innumerevoli sono stati i tributi dedicati alla sua memoria.

Bird viveva per la musica e finì per personificare al contempo il meglio e il peggio di uno stile di vita che divenne fonte di ispirazione non solo per molti musicisti ma anche per i poeti della Beat Generation, nelle cui liriche il jazz e Parker stesso sono spesso citati.

Come diceva lui stesso: “La musica è la tua esperienza, i tuoi pensieri, la tua saggezza. Se non la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumento“.

 

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