Cinquantasette giorni

di Laurenzo Ticca

Un tempo brevissimo  per scoprire chi  avesse  ucciso Giovanni Falcone, sua moglie e gli agenti della scorta.  Cinquantasette giorni   per scoprire quali  “menti raffinatissime” vi  fossero dietro la strage di Capaci
Cinquantasette giorni   per evitare che Cosa nostra ponesse fine anche alla sua vita.  Paolo Borsellino sapeva che dopo l’assassinio  Falcone,  il 23 maggio 1992,  il  tempo correva veloce.    Che il suo destino stava per compiersi. Una lucida disperazione, la sua, dissoltasi nella deflagrazione che, in via d’Amelio,  il 19 luglio 1992,   si portò via il giudice e gli uomini della scorta.  

Dalla strage di Capaci a via d’Amelio erano trascorsi  solo 57 giorni, appunto.   Il Paese precipitò nell’angoscia, nell’incredulità. Pianse, imprecò, chiese vendetta, reclamò giustizia.  Sono passati 23 anni dalla morte di Paolo Borsellino e la verità  stenta a farsi strada.  Nascosta tra le pieghe della trattativa Stato-mafia, adombrata, forse, nelle pagine dell’agenda rossa che Borsellino portava sempre con sé  e che dopo la strage scomparve. Una verità occultata dai  depistaggi, dai falsi pentiti,  dalla collusione tra  uomini  delle istituzioni  e  potere mafioso.  Soffocata dalle amnesie di troppi politici  dalla memoria tardiva, dalla viltà conclamata, dalla vocazione a tradire la Repubblica.

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Lucida disperazione dicevamo.  Non e’ retorica.  Leggete  le parole pronunciate nell’ultima   intervista di Paolo Borsellino. Fu  concessa a Lamberto Sposini per il TG5.  “ Io ricordo- dice Borsellino-   ciò che mi disse Ninni Cassarà  ( commissario di polizia, ucciso dalla mafia il 6 agosto 1985  ndr)   allorché  ci stavamo  recando insieme  sul luogo dove era stato ucciso  il dottor Montana  (   capo della Mobile di Palermo, ucciso da Cosa nostra  il 28  luglio del 1985 ndr ) . Mi disse:  convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano.”

E chiudendo l’intervista Borsellino, riferendosi ai magistrati in prima linea aggiunse: “ abbiamo il dovere morale di continuare a farlo  senza lasciarci condizionare  dalla sensazione o financo, vorrei dire, dalla certezza che tutto  questo può costarci caro.”

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