di Claudio Pollastri
“Mi sentivo persa per le vie di Roma quando ho incontrato Dio. Da quel giorno la mia vita è cambiata. Era come se fossi ritornata dal mondo delle tenebre e avessi rivisto la luce, quella che ti sa riempire la vita e dà un significato speciale a ogni giorno della tua esistenza”.
Inizia così il cammino di conversione di Claudia Koll, attrice lanciata da Tinto Brass, prima dell’incontro con la fede.
“Era un periodo in cui mi alzavo la mattina e non avevo voglia di niente, la mia vita era vuota e cercavo un pretesto per andare avanti”. Una spinta per guardare a un futuro di speranza che non arriva nemmeno dalla carriera che stava toccando il vertice della popolarità. “la mia attività artistica aveva avuto un’impennata notevole, popolarità e soldi mi accompagnavano, tutti mi cercavano specialmente dopo il Festival di Sanremo accanto a Pippo Baudo. E poi fiction Rai con Nino Manfredi e film impegnati. Mi sentivo realizzata”.
Recitare era il suo sogno di bambina e per realizzarlo, contro il parere dei genitori, aveva cambiato cognome avventurandosi in un ambiente dove è facile lasciarsi affascinare dalle illusioni e dove pochi riescono a sfondare “dopo la solita gavetta che tutte le ragazze devono fare per entrare nel mondo del cinema, ecco l’occasione che ti toglie dall’anonimato per lanciarti nello star-system. Interviste sui giornali, servizi fotografici, trasmissioni televisive. Il gioco mi piaceva, in fondo era quello che avevo sempre sognato”.
Il successo artistico però non va di pari passo con la vita privata “mi ubriacavo di premi, applausi, interviste, ingaggi prestigiosi, tournée fortunate per riempire un vuoto interiore che si andava sempre più dilatando come una voragine e cercavo di capire perché. L’etichetta di attrice sexy legata a quel film era ormai ampiamente superata e non mi pesava parlarne, anzi avevo conquistato così tanti consensi di critica e di pubblico che potevo permettermi di riderci su. Eppure non mi sentivo mai a posto, non dico felice, ma nemmeno appagata o serena. Neanche l’amore delle persone che incontravo riusciva a rendermi felice, a distogliermi da un’ossessione che col tempo diventava angosciante”.
Un bisogno intimo di consigli per cambiare il corso stanco della propria vita ma non sa dove trovarli “passavo davanti alle chiese e, mentre prima quasi non ci facevo caso e tiravo avanti per la mia strada, sentivo una specie di richiamo, la necessità di entrare ma non volevo piegarmi a quella sensazione per me molto strana. La carriera procedeva con un successo sempre più crescente com’era crescente il vuoto dentro da non poterne più. Sentivo che avevo bisogno di un segno forte che scuotesse la mia vita, di un incontro che mi cambiasse l’esistenza”.
Era così lontana dalla fede da credere che l’incontro sarebbe stato esclusivamente umano “un uomo, un amore travolgente, una persona che sapesse riempirmi i giorni e le notti. Perché era la notte il momento più drammatico, quando rientravo a casa e cominciavano i bilanci di quello che avevo fatto durante la giornata e in che modo mi ero arricchita spiritualmente e umanamente”.
La conclusione era sempre la stessa: deprimente e desolante, piena di noia e disperazione “riuscivo a mascherare il vuoto che avevo dentro e l’angoscia di non sapere come riempirlo con grandi sorrisi, duro lavoro e impegno estenuante nella professione per colmare con gli applausi un vuoto dentro che mi raggelava il cuore”.
Il limite di guardia lo raggiunge quando si accorge di non riuscire a mascherare la noia dell’ambiente che la circonda e il senso di vuoto pneumatico delle feste a cui partecipa o gli incontri con le persone del suo ambiente che pure le piace “sentivo che stavo precipitando sempre di più in un buio assoluto dove mi sentivo sola e persa e dove nessuno riusciva o forse poteva tendermi una mano per salvarmi o per tirarmi fuori. Sentivo di non farcela da sola, di precipitare sempre di più verso un baratro che vedevo avvicinarsi in modo inarrestabile. Una notte credetti che il fondo fosse lì, a due passi, e mi stavo incamminando per raggiungerlo quando si era accesa la luce che mi indicava il cammino”.
Quella luce era Dio e attraverso la fede la spingeva verso la risalita, che non è stata facile “iniziare un percorso di fede provenendo da un mondo dove si vive di apparenze e tutto dev’essere superficiale e bruciato in pochi secondi comportava degli sforzi enormi che non credevo di riuscire a superare. Ero scettica perché non contavo sulla forza della fede, non potevo immaginare la carica che riesce a dare la fiducia in Dio, la forza propulsiva della preghiera che sa abbattere ogni timore e ogni ostacolo”.
L’incontro con Dio nello smarrimento del peccato è avvenuto con la forza devastante dell’innamoramento totalizzante che aveva messo per sfondare nel cinema “il mio non è un carattere di mezze misure, quando scelgo una strada la percorro con la determinazione compulsiva di chi deve arrivare al traguardo subito e in modo completo. Così è avvenuto con la fede, un incontro basato sull’amore coinvolgente che non ammette altre distrazioni, ti prende tutto per sé e ti costringe a scelte drastiche: o fuori o dentro. E io non ho potuto che dire di sì a una chiamata così forte, appagante, esclusiva”.
Si avvicina alla Chiesa, ai sacramenti, cambia completamente stile di vita, non rinunciando però al suo lavoro che le è sempre piaciuto svolto con altri parametri e con altre scelte di ruoli “ma sentivo che non era sufficiente, Dio voleva molto di più da me perché la forza con la quale mi aveva teso la amano verso il baratro non doveva restare soltanto dentro me e non poteva servire soltanto a salvare la mia anima. Dio mi chiedeva di testimoniare la mia gioia, coinvolgere più gente possibile nel mio percorso di fede, raccontare al mondo come si vive bene vicino a Dio e come non ha senso stargli lontano perché ogni successo umano non ha senso se non c’è la sua presenza”.
Capiva che dentro di sé stava maturando uno spirito missionario particolare, una scelta di proselitismo fatto di ribalta e di spettacoli per testimoniare anche tra gli attori come può cambiare l’incontro fatale della tua vita. Ha continuato a recitare scegliendo copioni che servissero a raccontare la presenza di Dio, intervenendo a convegni e incontri dove la sua partecipazione ha un significato apostolico “so benissimo che la gente viene agli incontri soprattutto per verificare come si è trasformata un’attrice senza censure in una donna serena e appagata nell’amore di Dio. Ma non importa perché quello che conta è che siano lì ad ascoltarmi. In quei momenti mi sento sicura perché so che Dio mi aiuta a trovare le parole giuste per arrivare al cuore della gente, la calma che trasmette a tutti serenità”.
Riesce anche a rispondere con serenità a certe domande – per la verità sempre meno – che le vengono rivolte sul suo passato “mi servono anzi per confermare che quando Dio ti vuole al suo fianco per diventare suo strumento di apostolato, ti dà la forza per continuare la missione di evangelizzazione che si manifesta in varie iniziative come il volontariato nei Paesi africani o la fondazione di un centro artistico finalizzato alla formazione di giovani di talento che abbiano il senso etico e morale nello svolgere una professione importante come quella di comunicare”.
Ancora più importante è trovare il modo di comunicare con Dio, di raccontargli con la preghiera della sera tutto quello che è successo nella giornata ed è stato fatto nel suo nome “lo ringrazio per il dono della fede e mi vengono i brividi ogni volta che penso a com’ero cieca nel voler cercare la felicità nelle cose terrene. Vedevo nel successo professionale l’unico motivo di appagamento interiore mentre l’unica gioia arriva dell’aiuto verso chi soffre, testimoniare la parola di Dio in un mondo sempre più materialista che ha smarrito la luce della verità”.
Una testimonianza personale che arriva direttamente dal passato proiettato in un futuro di speranza “camminavo al buio sul ciglio di un precipizio e non mi rendevo conto di quanto fosse inutile ostinarsi a cercare nelle cose terrene e nell’amore delle persone la soluzione della propria infelicità. La mia preghiera di ringraziamento a Dio si conclude sempre con la speranza che allunghi, come ha fatto con me, la sua mano verso coloro che non sanno come trovare la via della felicità e si perdono per le strade sbagliate del mondo. Io, nella mia umile persona, cerco di indicare a chi me lo chiede la via della preghiera per essere aiutati da Dio a tornare sulla via della salvezza”.