La mostra fotografica di Raul Zecca Castel. Urban Center via Turati, 7 Monza. Aperta sino a domenica 14 dicembre. Immagini di braccianti haitiani, donne e bambini ritratti nei bateyes o nelle piantagioni di canna da zucchero della Repubblica Dominicana. Le mani e i primi piani evidenziano i segni della fatica e del duro lavoro. Con il passare del tempo infatti molti lavoratori diventano ciechi a causa delle polveri che si alzano sotto i fendenti dei machetes.
I ‘bateyes’ sono piccoli agglomerati di baracche dispersi tra le immense piantagioni di canna da zucchero della Repubblica Dominicana. Creati per ospitare i lavoratori durante la stagione del raccolto, nel tempo, sono diventati vere e proprie comunità invisibili, baluardi della povertà e dell’emarginazione.
A vivere qui sono i migranti haitiani, scappati a migliaia dal paese più povero e sventurato del continente americano con la speranza di trovare oltre frontiera un modo per sopravvivere e mantenere famiglie spesso troppo numerose.
Speranza vana, poiché in queste terre di nessuno sono costretti ad affrontare condizioni di vita e di lavoro durissime. Ogni giorno, un piccolo esercito di haitiani si riversa nei campi che circondano i bateyes e sotto il sole cocente dei tropici così come sotto i frequenti temporali che abbondano durante la stagione delle piogge, si dedicano al taglio della canna da zucchero.
Un lavoro ingrato e pericoloso che si protrae anche oltre le 12 ore per un guadagno di soli pochi dollari, appena sufficienti per una ciotola di riso e una manciata di fagioli; quanto basta per tirare avanti un altro giorno.
Istantanee che puntando dritte alla coscienza pesano come un feroce monito a tenere alta la guardia, sempre e ovunque, perché i diritti umani non sono dominio esclusivo di nessuno, ma conquiste universali che vanno difese giorno per giorno ad ogni latitudine, dalla lontana Repubblica Dominicana al mare nostrum di Lampedusa