“Concupiscenza libraria” di Giorgio Manganelli, Adelphi

di Carlo Rolle

Buongiorno, amici lettori. “Concupiscenza libraria”: si capisce già dal titolo che il libro che vi propongo oggi è destinato a bibliofili e amanti della lettura.

Giorgio Manganelli (1922 -1990) è un nome ben noto; forse più noto che conosciuto, dal momento che la notorietà venne all’autore anche dall’aver scritto per decenni sui maggiori quotidiani e su prestigiose riviste. Manganelli fu scrittore, critico, traduttore e giornalista. Esercitò per quasi mezzo secolo la sua attività di critico letterario e ad essa affiancò la scrittura di numerosi libri, ben una quindicina dei quali furono pubblicati da Adelphi nella collana Biblioteca

 

Il piacere di scrivere

Manganelli scriveva con facilità, direi con gioia; questa è l’impressione che ne ho ricavato. Si avverte in lui un autentico amore dello scrivere, l’intenso piacere per la ricchezza e la duttilità della lingua. Con essa egli non smise mai di sperimentare e di giocare. Diede ai suoi libri strutture molto diverse, che a volte si colgono senza bisogno di leggerli: basta guardarne sommariamente le pagine, la lunghezza dei capitoli, la quantità dei capoversi.

Manganelli aveva il gusto per il vocabolo ricercato, ma purché fosse calzante, purché fosse il più adatto a ciò che doveva dire; non per il gusto di esibirlo, come fanno certi provinciali in cerca di autocertificazione culturale. Aveva ugualmente il gusto per quella che Orazio chiamava la “callida iunctura”, cioè l’accostamento creativo di parole che altri non hanno mai associato; un accostamento che insieme meraviglia e diverte il lettore, che gli fa veder le cose in modo diverso e che lo incanta mostrandogli le possibilità espressive della lingua che tanti altri usano pedestremente ogni giorno.

Questo amore per la scrittura e la lingua rende Manganelli uno scrittore sommamente piacevole. E questo soprattutto per chi gode a sua volta della ricchezza del lessico, della precisione nella scelta dei termini, della maestria nell’uso della sintassi e della punteggiatura. Tutte queste cose, che non sono dettagli, sono insieme perfette e personalissime nelle pagine di Giorgio Manganelli.

Pur non avendo ancor letto molto di lui, mi sento – contrariamente a quanto mi accadrebbe con altri autori – a mio agio nel proporvi questo libro, perché in esso non sfocia il dramma nascosto in una biografia, né ci si addentra nei meandri di una coscienza e neppure ci si confronta con un contesto storico difficile da decifrare. No, questo è semplicemente un libro che nasce dalla gioia di leggere libri e di parlarne, e che questa gioia trasmette al lettore.

 

“Concupiscenza libraria”

Il libro che vi presento oggi è una raccolta postuma di recensioni dello stesso Manganelli: ne ho contate 137, tutte apparse su quotidiani e riviste fra il 1956 e il 1990, anno della sua morte. Esse non erano mai apparse, nemmeno individualmente, in volume. Per cui questa raccolta pubblicata da Adelphi nel 2020, a cura di Salvatore Silvano Nigro è stata veramente un’opera meritoria. Essa fu seguita a breve distanza di tempo da un’altra, anch’essa uscita nella Biblioteca Adelphi e intitolata “Altre concupiscenze”.

Ulteriori raccolte di recensioni di Manganelli erano state pubblicate anni prima da Adelphi (“Il rumore sottile della prosa”, “La letteratura come menzogna”) e da altri editori, per esempio “Laboriose inezie”, uscita nei Saggi blu della Garzanti.

Le recensioni di “Concupiscenza libraria” riguardano testi di letteratura, in qualche caso di saggistica (ma una saggistica che ha anche qualità letteraria); a volte sono antologie o persino strani dizionari. Sono, insomma, testi appartenenti ad un campionario vastissimo ed eterogeneo: si va da Omero, Cicerone e Pausania ad Anna Maria Ortese, Nanni Balestrini ed Edoardo Sanguineti, passando per celebri classici della letteratura mondiale, e alcuni libri curiosi di varie epoche.

Sono recensioni brevi, quasi tutte più brevi di quella che state leggendo ora, scritte in modo brillante, a volte geniale, in uno stile pervaso da un fine umorismo. Esse si avvalgono della sterminata cultura di Manganelli e della sua esperienza di scrittore. Queste doti gli consentono di inquadrare perfettamente un libro all’interno del genere letterario a cui appartiene; e ogni genere ha sue caratteristiche, i suoi vincoli, il suo contesto storico e culturale e i suoi vertici. Tutte queste cose Manganelli le conosce benissimo, e per questo si muove con fluidità ed eleganza tra letterature ed epoche. Il suo è un movimento rapido e vario come una danza, e noi ne veniamo trascinati con grande piacere: Le 437 pagine di questo libro volano via una dopo l’altra e noi arriviamo in fondo senza quasi accorgercene.

 

Gli autori recensiti

Come ho detto, i libri recensiti sono eterogenei per epoca, paese, contesto culturale e valore. I loro autori possono essere stelle di prima grandezza della letteratura mondiale, oppure sconosciuti autori di testi bizzarri.

Tra gli autori più o meno noti ci sono i seguenti, che indico in ordine alfabetico, aggiungendo il nome di battesimo per quelli che hanno degli omonimi:

Agamben, Apicio, Auden, Balestrini, Balzac, Barthes, Bassani, Bellow, Béroalde de Verville, Bernhard (Ernst), Blixen, Boileau, Brandi, Brelich, Cabeza de Vaca, Campanile, Camporesi, Capuana, Carrington, Caraco, Carrol, Cassola, Celati, Cerami, Chaucer, Chesterton, Cicerone, Citati, Compton-Burnett, Conrad, Cooper (William), Croce (Benedetto), Croce (Elena), D’Annunzio, Dahl, Defoe, De La Mare, De Quincey, De Sanctis, De Vega, Eliodoro, Ferlinghetti, Folengo, Forti, Fraser (G.S.), Gibbon, Ginzburg (Carlo), Giuliano l’Apostata, Giusti, Glauser, Gogol’, Gončarov, Hoffmann, Jaeggy, Johnson, Joyce, Jung, Kadaré, Keats, Kristof, Lamb (Mary), Lange, Lautréamont, Lewis, Longanesi, Malamud, Mandeville, Mansfield, Maupassant, Melville, Meneghello, Meyrink, Milton, Montalbán, Monti, Murdoch, Ocampo, Omero, Ortese, Panzini, Pasolini, Pausania, Plinio il Vecchio, Pozzi, Poe, Praz, Prokosh, Queneau, Ransmayr, Raspe, Rolfe, Roth (Joseph), Sacks, Salierno, Sanguineti, Seneca, Sereny, Singer (Isaac Bashevis), Stout, Tarchetti, Thomas, Tomeo, Tournier, Verne, Wallace, Walpole, Wilson (Angus), Wilson (Edmund), Wodehouse, Zangwill, Zinov’ev.

Oltre a costoro, Manganelli ha recensito anche libri di autori quasi sconosciuti. Ma non preoccupatevi, amici lettori, se non avete la più pallida idea di chi erano Scipione Bargagli, Giampaolo Barosso, Aphra Behn, Filippo Buonanni, Ermanno Cavazzoni, Alberto Del Monte, Ottavio Fatica, Alberto Guglielmotti, Helene Hanff, Palmiro Premoli ed altri. Non è necessario sapere chi erano, ma è piacevolissimo impararlo attraverso la prosa di Giorgio Manganelli.

Intorno a questa folla di recensiti se ne accalca una ancora maggiore. Molti altri volti si affacciano in queste pagine e ci tornano alla mente. Sono gli antesignani, gli amici, i rivali, gli imitatori, gli epigoni, i critici dei recensiti. Alla fine del volume, un indice dei nomi e delle opere enumera anche costoro, ed è stata una festa incontrarli nel libro.

 

Struttura del libro

Il volume è strutturato così: alcune recensioni si coagulano intorno ad un genere e formano un capitolo. Un paio di capitoli riguardano autori che si dedicarono ad una filologia intrisa di ricerca storica. Vi campeggiano Benedetto Croce e Carlo Ginzburg, accompagnati, per esempio, da Mario Praz (troppo brevemente però!) e da Piero Camporesi.

Un altro capitolo è dedicato al mondo classico, con eccellenti saggi su Cicerone, Seneca, Plinio il Vecchio e Giuliano l’Apostata. Un altro è dedicato alle novelle e alle fiabe, un altro al giallo, un altro ancora al genere noir, uno persino alla fantascienza.

Poi, da pag. 281 in avanti, vi sono recensioni di autori non inquadrati in un genere letterario; essi compaiono in ordine alfabetico. Anche questa parte del libro contiene alcuni saggi memorabili.

In questa ridda di autori, alcune recensioni spiccano; o perché riguardano capolavori della letteratura mondiale che veramente entusiasmarono Manganelli, o perché riguardano libri a lui particolarmente congeniali per argomento e stile. Tra questi ultimi voglio ricordare le recensioni dedicate ai tre affascinanti libri di Carlo Ginzburg: “I benandanti”, “Il formaggio e i vermi” e “Storia notturna”.

Fra le recensioni dedicate a riconosciuti capolavori della letteratura mondiale vi segnalo quelle, veramente splendide, dedicate all’“Oblomov” di Gončarov, al “Robinson Crusoe” di Defoe, e al “Bartleby lo scrivano” di Melville.

 

La bellezza di questo libro

Manganelli non si ferma certo alle trame dei libri; sa bene che un capolavoro letterario non è mai tale per il suo intreccio, che ogni critico può riferire con maggiore o minore maestria. Un capolavoro letterario è tale per il sostrato che nasconde sotto la trama, un sostrato sempre parzialmente immerso nel mistero e del quale a volte persino l’autore non era pienamente consapevole. È proprio questo sostrato che è difficile da comunicare per il critico, a chi non ha ancora letto un libro. Ma Manganelli riesce in quest’impresa: i migliori articoli di “Concupiscenza libraria” non sono semplici recensioni, ma veri e propri saggi di grande critica letteraria; i saggi di uno scrittore, non gli articoli di un recensore di mestiere.

Ed è proprio questa caratteristica, amici lettori, a determinarne un’altra di questa raccolta. Se non conoscete il libro recensito, leggerete presumibilmente con curiosità l’articolo dedicatogli da Manganelli. Ma se invece lo conoscete già, se – per esempio – sapete per esperienza diretta che “Oblomov” e “Bartleby” sono dei capolavori, anche in questo caso resterete ammirati da queste recensioni. Esse vi colpiranno, perché Manganelli abborda risolutamente quel sostrato di insondabile mistero che ha reso grandi queste opere, che le ha rese universali.

 

Conclusione

Concludo quest’articolo con una citazione dal saggio finale di Salvatore Silvano Nigro che ha curato questo libro:

“Manganelli ha calcato le scene di riviste e quotidiani per quasi mezzo secolo, in una tournée grandiosa che ha compreso tappe che vanno da “Il Giorno”, “L’Illustrazione Italiana” e “Il Mondo”, a “L’Espresso”, “Epoca” e “L’Europeo”, “Il Corriere della Sera”, “La Stampa”, “Il Messaggero”. E non solo. Delle sue recensioni ha fatto un seminario perpetuo sulle voci delle maggiori letterature del mondo”.

Ecco: “un seminario perpetuo sulle voci delle maggiori letterature del mondo”. Parole vere e bellissime. Arrivederci, amici lettori.

 

Giorgio Manganelli: "Concupiscenza libraria", Adelphi
In copertina: Anonimo, “Testa con vele sullo sfondo e porta in primo piano” (Varanasi, 1830 ca). Victoria and Albert Museum, Londra.

 

Per chi fosse eventualmente interessato, ecco i link alle precedenti recensioni:

– 1) “Storie e leggende napoletane”, di Benedetto Croce; 

– 2) “Il monaco nero in grigio dentro Varennes”, di Georges Dumézil; 

– 3) “I Vangeli Gnostici”, a cura di Luigi Moraldi; 

– 4) “La Cripta dei Cappuccini”, di Joseph Roth; 

– 5) “Fuga da Bisanzio”, di Iosif Brodskij; 

– 6) “Andrea” o “I ricongiunti”, di Hugo von Hofmannsthal; 

– 7) “Lo stampo”, di Thomas Edward Lawrence; 

– 8) “Un altro tempo”, di Wystan Hugh Auden;

– 9) “Fuga senza fine. Una storia vera”, di Joseph Roth; 

– 10) “Biblioteca”, di Fozio; 

– 11) “Mysterium iniquitatis”, di Sergio Quinzio;

– 12) “L’altra parte”, di Alfred Kubin;

– 13) “Massa e potere” di Elias Canetti;

– 14) “Edda” di Snorri Sturluson, a cura di Giorgio Dolfini;

– 15) “In Patagonia”, di Bruce Chatwin;

– 16) “La coscienza delle parole”, di Elias Canetti;

– 17) “Un sogno in rosso”, di Alexander Lernet-Holenia;

– 18) “La neve di San Pietro”, di Leo Perutz;

– 19) “La neve era sporca”, di Georges Simenon;

– 20) “Il fondo della bottiglia”, di Georges Simenon;

– 21) “I fantasmi del cappellaio”, di Georges Simenon.

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