Conferenza EPI: strategie per un’Europa più inclusiva

di Virginia Villa

Si è concluso lo scorso 31 maggio il progetto EPI (Patto Europea per l’integrazione) con una conferenza di due giorni al Teatro Binario 7 di Monza.

Il progetto nasce sul duplice obiettivo di facilitare lo scambio di conoscenze e competenze tra le 7 città europee partner di EPI (Cartagena, Cluj, Dietzenbach, Linkoping, Lublino, Ravenna, Riga) e, contestualmente, di creare un Patto europeo in grado di favorire positivamente l’integrazione e l’autonomia dei migranti a livello locale.

Per perseguire questo obiettivo sono stati delineati alcuni aspetti in ciascuna delle città protagoniste; si parte dall’inclusione e dall’accesso ai servizi di base, per arrivare all’integrazione nel mercato del lavoro e gli scambi culturali.

Il risultato di EPI

E’ stato richiesto ad ogni città partner di elaborare strategie pilota per l’attuazione di una migliore integrazione. Durante i due giorni di conferenza, sono stati presentati i risultati delle diverse strategie al fine di giungere ad un risultato importante: permettere a queste città, e a coloro che decideranno di prendere parte al progetto, di affrontare al meglio le sfide che nascono dall’aumento dei flussi migratori e da politiche di integrazione non adeguate, attraverso la convalida delle stesse strategie che saranno incorporate in azioni a lungo termine.

Perché è stato creato il Progetto EPI?

Ci si potrebbe chiedere il motivo che ha spinto alla nascita del progetto. Perché dare vita ad un’alleanza tra paesi europei per promuovere l’integrazione e l’inclusione dei migranti?

La risposta a questa domanda viene dai dati che certificano la presenza di 22 milioni di stranieri residenti negli stati membri dell’Unione Europea. Poiché la maggior parte di loro proviene da paesi non UE, è facile comprendere che questi cittadini si trovano spesso ad affrontare difficoltà legali, sociali, economiche e linguistiche all’interno del processo di integrazione.

Le statistiche di Eurostar sull’integrazione dei migranti hanno evidenziato le seguenti problematiche:

  • fino a quattro anni fa il tasso di disoccupazione in Unione Europea per i migranti nati al di fuori dell’UE era del 6,4% superiore a quello della popolazione nativa;
  • le statistiche riguardanti gli alloggi mostrano che in tutta l’UE i cittadini extracomunitari hanno maggiori probabilità di vivere in un luogo sovraffollato rispetto ai cittadini UE con conseguenze gravi sull’aspetto igienico, sanitario, sociale ed economico.

Da questi dati si è colta la necessità di procedere per un “cambio di rotta” volto ad includere efficacemente i migranti nella società e di far emergere ognuna delle loro risorse. I migranti rappresentano un elemento prezioso per la crescita sociale ed economica di tutta l’Unione Europea.

La crisi ucraina come esempio

Largo spazio del progetto, e soprattutto dello sviluppo di strategie di integrazione, è stato dato alla crisi ucraina a seguito della guerra con la Russia iniziata il 24 febbraio scorso.

Proprio la migrazione della popolazione ucraina ha dimostrato l’urgenza di una rete ben strutturata di accoglienza e integrazione e la necessità di elaborare un piano che da emergenziale, riguardante fondamentalmente il primo periodo, si trasformi in continuativo e che porti all’autonomia dei singoli migranti.

Per fare questo tutte le città partner del progetto EPI si sono trovate d’accordo sulla necessità di elaborare un’azione in due step:

  1. risposte a breve termine che si articolano nel creare un fondo economico per affrontare l’emergenza e fornire assistenza sanitaria e supporto sul piano psicologico e sociale;
  2. risposte a lungo termine, da combinare a quelle precedenti e orientate sui diversi aspetti che promuovono l’integrazione efficace dei migranti: accesso al mercato del lavoro, all’educazione e alla formazione e al sistema sanitario nazionale.

Raccomandazioni per il futuro dell’integrazione

In questa ottica di inclusione sono state elaborate tre domande fondamentali dalle quali sono nate risposte concrete per una migliore azione futura nei confronti della promozione dell’integrazione:

  1. come trasformare la solidarietà mostrata durante la crisi ucraina in riforme strutturate?
  2. come sfruttare la solidarietà dimostrata nei confronti dei profughi ucraini affinché essa diventi una modalità di approccio per chiunque necessiti aiuto?
  3. come possiamo sfruttare le risposte politiche alla crisi ucraina per garantire un trattamento egualitario nei confronti di tutte le popolazioni che necessiteranno di protezione e aiuto in futuro?

Sono queste tre domande che hanno portato alla nascita di importanti raccomandazioni rivolte a tutti coloro che in futuro vorranno prendere parte al Patto Europeo per l’Integrazione:

  • necessità di azioni concrete per replicare l’esperienza di accoglienza e integrazione ucraina ad altre situazioni emergenziali;
  • tenere in considerazione tutti i bisogni della persona, non solo quelli legati alla necessità di cibo, vestiario e medicine. Un aspetto estremamente importante, dal quale non si può prescindere, è quello psicologico. Le persone per integrarsi devono stare bene e sentirsi al sicuro;
  • creare autonomia tra i migranti che successivamente entreranno a far parte del progetto di integrazione e aiuteranno a replicare i benefici tratti dalla loro esperienza;
  • creare una rete sempre più ampia di enti, città e persone per migliorare e rafforzare l’accoglienza e l’inclusione.

L’esempio di Ravenna

Sono stati molti gli oratori rappresentanti delle sette città partner di EPI e tutti hanno saputo dare un contributo fondamentale al progetto di integrazione. Tra questi spicca per efficacia il lavoro svolto dalla città di Ravenna. Fra le diverse azioni previste ed attivate da EPI, è importante ricordare la collaborazione dei professionisti del CCB con il team dell’U.O. Politiche per l’Immigrazione e Cooperazione Decentrata del Comune di Ravenna. Questa collaborazione rappresenta un importante progetto concretizzatosi con la stesura di un documento strategico riguardo ai percorsi di accoglienza e integrazione. Questo documento, presentato in giunta comunale, è stato accolto ed integrato portando al cambiamento dello status del territorio con la creazione di un organo consultivo. Questo risultato ha permesso la nascita di iniziative, eventi, incontri e serate su base annua create anche grazie ad un budget che ha finanziato, tra gli altri progetti, una borsa di studio. Quello che emerge dall’esperienza di Ravenna, e che la stessa città promuove, è riassumibile nello slogan “Battaglie concrete”. E’ importante che le persone si sentano parte di un progetto e che abbiano la visione di un cambiamento reale e concreto.

Conclusione

La conferenza finale di EPI (Patto Europeo per l’Integrazione) è terminata con una frase che vuole essere molto di più che un semplice motto, bensì l’approccio mentale e umano con il quale rivolgersi al prossimo:

Ogni città è il luogo ideale nel quale ogni immigrato può essere accolto
e dove ogni immigrato dovrebbe essere integrato

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