Conversione ecologica: è una sfida per giovani?

di Francesca Radaelli

Che ruolo possono avere i giovani nella conversione ecologica? Come possono le generazioni che si affacciano al mondo del lavoro diventare protagoniste di un approccio diverso all’uso delle risorse del pianeta?

A queste domande hanno cercato di rispondere i relatori della tavola rotonda che si è svolta il 12 marzo nel centro parrocchiale don Angelo Cazzaniga di Monza, trasmessa in streaming. L’evento ha portato al culmine la riflessione sulla Laudato Si’ di Papa Francesco che è stata il filo conduttore della Settimana della Carità organizzata dalla Caritas di Monza di don Augusto Panzeri.

A dialogare tra loro, moderati dal giornalista Fabrizio Annaro del Dialogo di Monza, sono stati i giovani rappresentanti di mondi ed esperienze diverse, dal movimento Fridays for Future alla vita in una comunità di famiglie, dal sindacato all’imprenditoria agricola.

Da sinistra: Mario Agostinelli (associazione Laudato Si’), Alessandro Savardi (imprenditore agricolo), Davide Lagravinese (CISL), Arianna Biguzzi (Fridays for Future), Andrea Farina (Fridays for Future Monza), Daniele Brambilla (Comunità Pachamama), don Stefano Buttinoni (Caritas Monza)

Giovani in sciopero per il clima

Andrea Farina e Arianna Biguzzi del movimento Fridays for Future Monza hanno raccontato il successo che hanno avuto, anche a Monza, gli scioperi globali per il clima organizzati soprattutto dagli studenti a partire dal 2019. La sfida è quella di raccogliere i frutti di questo successo mediatico e provare a costruire qualcosa: “Con questo obiettivo ci siamo relazionati sia con la rete internazionale legata al movimento, sia con le associazioni già presenti sul territorio, alcune di queste, come Legambiente, attive da molto tempo sul fronte ambientalista”, afferma Arianna. “Sicuramente le azioni di Fridays for Future hanno contribuito a risvegliare la coscienza civile anche se ancora non si vedono miglioramenti effettivi sul piano pratico”.

Le fa eco Andrea: “L’avvento della pandemia globale e ora della guerra in Ucraina hanno in parte oscurato, a livello mediatico, il problema del clima, ma io sono convinto che l’attenzione all’ambiente debba essere sempre presente, come sottotesto, in qualsiasi questione, dalle imprese alla sanità fino alle politiche energetiche”.

Nuovi modelli di relazione uomo-natura

Parlando di risveglio delle coscienze sul problema climatico, sicuramente l’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, uscita nel 2015, è stata un importante segnale, dando nuova linfa ad esperienze come quella della comunità Pachamama di Olgiate Olona: “Dal 2008 abbiamo avviato esperienze di vita comune, facendo formazione sui temi di ecologia e diseguaglianze sociali”, racconta Davide Brambilla, tra i fondatori. “Ci sembrava però che mancasse un filo rosso in grado di unire questi due aspetti. Nel 2015 lo abbiamo trovato proprio nella Laudato Si’ di Papa Francesco e nel concetto di ‘ecologia integrale’. Per questo non abbiamo avuto necessità di scrivere una nostra regola di comunità: abbiamo adottato la Laudato Si’ come regola di riferimento”.

La comunità Pachamama è oggi composta da una ventina di persone, tra famiglie e singoli che hanno scelto di condividere alcuni aspetti della loro quotidianità. La comunità supporta con attività di formazione la comunità Efraim dei giovani, sempre a Olgiate Olona, e organizza i Weekend di Bellezza, giornate residenziali di formazione sull’ecologia integrale. “Facciamo parte della rete internazionale delle Comunità Laudato Si’. Inoltre, abbiamo avviato un progetto di coltivazione di orti con la tecnica della permacultura e siamo associati a una comunità di supporto agricolo, fondata da uno dei membri della comunità”.

Sul versante dell’agricoltura rispettosa dell’ambiente si pone anche l’esperienza di Alessandro Samardi, socio di una cooperativa sociale di Pozzo d’Adda, Ellepikappa che si occupa di accoglienza migranti, attività assistite con animali, assistenza ai disabili. “Qualche anno fa abbiamo sentito il bisogno di rivolgerci all’agricoltura, sia per recuperare l’ambiente delle nostre campagne, che oggi sono per lo più maltenute, sia per dare la possibilità di offrire sul mercato locale prodotti km0”, racconta. “Così nel 2019 abbiamo acquisito un terreno di un paio di ettari nel comune di Inzago. Nel 2020 abbiamo iniziato a coltivare ortaggi e oggi coltiviamo circa una sessantina di ortaggi diversi, stagionali e certificati biologi, dando lavoro ad alcuni ragazzi migranti che abbiamo assunto a tempo indeterminato. In questo modo vogliamo garantire la dignità del lavoratore da un lato, ma anche la biodiversità e la salubrità del prodotto”.

Da sinistra: Alessandro Savardi, Davide Lagravinese, Arianna Biguzzi, Andrea Farina

Quale lavoro per i giovani?

Modelli economici più attenti al buon uso delle risorse ambientali ci sono. Il problema forse è diffonderli su ampia scala. Può essere questo il compito da affidare alle giovani generazioni? Il mondo del lavoro si affida a loro? I giovani riescono a farsi largo nel mondo del lavoro?

Risponde con qualche dato statistico Davide Lagravinese, giovane sindacalista della CISL, che fa il punto sui lavoratori somministrati (tramite agenzie) e i lavoratori autonomi. “Oggi i dati dicono che il 47% dei lavoratori per agenzie per il lavoro è giovane, ossia di età compresa tra i 18 e i 30 anni, anche se negli ultimi anni la fascia 18-24 risulta in diminuzione, a causa dell’aumento della durata dei percorsi di studio, ma anche della disoccupazione giovanile e dell’invecchiamento demografico”, sottolinea Lagravinese. “Si registra un aumento delle dimissioni volontarie: segno che si cerca qualcosa di meglio, ma anche che il mercato del lavoro è più dinamico. Evidenziamo inoltre una polarizzazione delle competenze: da un lato i lavoratori high skilled, impiegati nei settori che richiedono specializzazione, dall’altro i low skilled, come i rider, i lavoratori nella logistica, quelli dei call center, che richiedono minori competenze. Molto vivace è il settore dei freelancer: tanti giovani scelgono di aprire una partita iva per fare ciò che hanno sempre sognato”.

Insomma i giovani italiani ‘ci stanno provando’. Un ruolo cruciale però è rivestito dalla formazione: “Occorre un dialogo continuo tra aziende e università sul tipo di competenze richieste dal mercato del lavoro”.

La sfida: cambiare il mondo

Ai giovani si rivolge con un appello accorato Mario Agostinelli, vice presidente dell’associazione Laudato Si’, chiamandoli a guidare un processo di cambiamento che si è messo in moto ma ancora non riesce a essere incisivo su larga scala: “In incontri come questi si viene a contatto con una serie di realtà ed esperienze che su piccola scala portano avanti un cambio di civiltà, privilegiando la dimensione comunitaria rispetto all’individualismo, mettendo in atto un rapporto più armonico con la natura”, sottolinea Agostinelli. “Il problema è che queste nuove prassi, portatrici di un cambio di civiltà, si fermano al livello dei singoli circoli, comunità, cooperative. Ancora non riescono a cambiare il mondo. Il papa con la Laudato Si’ chiede invece un salto di qualità: abbandonare il modello di sviluppo portato avanti fino a ora, perché la natura non deve essere dominata dall’uomo ma bisogna vivere in armonia con l’ambiente che ci circonda. La sfida che affidiamo ai giovani è proprio questa: creare una massa critica che possa davvero cambiare le cose”.

Una sfida per nulla semplice.

Arianna Biguzzi e Andrea Farina di Fridays for Future fanno appello all’intergenerazionalità, al dialogo tra generazioni su tematiche, come quelle ambientali, che spesso no vengono insegnate nei percorsi di formazione e che invece ora sono da tenere in considerazione in ogni settore.

Davide Lagravinese della CISL raccoglie l’appello al fare comunità, sottolineando come anche nella precarietà se si condivide un’esperienza a livello sindacale si ottengono importanti risultati.

“Oggi la politica fa acqua da tutte le parti”, sottolinea Davide Brambilla della comunità Pachamama. “Per questo le comunità devono mettersi insieme, scendere in campo. L’associazionismo in Italia è frammentato in tante realtà che fanno cose straordinarie, ma ancora mancano i segmenti di congiunzione per riuscire a avere peso politico. La transizione ecologica è un’occasione di bellezza: bisogna uscire dalla mentalità dell’Antropocene capire che possiamo essere custodi del mondo, non predatori”.

La sfida riguarda proprio la dimensione di comunità, ripresa dallo stesso Francesco nella successiva enciclica “Fratelli Tutti” del 2020: in fondo, come sottolinea Mario Agostinelli, la sfida della trasformazione ecologica consiste anche nel far prevalere la dimensione della fraternità su quella della libertà del singolo.

Buone pratiche per un futuro migliore

Le buone prassi già in atto in diversi ambiti in Brianza sono state protagoniste nel corso di tutta la Settimana della Carità, attraverso le ‘pillole’ serali trasmesse da martedì 8 marzo a venerdì 10 marzo negli incontri serali ‘dopo il TG’.

Nel mondo agricolo e del consumo, con la rete dei G.A.F. e la Coop. Agricola “Ortofficina” di Nova Milanese

Nel mondo del sociale con l’esperienza dell’Operazione Mato Grosso:

 

Nella cultura e nel mondo educativo, con il movimento Scout:

Nel campo dei servizi con l’esperienza delle Comunità Energetiche.

 

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