Corridoi umanitari: un progetto ecumenico. E italiano

profughidi Francesca Radaelli

“È come un accordo di pace, perché permetterà di salvare tante vite umane”. Così il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha commentato la firma del protocollo d’intesa – tra il Ministero degli Esteri, il Ministero dell’Interno, la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Tavola Valdese – che ha permesso l’avvio dei primi corridoi umanitari di profughi verso l’Italia.

Il progetto consentirà, per il momento, a mille profughi – attualmente in Marocco, Libano ed Etiopia – di giungere nel nostro Paese con visti rilasciati per “motivi umanitari” a spese delle stesse associazioni, dunque senza oneri economici per lo stato. I profughi potranno così raggiungere l’Italia in modo legale e soprattutto sicuro, evitando di dover affrontare i viaggi della morte nel Mediterraneo. Una “buona pratica” che nasce da realtà della società civile italiana e che, secondo le tre sigle che hanno firmato l’accordo, potrebbe costituire un modello replicabile anche in altri paesi europei.

Come funziona

Chi potrà usufruire dei corridoi umanitari? Il progetto si rivolge ai profughi in condizioni di “vulnerabilità”: donne sole con bambini, vittime potenziali della tratta di essere umani, anziani, persone affette da disabilità o serie patologie, e soggetti riconosciuti dall’UNHCR come rifugiati.
In conseguenza dell’accordo verranno istituiti uffici in Marocco, in Libano e in Etiopia per profughi provenienti da Siria e Paesi dell’Africa Subsahariana. Qui saranno compilate le liste delle persone “in condizioni di vulnerabilità” che verranno poi trasmesse alle autorità consolari italiane per il rilascio di visti a “territorialità limitata” (quindi solo per l’Italia). Ai profughi, una volta arrivati in Italia, si offrirà anche un programma di integrazione che prevede l’apprendimento della lingua italiana, l’avviamento al lavoro e l’iscrizione a scuola per i minori. I profughi verranno accolti in Piemonte, Sicilia, Toscana a Roma, dove la comunità di Sant’Egidio utilizzerà anche la sua rete di scuole di lingua e cultura italiane per integrare le persone che giungeranno e i suoi corsi di mediatori culturali. Aiuteranno anche altre associazioni come “Papa Giovanni XIII” presente nei campi profughi al confine tra Siria e Libano.

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Chi paga?

Le spese per i viaggi, in aereo o in nave, per l’ospitalità e l’assistenza legale saranno tutte a carico delle associazioni, in larga parte con l’8 per mille della Tavola Valdese e con fondi della Comunità di Sant’Egidio, anche grazie ad una colletta straordinaria che verrà realizzata per questo Natale in tutto il mondo. Si tratta dunque di un progetto ecumenico che vede insieme la Chiesa cattolica e le Chiese evangeliche, totalmente autofinanziato da queste associazioni.

La questione sicurezza

Il progetto garantisce un livello maggiore di sicurezza e di controllo rispetto alle modalità di identificazione dei migranti che giungono nel nostro paese sui barconi. Tutte le persone che entreranno infatti riceveranno un visto dalle ambasciate, quindi saranno controllate. La lista delle persone che entreranno sarà vagliata dal Ministero dell’Interno, che darà autorizzazione sulla lista nominativa, e poi verranno fatti tutti i controlli che normalmente sono fatti per la concessione dei visti. Le impronte digitali, per esempio, non verranno prese al momento dell’arrivo, ma prima di partire.

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Nel segno della misericordia

“E’ molto significativo avere realizzato questo progetto ecumenico con le comunità evangeliche italiane e anche che parta proprio all’inizio del Giubileo della misericordia”, ha sottolineato Marco Impagliazzo della Comunità di Sant’Egidio nel corso della presentazione dell’iniziativa che si è tenuta a Roma lo scorso 16 dicembre.
Alle sue parole hanno fatto eco quelle del presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Luca Maria Negro, che ha espresso la sua soddisfazione per il progetto perché “non è più possibile che ancora oggi in Italia non ci sia posto per una madre che deve partorire”, proprio come la madre di Gesù a Natale, e ha sottolineato che la presenza degli stranieri in Italia “non è solo questione di accoglienza ma arricchisce il nostro Paese anche dal punto di vista economico e del sistema pensionistico”.
Il moderatore della Tavola Valdese Eugenio Bernardini, ha raccontato che tutto parte dalla presenza delle Chiese evangeliche, di Sant’Egidio e di altre associazioni a Lampedusa, dal loro dire “basta” alle morti in mare e alla ricerca, da oltre un anno a questa parte, di soluzioni alternative.

Forse una siamo riusciti a trovarla.

Francesca Radaelli

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