Costruire insieme la cultura dello sport

chierico-idem_w“La cultura sportiva? È inutile lamentarsi dicendo che in Italia non c’è. La cultura sportiva non è un dato di fatto, ma qualcosa che sta a ciascuno di noi creare e plasmare. Ed è giusto che ci impegniamo a farlo, a tutti i livelli, su piccola e grande scala”. Parola di Josefa Idem, intervenuta ieri, sabato 26 novembre,  al  convegno  dal titoloSport e diritti umani”, organizzato all’Urban Center di Monza dalla UPF Monza e dall’Uisp, Unione italiana sport per tutti. Parlamentare italiana, ex ministra dello Sport, ma soprattutto grandissima sportiva, con una sfilza di medaglie olimpiche all’ attivo e il primato di aver partecipato a ben otto edizioni dei Giochi, l’ex canoista olimpica a Monza ci arriva in treno, puntualissima: “Oggi ho deciso di parlare di sport e pace come sportiva, non come politica, perché ho sperimentato come spesso l’esperienza politica in Parlamento sia tutt’altro che pacifica e corretta”, esordisce.

E, partendo dalle proprie esperienze di mamma, racconta di come lo sport possa essere utilizzato per educare i ragazzi sin da piccoli, per esempio proponendo a due bambini un po’ esagitati di fare la lotta sul letto, però secondo regole precise. Oppure spiegando al proprio figlio che si è parte di una squadra anche se si sta in panchina durante la partita di calcio. Ma Josefa Idem, che è tedesca per nascita, parla anche dei migranti approdati nella sua Germania, di un’integrazione possibile anche attraverso lo sport e delle barriere per via delle quali un giovane ghanese in attesa del diritto d’asilo non può giocare le partite di football al di fuori della propria provincia.

Da sinistra: Josefa Idem, Silvano Appiani, Carlo Chierico

Interpellata sulle politiche dello sport che sta portando avanti in Parlamento,  si dichiara soddisfatta per l’approvazione della legge sullo Ius soli sportivo di cui è stata relatrice, anche se puntualizza: “Abbiamo ritardato un anno per la difficoltà a calendarizzarla, visto che sembra sempre esserci qualcosa di più prioritario dello sport”.  E si esprime negativamente sugli emendamenti relativi allo sport inseriti in Legge di bilancio: “Tutti insieme rappresentano una piccola riforma, che però è calata dall’alto e non nasce dal dialogo costruttivo con tutti gli interlocutori che avevo avviato da ministra dello sport.

E che continuo a ritenere indispensabile per creare un sistema virtuoso intorno allo sport italiano, dall’attività motoria nelle scuole sino alle federazioni sportive”.

Un linguaggio universale, che può diventare determinante veicolo di integrazione sociale e di crescita per i giovani. Ma che perché ciò accada e continui ad accadere deve essere opportunamente valorizzato e sostenuto. È questa l’idea di sport che emerge dagli interventi di tutti  i numerosi partecipanti alla mattinata, condotta da Carlo Chierico, presidente UPF Monza, e Silvano Appiani, consigliere comunale con delega allo sport.

È proprio quest’ultimo a introdurre il convegno: “Dalle olimpiadi dell’antica Grecia, che determinavano una tregua armata tra le città e la sospensione di ogni guerra, alla diplomazia del Ping Pong tra Nixon e Mao nel secondo Dopoguerra, sino al rugby per lottare contro l’apartheid nel Sudafrica di Nelson Mandela, lo sport ha sempre rappresentato un’occasione importantissima per promuovere pace e diritti”. Parole cui fanno eco quelle del sindaco Roberto Scanagatti, che ha voluto essere presente all’apertura del convegno:  “La giornata di oggi è una bellissima testimonianza del lavoro che tante piccole realtà portano avanti sul territorio di Monza per promuovere il significato migliore dello sport”. E accanto agli interventi ‘istituzionali’ come quelli di  Enrico Radaelli, presidente del Comitato Monza Brianza del CONI e Carlo Zonato, presidente UPF Italia, sono proprio queste piccole realtà a raccontarsi.

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E così Carlo Chierico parla dell’entusiasmo dei giovani partecipanti al Trofeo della Pace, la manifestazione organizzata da UPF Monza giunta ormai all’11esima edizione, dei dialoghi fitti fitti tra egiziani e tibetani al termine della partita che li ha visti contrapposti, ma anche delle difficoltà burocratiche ed economiche che stanno dietro l’organizzazione di queste manifestazioni. Difficoltà ricordate anche da Antonio D’Ovidio, che allena i ragazzi del Centro Mamma Rita, che spesso non possono giocare perché non hanno i documenti, anche se magari avrebbero un grandissimo talento, ma che attraverso lo sport imparano anche un po’ di italiano.

E soprattutto imparano delle vere lezioni di vita, come quella di essere eletto il migliore giocatore anche senza aver segnato nessun goal. Prendono la parola Martina, Christopher e Dalia, giovani partecipanti al Trofeo della Pace, ma anche Titti, che coordina la scuola di pallavolo del Centro islamico, Tommaso Castoldi, operatore di accoglienza del Consorzio Comunità Brianza, che racconta di come lo sport possa essere davvero un’occasione di integrazione per i migranti ospitati sul territorio, Antonio Lisca, responsabile dirigenti Progetto Yaka Volley, attivo dal 2007 tra le province di Como e Varese, la giornalista Arianna Monticelli de “Il Cittadino”;  Paolo Piffer, consigliere comunale a Monza.

I Patrini
I Patrini

Viene letto il messaggio di Alessandra Borgonovo, vice presidente della Lega Pro e presidente della Fondazione Stefano Borgonovo, proiettato il videomessaggio di Anna Maria Mazzetti,  campionessa italiana di triathlon, mentre Alexander Djomo Wafo, ex calciatore della nazionale del Camerun a Italia 90, racconta in un italiano impeccabile di come da ‘uomo nero’ guardato con sospetto sia riuscito a conquistare l’attenzione e la meraviglia di una squadra di bambini.

Presenti anche numerosi membri della squadra de I Patrini di Malnate, vincitori del campionato nazionale di baseball per ciechi, che spiegano le regole del gioco per i non vedenti e raccontano che cosa voglia dire per chi nella propria quotidianità deve essere sempre accompagnato e guidato da qualcuno poter correre libero durante la pratica dello sport.

In chiusura, arriva l’appello di Dino Dolci, ex assessore allo sport e già vice presidente Associazione Italiana Allenatori Calcio: “Non dobbiamo restare confinati nel nostro orticello, ma lavorare insieme perché tutte le piccole buone pratiche abbiamo visto oggi si trasformino in un grande sistema virtuoso. E perché sia valorizzato, anche a livello di politica dello sport, il contributo dato dal volontariato e dal terzo settore”.

Francesca Radaelli

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