di Daniela Annaro
Quasi tre milioni di cittadini italiani sono stati vittima di un medico o di un infermiere o di un operatore sanitario che ha chiesto loro denaro o regali per avere diritto e accesso ad una normale – e dovuta – prestazione sanitaria. Lo denuncia Transparency International Italia, che, in collaborazione con Censis, Ispe Sanità e Rissc, ha messo a punto il progetto «Curiamo la corruzione» , finanziato nell’ambito della Siemens Integrity Initiative.
La situazione messa a fuoco da Trasparency è estremamente preoccupante. L’unico dato positivo è che questo tipo di illegalità e corruzione è emerso. Secondo il rapporto, le famiglie vittime di corruzione in sanità sono state 107.000 solo nell’ultimo anno, il 2017 che, peraltro, non è ancora concluso. Una forma di illegalità e di violenza che viene esercitata su soggetti particolarmente deboli ed esposti. Una tangente sulla salute! Trasparency International Italia afferma che:
Si tratta di pratiche diffuse ovunque, ma particolarmente nelle regioni del Mezzogiorno e nelle periferie delle aree metropolitane. Nel 69% dei casi a effettuare la richiesta è stato lo stesso medico, nel 10,9% un infermiere e nel 19,6 % altro personale sanitario. Si tratta di episodi che in genere avvengono sul luogo di lavoro, di fronte a colleghi che assistono senza avere la forza di intervenire. Sarebbero quasi 2 milioni le persone a cui è capitato di assistere a scambi illeciti sul luogo di lavoro. Solo l’11,8% lo ha segnalato a un superiore e l’1,9% al responsabile anticorruzione, nominato in tutte le amministrazioni pubbliche in base alla Legge 190/2012.
Proprio in questa direzione, cioè per incentivare la denuncia di comportamenti illeciti, lo scorso 15 novembre è stata approvata la legge “Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato”. Un obiettivo ambizioso come ambizioso è il progetto Curiamo la corruzione.
Per raggiungere questo obiettivo da tre anni a questa parte sono state realizzate diverse attività che mirano ad aumentare la consapevolezza sul fenomeno della corruzione, a formare il personale delle aziende sanitarie e ospedaliere, a implementare e testare strumenti innovativi e modelli organizzativi specifici. Le strutture sanitarie partner del progetto sono la Asl di Bari, la Ao Brotzu di Cagliari, il Policlinico Vittorio Emanuele di Catania, la Asp di Catanzaro, la Asst di Melegnano e Martesana, la Aou San Luigi Gonzaga di Orbassano, la Asp di Ragusa, la Aou San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, la Ats della Sardegna, la Asp di Siracusa, la Usl Toscana Sud Est (Arezzo, Grosseto e Siena) e la Apss di Trento.