di Donatella Di Paolo *
Darleen è minuta e con fatica tiene sotto braccio la mamma Adelphine.
Adelphine ha 50 anni ed ha il busto deformato da una enorme massa al seno del diametro di 20 centimetri. Zoppica perché il suo corpo è trascinato verso il basso da questa tumefazione e si lamenta sommessamente per il dolore.
Ha un cappellino in testa con la visiera perché non vuole che si vedano i suoi occhi piangere.
“Non ho mai visto nulla di simile, nemmeno sui libri di testo – dice il dottor Enrico Cassano arrivato dall’Italia e responsabile del progetto di prevenzione e cura del cancro al seno. Quello che é impressionante anche da vedere è il risultato di un piccolo nodulo comparso 8 anni fa. Ma Adelphine ha avuto altro da fare nella sua vita. Doveva tirare su sei figli dopo che il marito l’aveva lasciata.
Qualcuno due anni fa le aveva detto che avrebbe potuto farsi curare .Ma ci volevano 300 dollari e lei che vendeva ortaggi al mercato spesso digiunava perché i figli venivano prima della sua fame. Figurarsi se poteva occuparsi di un nodulo grande come una noce. Ma un giorno il dolore le ha impedito anche di camminare. E allora ha fatto l’unica cosa che le è venuta in mente.
Si è seduta per strada su una sedia e ha mostrato quello che il suo seno era diventato. Con una mano si sorreggeva con l’altra chiedeva l’elemosina.
Finché qualche mese fa una delle nostre health promoters, Rosemene, è stata avvisata e portata da Adelphine. Che viene portata al Saint Luke hospital accompagnata dalla figlia più piccola.
E proprio la figlia, nella sala di aspetto, vede il nostro manifesto sull’autopalpazione. Ha una piccola massa e dolore alla spalla ma credeva fosse tutto causato dall’allattamento. Parla con una delle nostre promoters. Viene subito visitata e sottoposta ad ecografia. Darleen ha un tumore.
Ma viene curata. Subirà una mastectomia, ma vivrà. E’ arrivata in tempo.
Deve ringraziare la sua mamma. Per lei ormai rimane poco tempo. Ma come spesso accade in tutto il mondo e quindi anche in uno dei paesi più poveri del pianeta come Haiti un grande dolore non sarà stato inutile.
Adelphine morirà ma Darleen vivrà e le sue figlie avranno sempre un posto dove andare gratuitamente a farsi controllare. Si chiama prevenzione. È sinonimo di vita. Una parola della quale fino ad un anno fa qui non sapevano neppure l’esistenza.
*Donatella Di Paolo, giornalista e scrittrice, è volontaria della Fondazione Francesca Rava, NPH Italia Onlus – fondazione impegnata ad Haiti, uno dei paesi più poveri del pianeta, come in altre nazioni sudamericane. Dal 2015, a Port-au-Prince, all’ospedale di Saint Luc, grazie all’impegno volontario di Enrico Cassano, direttore della Divisione di Radiologia Senologica dell’Istituto Europeo di Oncologia, ha preso avvio – e oggi è una realtà molto concreta – un progetto di prevenzione, diagnosi e cura del tumore al seno, seconda causa di mortalità delle donne haitiane. Un progetto sostenuto da Women for Haiti e dalla Fondazione Umberto Veronesi, oltreché, ovviamente, dalla Fondazione Rava.