Dall’Etiopia in Europa: un corridoio possibile

di Francesca Radaelli

Aprire il primo corridoio umanitario dall’Africa verso l’Europa. Questo l’obiettivo della  missione operativa congiunta di Caritas Italiana e Comunità di Sant’Egidio che in questi giorni si sta svolgendo ad Addis Abeba. Un’iniziativa che si colloca nel solco del protocollo siglato a Roma il 12 gennaio 2017 e che si svolge mentre a Ginevra dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) rende noto che dall’inizio dell’anno ben 42.974 migranti e rifugiati sono giunti in Europa via mare e i morti durante i cosiddetti ‘viaggi della speranza’ sono stati 962, L’85% degli arrivi è stato registrato in Italia (36.703) e anche il più alto numero di morti è segnalato sulla rotta del Mediterraneo centrale (898).

Gran parte di queste persono fuggono dal continente africano e proprio sull’Africa si focalizza il Protocollo di intesa con lo Stato italiano, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana – che agisce attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes – e dalla Comunità di Sant’Egidio, è finanziato con fondi CEI 8×1000 e prevede il trasferimento dai campi etiopici di 500 profughi Eritrei, Somali e Sud sudanesi in due anni.

La vice ministro degli Esteri etiope, Hirut Zemene, incontrando la delegazione italiana, ha sottolineato la generosità di questa operazione umanitaria rivolta alle persone più vulnerabili e la rilevanza dell’impegno dell’Italia e della sua società civile verso i migranti in questo periodo particolarmente complesso.

I diversi momenti della visita sono stati accompagnati dall’ambasciata italiana in Etiopia, che giocherà un ruolo importante nello sviluppo operativo del progetto e il progetto ha raccolto il sostegno anche dell’arcivescovo metropolita di Addis Abeba e Presidente della Conferenza episcopale di Etiopia ed Eritrea S.Em. Card. Berhaneyesus Souraphiel e da Caritas Etiopia., ha accompagnato tutti i momenti della visita.

Piena collaborazione è stata offerta dalle agenzie dell’ONU impegnate nella gestione dei rifugiati, UNHCR e OIM, come pure dall’ARRA,  l’agenzia di Stato che si occupa degli oltre 850.000 rifugiati presenti in Etiopia, paese leader in Africa nell’accoglienza di profughi.

La missione prosegue in questi giorni con una prima ricognizione nei campi in Tigrai, al confine con l’Eritrea, facilitata dalla ONG Gandhi Charity.

In giorni in cui sui drammi nel Mediterraneo e sui salvataggi in mare imperversano polemiche infuocate, sembra aprirsi una possibile alternativa. Uno spiraglio di speranza, in forma di corridoio.

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