di Marco Riboldi
Sarà che per me sono stati anni fantastici; sarà che quando si guarda indietro è facile vedere tutto rosa; sarà quel che sarà, ma io credo che questo COVID stia rubando tanto ai nostri adolescenti.
L’altro giorno sono passato davanti al mio vecchio liceo e mi è venuto spontaneo pensare a cosa avrei perso, se avessi vissuto una pandemia all’epoca.
Devo dire che mi sono quasi spaventato: vorrei avere una capacità poetica per meglio descrivere quel che ho provato.
Ma se penso alle speranze di quel tempo, ai sogni sognati nei corridoi della scuola e nelle salette fumose di mille riunioni…
Se penso ai libri percorsi con mille domande e con tanta passione, in pomeriggi solari e in notti febbrili che sottraevano le ore ai mattini…
Se penso alle canzoni, che erano come dialoghi intessuti di note, trame dell’armonia del quotidiano…
Ecco, se ripenso a tutto questo, il deserto silenzioso di quell’edificio mi fa paura e tristezza.
E poi penso agli incontri personali che oggi scarseggiano per quegli adolescenti.
A me vengono in mente le ragazze di allora, gli sguardi ammiccanti, gli occhi limpidi, i sorrisi che scaldavano il cuore.
E quei momenti magici, quando leggevo nei loro volti che, forse, anch’io ero un abitante dei loro sogni.
E poi gli amici, i compagni di viaggio di quegli anni in cui tutto è possibile.
Poi, si sa, qualcuno attraversando le età si è perduto, qualcuno sarà rimasto il ragazzo di allora, ci sarà chi ha incontrato più gioie, chi più dolori e addirittura qualcuno ha già concluso la sua strada.
Però, anche se oggi molte tracce si sono confuse o smarrite nelle pieghe del tempo, niente e nessuno può togliermi quegli incontri.
Ma gli adolescenti di oggi? Quanto stanno perdendo di tutto questo? E quale sarà il prezzo?
Non so dirlo, ma davanti a quel cancello mi rammarico per loro e spero davvero di tornare presto a vedere le stesse illusioni, gli stessi sogni, gli stessi sorrisi, migrati su volti, su labbra, su mani che non son più le nostre.