Donne, che storia! Ada Lovelace

di Francesca Radaelli

E’ stata definita addirittura la prima donna programmatrice della storia. Sicuramente fu colei che per prima riuscì a intuire le potenzialità dell’informatica osservando un rudimentale prototipo di calcolatore.

È passata alla storia come Ada Lovelace ed è divenuta il simbolo delle donne capaci di farsi largo nelle discipline STEM. A lei è infatti intitolata la giornata internazionale dei successi delle donne nella scienza, tecnologia, ingegneria e matematica: l’Ada Lovelace Day (ALD) che si celebra il secondo martedì di ottobre. Il suo nome di nascita era però Ada Augusta Byron: era figlia del famosissimo poeta Lord George Byron e nacque in Inghilterra nel 1815.

Una formazione scientifica

Sua madre, Anne Isabelle Milbanke, era un donna aristocratica colta e appassionata delle scienze, che fu determinante per la formazione di Ada. Poco dopo la nascita della figlia si separò dal marito, che di lì a poco avrebbe lasciato l’Inghilterra, in fuga dai propri creditori: Ada non conobbe mai il suo celebre padre. Forse anche per distoglierla dalle pericolose inclinazioni poetiche di quest’ultimo, Lady Milbanke volle che la figlia ricevesse un’educazione scientifica e assunse come precettrice Mary Somerville, nota matematica e astronoma scozzese. Ada si appassionò così alla matematica e al calcolo, nonostante la salute cagionevole. Per tutta la vita la sua salute si sarebbe mantenuta malferma, portandola a sviluppare una vera e propria dipendenza da oppiacei.

Con la madre, Ada compì diversi viaggi nelle regioni più industrializzate del Paese e rimase affascinata dai macchinari innovativi utilizzati nell’industria tessile inglese. A colpirla particolarmente fu il telaio meccanico di Joseph Marie Jacquard, il cui funzionamento era basato su delle schede perforate.

Conobbe fin da giovane alcuni dei più importanti scienziati della sua epoca, tra cui Michael Faraday, con alcuni di loro iniziò a intrattenere anche degli scambi epistolari.

Il nome di Lady Lovelace si deve al suo matrimonio: Ada si sposò infatti con William King-Noel, conte di Lovelace

Il calcolatore di Babbage

Ma a cambiarle la vita fu l’incontro con il matematico Charles Babbage, conosciuto a una delle feste di società che Ada era solita frequentare insieme alla madre. Babbage aveva progettato un calcolatore meccanico che oggi viene considerato l’antenato dell’attuale computer, in grado di calcolare tavole di funzioni numeriche attraverso il metodo delle differenze. Ada ne rimase affascinata: si convinse che un giorno le macchine avrebbero avuto il potere di cambiare la vita delle persone. Anche se fu Babbage a progettare il calcolatore, si deve all’intuito femminile di Ada – o alla visionarietà poetica che abitava nei geni della figlia di lord Byron – la capacità di prevederne il potenziale rivoluzionario.

Nel 1842 Ada pubblicò sulla rivista Scientific Memoirs la traduzione di un articolo dell’ingegnere militare italiano Luigi Menabrea sulla macchina analitica di Babbage. Ma all’articolo lady Lovelace volle aggiungere molte proprie annotazioni, firmate solo con le iniziali A.A.L. per nascondere la propria identità. In esse, che costituiscono l’unica opera scritta di lady Lovelace, è contenuta tutta l’originalità del pensiero di Ada, capace di anticipare concetti che sarebbero diventati parte di un mondo che alla sua epoca era ancora a venire.

Le intuizioni di lady Lovelace

Nelle note di Ada Lovelace è illustrato, per esempio, ciò che oggi sarebbe il concetto di algoritmo informatico. Ada prese come riferimento i numeri di Bernoulli: essi, costituiti da una serie infinita di cifre, consentono di descrivere, attraverso un diagramma, le operazioni che la macchina di Babbage avrebbe dovuto eseguire per poterle calcolare. Ada aveva intuito il concetto informatico di “iterazione”: un gruppo di istruzioni che devono essere eseguite più volte. Ma formulò anche l’idea di una macchina che si potesse programmare e riprogrammare per eseguire non soltanto i calcoli, ma anche altri compiti che fossero esprimibili attraverso dei simboli. O meglio attraverso le schede perforate del telaio Jacquard, che l’avevano tanto affascinata durante le visite compiute alle industrie britanniche.

Babbage non riuscì a convincere il governo inglese a finanziare la costruzione della sua macchina e morì in miseria. Ada, sempre più malata e dipendente dall’oppio, sprofondò nel vizio del gioco e nella vita sregolata, sperperando a sua volta gran parte dei propri beni. Morì a trentasei anni, come suo padre lord Byron. E, non avendolo mai conosciuto, volle essere sepolta accanto a lui.

Nel 1979 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti decise di denominare “ADA” un innovativo linguaggio di programmazione per grandi sistemi di calcolo.

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