di Francesca Radaelli
Come avviene, nel dettaglio, la trasformazione di un bruco in farfalla? Quali sono le forme intermedie di questa metamorfosi? Questa domanda affascinò a tal punto Anna Maria Sibylla Merian, giovane pittrice del Seicento, da trasformarla in una vera e propria scienziata. Più precisamente, in una naturalista, una ricercatrice, disposta ad attraversare l’oceano per studiare gli insetti.
Anna Maria nacque a Francoforte sul Meno, in Germania, nel 1647. Dopo la morte del padre, sua madre si sposò con Jakob Marell, un pittore di fiori che insegnò alla bambina diverse tecniche di disegno, incisione e pittura. Da adolescente Anna Maria amava disegnare immagini di piante e insetti, in modo realistico e dettagliato, osservandoli direttamente nel loro ambiente naturale.
La passione per gli insetti
A 18 anni si sposò con Johann Andreas Graff, a sua volta disegnatore, e si appassionò allo studio degli insetti, che fino ad allora erano stati trascurati dalla ricerca scientifica anche perché ritenuti creature diaboliche dalle superstizioni popolari. Merian era affascinata in particolare dai bruchi e iniziò a studiarne il comportamento e le fasi attraverso cui si trasformano in farfalle. Proprio le diverse fasi di questa metamorfosi divennero il soggetto prediletto delle sue illustrazioni.
Nel 1679 Maria Sibylla Merian pubblicò l’importante libro “La meravigliosa metamorfosi dei bruchi e il loro singolare nutrirsi di fiori”, in cui era descritto e illustrato lo sviluppo di quasi 200 farfalle e dei fiori utilizzati per il loro nutrimento.
Il trasferimento ad Amsterdam
Dopo essersi separata dal marito, si trasferì ad Amsterdam, dove iniziò a frequentare un gruppo di naturalisti e collezionisti. Con costoro riuscì a dare vita a un vero e proprio laboratorio di studio, in cui erano custodite diverse collezioni di insetti. Molti esemplari di queste collezioni provenivano dalla colonia olandese della Guyana (oggi Suriname), in America Meridionale. Affascinata da questi luoghi lontani e spinta dal desiderio di approfondire ulteriormente i suoi studi, Maria Sibylla Merian decise di organizzare un viaggio nell’America del Sud.
La spedizione in Sudamerica
Così, nell’estate del 1699 Merian raggiunse il Suriname, approdando, dopo tre mesi di navigazione, nella città di Paramaribo, che era abitata da amerindi indigeni e africani portati come schiavi dai coloni olandesi. Riuscì a esplorare ampie porzioni di territorio nelle diverse stagioni, raccogliendo esemplari di diversi insetti e di rettili per i propri studi. Al ritorno da ogni spedizione era solita disegnare illustrazioni e tavole con le riproduzioni di quanto aveva osservato e catalogato. Instaurò delle relazioni amichevoli con le popolazioni locali, grazie a cui, oltre alla possibilità di compiere le sue spedizioni, riuscì anche a scoprire le proprietà curative di alcune piante. In particolare studiò quelle della Flos pavonis, i cui semi venivano utilizzati dalle donne per accelerare il travaglio durante le doglie.
Ma non solo. Le sue osservazioni e annotazioni furono dirette anche verso il comportamento delle indigene e delle schiave nere provenienti dalla Guinea e dall’Angola, che spesso si suicidavano convinte di rinascere nel loro paese dove avrebbero finalmente conquistato la libertà.
“La metamorfosi degli insetti del Suriname”
Ammalatasi di febbre gialla, Merian dopo circa due anni fu costretta a tornare ad Amsterdam, dove quattro anni dopo pubblicò uno dei suoi lavori più conosciuti: la “Metamorfosi degli insetti del Suriname”.
Nel libro descriveva con i suoi disegni le fasi di trasformazione degli insetti, dal loro stato larvale al pieno sviluppo. Il volume era corredato di tavole e descrizioni dettagliate, ma era scritto in tedesco e non in latino, l’unica lingua all’epoca accettata dagli uomini di scienza. Fu anche questo fattore a impedire all’opera di essere pienamente accolta dalla comunità scientifica.
Pittrice, entomologa, esploratrice, Anna Maria Sybilla Merian fu soprattutto una donna eccezionalmente indipendente e curiosa per il suo secolo, disposta a seguire letteralmente fino in capo al mondo la sua passione per il mondo vastissimo, ma allora quasi sconosciuto, degli insetti e delle loro trasformazioni.