di Virginia Villa
Cesira Pardini, testimone della strage di Sant’Anna di Stazzema, è morta all’età di 96 anni.
La sua morte segna una perdita grandissima per la memoria dell’eccidio compiuto il 12 agosto del 1944 dai nazisti con l’aiuto dei fascisti.
L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema
L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema fu un terribile crimine di guerra compiuto dai soldati tedeschi di tre compagnie delle SS con l’aiuto di alcuni collaborazionisti italiani fascisti.
La strage ebbe inizio il 12 agosto del 1944 quando i tre reparti circondarono il paesino di Sant’Anna, mentre un quarto si posizionò più a valle per impedire ogni via di fuga.
E’ importante ricordare che solo qualche giorno prima, agli inizi di agosto, Sant’Anna era stata dichiarata zona bianca dai tedeschi e quindi era un luogo in grado di accogliere popolazione civile sfollata; i patti non furono rispettati e, in poco più di tre ore, furono massacrate 560 persone.
Non si trattò di rappresaglia in risposta ad una azione del nemico, ma – come accertò la magistratura militare italiana – fu un atto terroristico premeditato con il duplice obiettivo di annientare la volontà della popolazione e distruggere un intero paese per rompere ogni collegamento fra i civili e le formazioni partigiane presenti in quei luoghi.
Il coraggio di Cesira Pardini
Cesira Pardini aveva 18 anni quando si verificò la strage; è stata proprio lei ad accorgersi per prima dell’arrivo dei soldati. In una testimonianza, ricordò che insieme alle SS c’erano altri soldati italiani con una retina calata sul viso. “Ci hanno spinto contro il muro, con botte tremende. Con me c’era mamma con la mia sorellina Anna di venti giorni, Adele di quattro anni, Maria di sedici e Lilia di dieci. Spararono alla mamma che mi cadde addosso e morì. Avevano colpito anche me e il dolore era tremendo. Nel cadere sono andata a sbattere contro una porta che non era stata chiusa a chiave. Era la cantina e riuscii ad afferrare Anna e Adele, Lilia e Maria. Restammo là come paralizzate, non so per quanto tempo, ma sentivo che il fuoco divorava la casa e rischiavamo di morire bruciate. Scappammo. I tedeschi ci videro e spararono ancora. Poi silenzio. La mia sorellina Anna era in fin di vita. Morì dopo una settimana di agonia. La vittima più piccola della strage. Morì anche Maria“.
Il Parco Nazionale della Pace
Nel 1996, in memoria dell’eccidio di Sant’Anna, venne istituito il Parco Nazionale della Pace con l’obiettivo di mantenere viva la memoria storica ed educare e sensibilizzare le nuove generazioni ai valori della pace e della giustizia. Si estende sul territorio collinare circostante il paese, concentrandosi nell’area sacrale che, dalla piazza della chiesa e dal Museo Storico della Resistenza, attraverso la Via Crucis e il bosco circostante, giunge al Col di Cava, dove è posto il Monumento Ossario. Il parco, sia dal punto di vista morfologico sia funzionale, costituisce un connubio ideale tra ambiente, storia e memoria, grazie a uno stretto collegamento tra la natura incontaminata, i borghi e gli insediamenti sparsi sul colle e i luoghi dell’eccidio. Divenne luogo simbolo della memoria per la diffusione di una cultura di pace, attraverso iniziative, manifestazioni, mostre, convegni, a livello nazionale e internazionale.
Medaglia d’Oro al Merito Civile
Il 17 maggio del 2012 Cesira Pardini viene insignita della Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione:
“Nel corso di un rastrellamento e del successivo feroce eccidio perpetrato dalle truppe tedesche, insieme alla madre, alle sorelle ed altri vicini, veniva catturata e messa al muro ma, sebbene ferita dai colpi di mitragliatrice, riusciva a spingere le sorelle al riparo in una stalla retrostante. Successivamente, dopo aver tolto dalle braccia della madre uccisa anche la sorella neonata, le conduceva tutte in un luogo più sicuro, nei pressi del quale, pur nuovamente ferita dai militari in ritirata, individuava sotto un cumulo di cadaveri un bambino in tenera età ancora in vita, e lo traeva in salvo. Luminosa testimonianza di coraggio, ferma determinazione ed elevato spirito di solidarietà umana.”
Parole di Pace
Cesira Pardini ha vissuto la barbarie di una strage che ha distrutto un paese intero e gran parte della sua famiglia, ma mai nel suo cuore vi ha trovato posto l’odio. All’odio, Cesira ha sempre preferito la pace. Le sue parole, come la sua vita, sono una testimonianza viva che ci illuminano sull’importanza di guardare ad un futuro senza più guerre, violenze e prevaricazioni. Bisogna guardare ad un’Europa che proprio dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale ha fondato le sue basi di pace e solidarietà.
Le parole sono semi per compiere azioni importanti ed in questo periodo – con la guerra che si sta consumando in Ucraina – abbiamo bisogno di parole di pace, di solidarietà e di collaborazione tra i popoli. La storia insegna a chi vuole apprendere, è arrivato il momento di ascoltare e agire per cambiare le situazioni terribili che molte persone stanno vivendo ancora oggi.