di Daniela Zanuso
Della Rivoluzione francese la maggior parte di noi ricorda la data: 14 luglio 1789. Molti ricordano la ghigliottina, lo strumento di morte più emblematico di quel momento, piuttosto che la famosa frase attribuita a Maria Antonietta sulle brioches (non c’è nessuna prova che la regina abbia pronunciato quelle parole).
Pochi conoscono la storia di una giovane donna straordinaria che incarnò gli ideali femminili della Rivoluzione francese e ne denunciò il terribile disfacimento.
Olympe de Gouges ( il vero nome era Marie Gouze) nacque il 7 maggio 1748 a Montauban, nel sud della Francia, in una famiglia di modeste origini. A 17 anni fu costretta a sposarsi e nel giro di un anno era già vedova con un neonato. Lasciò la sua città natale per andare a vivere a Parigi dove cominciò a studiare, a frequentare salotti, circoli letterali e dibattiti politici.
A Parigi conobbe filosofi, scrittori, giornalisti e cominciò ad appassionarsi alla scrittura di commedie e testi teatrali che avevano tematiche antischiaviste e liberali. Ebbe grande successo una sua commedia dal titolo “L’esclavage des noir” (la schiavitù dei neri). Si dedicò con passione a molte questioni di carattere sociale, prima fra tutte l’emancipazione della donna e il suo ruolo nella società francese.
I suoi scritti trasudavano di idee illuministe. Allo scoppio della rivoluzione, Olympe sì lasciò trascinare dall’illusione di una lotta per i diritti di tutti. Sognò anche una costituzione che garantisse i diritti fondamentali degli emarginati, dei poveri, dei figli naturali, dei neri. Si batté per l’abolizione della pena di morte e per la schiavitù.
Quando Luigi XVI firmò la “Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino“, Olympe per tutta risposta scrisse la “Dichiarazione dei diritti della donna e della Cittadina“, nella quale veniva affermata l’uguaglianza dei diritti civili e politici tra i sessi e si insisteva sulla restituzione di quei diritti naturali che i pregiudizi avevano sempre tolto alle donne. Il primo articolo citava così “La donna nasce libera e vive uguale all’uomo nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune“.
In poche parole Olympe criticò la Rivoluzione francese di aver dimenticato le donne nel suo progetto di libertà e di uguaglianza.
Dei 17 articoli della dichiarazione venne preso in considerazione solo quello sul divorzio (forse quello che tornava più comodo agli uomini).
Olympe non esitò anche a denunciare il regime del terrore e gli eccessi sanguinari del governo rivoluzionario. Attaccò senza esitazione prima Marat, poi Robespierre. Fu una mossa incauta, la sua condanna a morte. Anche da carcerata continuò a condannare le ingiustizie e a perorare la sua causa.
Il 3 novembre 1793 Robespierre decise di farla tacere. Olympe fu la seconda donna a essere ghigliottinata durante la Rivoluzione francese dopo la più famosa Maria Antonietta.
Aveva 45 anni e aveva avuto la sfacciataggine (come scritto nella sua condanna) “di voler essere un uomo di Stato e di aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso“.