di Paola Biffi
“Una donna è come un diamante: una pietra che racchiude la sua luce nelle mille sfaccettature, nella complessità della materia che dona all’anima una forza delicata, capace, nella sua leggerezza, di resistere al più duro degli urti. Una donna dona al diamante l’energia vitale dell’amore, dell’accoglienza, della cura, il diamante dona alla donna le mille direzioni della sua struttura.”
Si apre così con la citazione di Padre Patrizio tratta da libro di Laura Tangorra, “Sul mio divano blu”, il convegno Caritas di sabato mattina, dedicato alle donne migranti, alle “Donne che sfidano il futuro” intraprendendo un viaggio solitario alla ricerca di una storia nuova, migliore per sé stesse e per la famiglia.
Fabrizio Annaro con le parole di Einstein “è più facile dividere un atomo che rompere un pregiudizio” sottolinea come una donna coraggiosa si prenda carico della sfida all’umanità di andare oltre la superficie delle cose, di attivarsi per un cambiamento concreto, di competere con i propri pregiudizi per uno sguardo aperto a più prospettive di senso. In un periodo pieno di dubbi e contraddizioni, la visione del mondo, fissata solo su passato e futuro, corre il rischio di essere sfuocata, di perdere di vista il presente: le donne migranti ospiti della tavola rotonda hanno dato testimonianza di come sia possibile invece mettere a fuoco la propria vita, anche nella difficoltà.
La tavola rotonda, seguendo le parole della professoressa Emanuela Mancino, ha dato lo spazio al racconto, indispensabile per dare significato all’esperienza, per mettere insieme, e ricordare, nell’accezione etimologica del ricordo di “riportare al cuore”.
Il Convegno ha dato voce a sette giovani donne, che hanno deciso di raccontare e condividere con il pubblico la propria storia. Fatima è arrivata dall’Egitto sei anni fa. Ci racconta che all’inizio voleva restare in Italia poco, ma che poi non è più riuscita a tornare; adesso in Italia ha una famiglia e ai suoi bambini insegna che l’importante nella vita è sapere cosa bisogna fare, ogni giorno, e oggi quello che bisogna fare per questo paese, per il mondo, è vivere in pace con sé stessi, con i vicini, con ogni diversità. Vivere in pace, per una donna che ha lasciato la propria terra per aiutare la propria famiglia e dare un nuovo senso alla sua vita, è la chiave della felicità. Un’altra ospite della tavola rotonda viene invece dalla Romania, è in Italia da 15 anni, il suo viaggio nasce dalla scelta di cercare e trovare il proprio posto nel mondo e forse oggi – dice – lo ha trovato.
Nonostante questo, la nostalgia di casa rimane dentro di sé, bisogna imparare a conviverci. Alema viene dall’Ucraina e per lei è fondamentale credere, avere fiducia nelle proprie capacità e nel mondo che si va ogni giorno incontrando; l’ottimismo è lo stretto compagno del coraggio, entrambi aiutano nei giorni più bui e solitari.
Marianna e Fabiola non sono compagne di viaggio ma condividono lo stesso paese di origine, l’Albania: Fabiola è in Italia dal ’98, ha lasciato il suo paese a seguito della crisi che ha portato forti disordini sociali, è fuggita. Ci dice che nella borsa sportiva con cui è partita ha portato il suo passato, che rimane un bagaglio indispensabile, ma aggiunge che abbandonare le sue sicurezze le ha dato la forza di aprirsi al nuovo.
“È importante non sentirsi soli, ed essere amici, se si parla la lingua del cuore, è facile, così mi ha insegnato mio figlio”. Una ragazza pakistana, in Italia da tre anni, ha deciso di lasciare gli studi per aiutare il padre e i fratellini. Ci racconta che ha dovuto scegliere tra il futuro e la famiglia e, nonostante abbia scelto quest’ultima, per lei il futuro è una sfida continua alla quale non si arrende. “Penso che finché avrò la possibilità di fare, farò, finché sarò qui con la mia famiglia, troverò la volontà di andare avanti.”
Una donna siriana ci racconta invece che per lei la cultura è l’arma migliore per sfidare il futuro e che lo studio, il lavoro, sono tutti modi per allenarsi al presente, strumenti per vivere con la consapevolezza di quello che si sta facendo, e di ciò che sta accadendo nel mondo. “Studiare apre le porte della possibilità, e finché c’è possibilità c’è futuro. È nostro compito, di donne e di madri, essere un ponte culturale per i nostri figli, per non lasciar morire le tradizioni del nostro paese ma piuttosto integrarle con quelle italiane, e insegnare alle nuove generazioni il valore di una mente aperta a ogni alterità. “
Le storie delle “magnifiche sette”, così chiamate dalla professoressa Mancino, lasciano agli ospiti del convegno nuove consapevolezze, questa volta rese tangibili dalla testimonianza: come conclude la professoressa “un altro significato delle storie è quello di stare con”, e in una mattina di sabato possiamo dire di essere “stati con” delle donne dalla forza inarrestabile, dal coraggio delicato.
Le ragazze sono state invitate al convegno dalle operatrici del progetto “Spazio Colore” della cooperativa Novo Millennio di Monza, che propone uno spazio di incontro tutto al femminile, dove donne di diverse nazionalità possono condividere momenti di discussione, di attività, in un luogo dove il tempo e lo spazio si dilatano per pensare al presente tutte insieme. Spazio Colore offre anche un luogo dove poter lasciare in sicurezza i bambini, per assicurare un contesto accogliente e rassicurante per poter sperimentare il distacco dai propri figli. È attivo anche un “Polo Lingue” dove le donne possono, sempre con lo spirito di aiuto reciproco, imparare l’italiano con l’aiuto dei mediatori.
Dopo l’intervento del sindaco Roberto Scanagatti, che ha ribadito l’importanza di iniziative come Spazio Colore per favorire l’accoglienza e l’integrazione nel territorio, il convegno è giunto al termine con le parole di un’ultima, formidabile, donna. Myzyri Almira, anche lei di origini albanesi, ha illustrato al pubblico le varie problematiche e domande della migrazione femminile: “queste donne non solo sfidano il futuro ma continuano a sfidarci per il futuro”.
Conclusioni affidate a don Massimiliano Sabbadini, Vice direttore Caritas Ambosiana. Nel suo intervento ha desiderato sottolineare alcuni aspetti più spirituali che fanno sfondo a questo convegno: “Voglio ricordare il salmo 87 – ha affermato don Massimiliano – ove si legge che ‹‹che il Signore scriverà nel libro dei popoli là costui è nato›› proprio per ribadire che nella visione cristiana non esistono stranieri, ma un unico popolo i cui nomi sono scritti un unico libro”.