da Giannella Channel
Ha pensato agli anziani soli, sopraffatti dall’isolamento e dalla paura, bloccati in casa o costretti alla quarantena, cinicamente indicati come vuoti a perdere nell’epidemia in corso. Chi si occupa di loro, del cibo a domicilio, di garantire un pasto caldo? Valentina Pellegrini ha deciso in poche ore, con il padre Ernesto, di dare continuità a un impegno preso dall’azienda: restituire qualcosa ai meno fortunati nella vita, aiutare chi è in difficoltà anche per mangiare. «Porteremo gratuitamente 30 mila pasti a casa degli anziani di 17 comuni lombardi. È il nostro modo di essere solidali in questa emergenza sanitaria». Venerdì 13 marzo 2020, sono partite le lettere ai sindaci, i pasti saranno forniti dal 16 marzo al 15 giugno: la speranza è che prima di quella data sia finito l’incubo coronavirus. È stata una chiamata al dovere civico, spiega Ernesto Pellegrini, ex presidente dell’Inter e titolare dell’omonima azienda milanese con oltre settemila dipendenti. «Sono figlio di contadini, ho conosciuto le difficoltà della guerra e gli anni duri del dopoguerra, ma non dimentico la solidarietà nella Milano della ricostruzione».
Domenica 2 ottobre c’erano anche il sindaco Giuseppe Sala e gli assessori Pierfrancesco Majorino (Politiche sociali) e Gabriele Rabaiotti (Casa e Lavori pubblici) a festeggiare, con due giorni di anticipo, i due anni del ristorante solidale “Ruben”, aperto nel quartiere Giambellino dalla Fondazione Ernesto Pellegrini onlus. Intitolato a un giovane senza tetto che l’ex patron dell’Inter conosceva e ha visto morire di stenti, il locale offre cene a 1 euro a persone in difficoltà temporanea, per aver perso il lavoro o per altri motivi, segnalate da una rete di 150 associazioni (tra cui spiccano i tanti sportelli di ascolto Caritas) oltre che dai servizi sociali del Comune. Non una mensa per poveri, ma un vero ristorante con tanto di menu a scelta e chef professionisti, che a oggi ha tesserato 3.800 persone ed erogato 108mila pasti. Ma non solo: i volontari che ogni sera girano tra i tavoli di Ruben cercano di dare una mano che vada oltre il bisogno primario del cibo.
Per rispondere a un’altra fame più profonda, quella di lavoro, è stato varato il progetto «Un lavoro, una casa per Ruben» che intende fornire occasioni di lavoro a chi ne ha bisogno. A inizio settembre un primo gruppo di 40 persone sono state inviate a vendemmiare in Franciacorta e ora, grazie allo sponsor Pwc, disponibile a pagare lo stipendio delle persone che saranno selezionate, e un patto con Comune e Mm, alcuni ospiti di Ruben si occuperanno della manutenzione dei caseggiati popolari di Mm al Giambellino. Una quota minima – 2 o 3 – degli alloggi sfitti recuperati dal lavoro degli ospiti di Ruben potrà poi essere gestito dalla fondazione per i casi di emergenza. Non è finita. Un secondo progetto, «Solidarietà 5.0», cercherà di far incontrare la domanda e l’offerta dei fondi a disposizione delle famiglie in difficoltà. Nel corso dell’incontro di domenica sono stati diffusi anche dei numeri sull’attività di Ruben: la maggioranza dei commensali ha tra i 18 e i 65 anni, il 63% è italiano (il 19% comprende figli di immigrati), il 37% straniero. E il rapporto maschi-femmine è di 56 a 44.