Dopo Ruben, Pellegrini segna un’altra rete

da Giannella Channel

Ha pensato agli anziani soli, sopraffatti dall’isolamento e dalla paura, bloccati in casa o costretti alla quarantena, cinicamente indicati come vuoti a perdere nell’epidemia in corso. Chi si occupa di loro, del cibo a domicilio, di garantire un pasto caldo? Valentina Pellegrini ha deciso in poche ore, con il padre Ernesto, di dare continuità a un impegno preso dall’azienda: restituire qualcosa ai meno fortunati nella vita, aiutare chi è in difficoltà anche per mangiare. «Porteremo gratuitamente 30 mila pasti a casa degli anziani di 17 comuni lombardi. È il nostro modo di essere solidali in questa emergenza sanitaria». Venerdì 13 marzo 2020, sono partite le lettere ai sindaci, i pasti saranno forniti dal 16 marzo al 15 giugno: la speranza è che prima di quella data sia finito l’incubo coronavirus. È stata una chiamata al dovere civico, spiega Ernesto Pellegrini, ex presidente dell’Inter e titolare dell’omonima azienda milanese con oltre settemila dipendenti. «Sono figlio di contadini, ho conosciuto le difficoltà della guerra e gli anni duri del dopoguerra, ma non dimentico la solidarietà nella Milano della ricostruzione».

L’imprenditore Ernesto Pellegrini (Milano, 1940), noto per esser stato il presidente dell’Inter dal 1984 al 1995, in una foto al ristorante solidale Ruben. Intitolato a un giovane senza tetto che l’ex patron dell’Inter conosceva e ha visto morire di stenti, il locale offre cene a 1 euro a persone in difficoltà temporanea.

Domenica 2 ottobre c’erano anche il sindaco Giuseppe Sala e gli assessori Pierfrancesco Majorino (Politiche sociali) e Gabriele Rabaiotti (Casa e Lavori pubblici) a festeggiare, con due giorni di anticipo, i due anni del ristorante solidale “Ruben”, aperto nel quartiere Giambellino dalla Fondazione Ernesto Pellegrini onlus. Intitolato a un giovane senza tetto che l’ex patron dell’Inter conosceva e ha visto morire di stenti, il locale offre cene a 1 euro a persone in difficoltà temporanea, per aver perso il lavoro o per altri motivi, segnalate da una rete di 150 associazioni (tra cui spiccano i tanti sportelli di ascolto Caritas) oltre che dai servizi sociali del Comune. Non una mensa per poveri, ma un vero ristorante con tanto di menu a scelta e chef professionisti, che a oggi ha tesserato 3.800 persone ed erogato 108mila pasti. Ma non solo: i volontari che ogni sera girano tra i tavoli di Ruben cercano di dare una mano che vada oltre il bisogno primario del cibo.

Per rispondere a un’altra fame più profonda, quella di lavoro, è stato varato il progetto «Un lavoro, una casa per Ruben» che intende fornire occasioni di lavoro a chi ne ha bisogno. A inizio settembre un primo gruppo di 40 persone sono state inviate a vendemmiare in Franciacorta e ora, grazie allo sponsor Pwc, disponibile a pagare lo stipendio delle persone che saranno selezionate, e un patto con Comune e Mm, alcuni ospiti di Ruben si occuperanno della manutenzione dei caseggiati popolari di Mm al Giambellino. Una quota minima – 2 o 3 – degli alloggi sfitti recuperati dal lavoro degli ospiti di Ruben potrà poi essere gestito dalla fondazione per i casi di emergenza. Non è finita. Un secondo progetto, «Solidarietà 5.0», cercherà di far incontrare la domanda e l’offerta dei fondi a disposizione delle famiglie in difficoltà. Nel corso dell’incontro di domenica sono stati diffusi anche dei numeri sull’attività di Ruben: la maggioranza dei commensali ha tra i 18 e i 65 anni, il 63% è italiano (il 19% comprende figli di immigrati), il 37% straniero. E il rapporto maschi-femmine è di 56 a 44.

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