di Marco Riboldi
L’Europa ha ben sei santi patroni, proclamati tali dai pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II. Oggi ricordiamo molto brevemente due di tali figure: S. Benedetto da Norcia ( che ricorre proprio oggi 11 luglio) e Santa Brigida di Svezia celebrata il 23 luglio.
Sono personalità differenti tra di loro, ma accomunate dall’essere indicate come esempio ai popoli europei.
Santa Brigida di Svezia era una nobile scandinava, nata nel 1303. Dovette rinunciare alla sua vocazione monastica perché la famiglia le impose il matrimonio con un nobile suo pari. Visse così per vent’anni come moglie, madre di otto figli e dama di corte, senza però dimenticare il proprio originario intendimento. Studiò sempre le sacre scritture, i libri di mistica , le opere di Bernardo da Chiaravalle, in ciò aiutata anche da una comunanza di valori con il marito, che la accompagnò sempre sia nello studio che nella carità (insieme fondarono un piccolo ospedale per i poveri).
Rimasta vedova, Brigida si sposta in Italia, dove si reca nel 1350. Qui inizia una vita di intensa spiritualità e di forte testimonianza: parla senza timori alla chiesa del tempo, segnalando con forza profetica le deviazioni che si manifestano nella vita ecclesiale dell’epoca. Si rivolgerà con grande energia a vescovi, cardinali e persino al papa, richiamando ai doveri di retta testimonianza evangelica.
Fonderà anche un ordine religioso (che però avrà riconoscimento solo dopo la sua morte) che andò incontro a molte vicissitudini (sarà sostanzialmente fatto scomparire dalla Riforma protestante, per poi risorgere e rafforzarsi: oggi è presente in molte nazioni).
Il cuore della esperienza di S. Brigida é comunque la mistica: le misteriose rivelazioni di cui parla costituiscono una esperienza di fede che colpisce per intensità e forza. Esse, secondo la prudente valutazione della chiesa, vanno considerate all’interno del contesto culturale in cui nascono e sono vissute.
Ciò non sminuisce però il significato di una esperienza di fede che è tutta donazione e dedizione nel nome e nell’esempio di Cristo crocefisso, che è il centro della riflessione di S. Brigida. Nel proclamarla copatrona d’Europa, Giovanni Paolo II ha sottolineato anche la forza ecumenica della sua figura, che costituisce un prezioso legame con il nord Europa protestante.
Probabilmente più nota é la figura di S. Benedetto da Norcia.
Di famiglia importante, nacque nel 480 (circa, la data precisa è incerta). Non volle seguire la strada tracciata per lui dalla famiglia (studi classici e poi incarichi pubblici uniti alla amministrazione dei beni propri), ma scelse la via del ritiro monastico, con la fondazione di comunità (basterà citare solo i conventi di Subiaco e Montecassino) che divennero sempre più numerose, sino a formare il grande ordine benedettino, praticamente la fonte di tutti gli ordini monastici.
Per organizzare il suo vasto movimento scrisse la celebre “Regola” che costituisce un attento esame di tutta la vita religiosa, dei suoi rischi, delle opportunità che si offrono, delle ricchezze spirituali che vi si possono trovare. Come noto, tutto ruota intorno al motto “Ora et labora”, che sintetizza i due momenti essenziali della vita del monaco.
Ma il valore di Benedetto non si ferma a questa dimensione spirituale e religiosa (che pure ovviamente per lui è l’essenziale). Gli avvenimenti storici portarono infatti l’ordine benedettino ad essere il protagonista di una delle più straordinarie vicende di storia della cultura. In un continente europeo che sprofondava in una crisi sempre più abissale, con le invasioni barbariche, le guerre e le violenze continue, le difficoltà economiche, le pestilenze, i monasteri continuarono per secoli ad essere un punto di riferimento sia per la popolazione, che in essi cercavano rifugio e sostegno, sia per la conservazione e la diffusione della civiltà.
Instancabili conservatori dei beni della cultura, i monaci curarono il patrimonio della civiltà classica, custodendo e riproducendo i manoscritti, studiando le scienze e le arti, salvaguardando così la memoria storica del nostro continente.
Non è esagerato dire che senza l’opera di S. Benedetto e dei suoi seguaci noi europei non saremmo quali ci conosciamo e la nostra civiltà non sarebbe stata la stessa.
La stessa economia del continente deve agli ordini monastici, benedettini tra tutti, la capacità di resistere ed innovarsi, con la invenzione continua di relazioni economiche e sociali che consentirono gli adattamenti necessari al passaggio delle epoche e delle vicende.
S. Benedetto seppe elaborare un modo ed uno stile di essere cristiani “nel mondo, ma non del mondo” che plasmò tanta parte della nostra comunità europea: avrebbero dovuto tenerne conto quei poveri di spirito (ma non in senso evangelico) che non vollero considerare nella Costituzione europea le “radici cristiane “.