di Francesca Radaelli
“E-state con loro”. Si intitola così la nuova iniziativa dedicata all’accoglienza dei migranti avviata dalla Diocesi di Milano. ‘Loro’ sono i profughi che si prevede continueranno ad approdare in Italia, nei mesi prossimi, ancora più numerosi per via dell’aumento previsto degli sbarchi. Il progetto è la risposta di Caritas Ambrosiana all’appello lanciato nei giorni scorsi dall’arcivescovo di Milano Angelo Scola, che ha inviato una lettera ai parroci della Diocesi, invitandoli a mettere a disposizione oratori, palestre, scuole inutilizzate o sotto-utilizzate per l’accoglienza temporanea dei profughi, per un periodo di tempo limitato, da giugno a settembre. Il progetto prevede che sia Caritas Ambrosiana a gestire le accoglienze in convenzione con le Prefetture che insistono sul territorio della Diocesi, grazie al contributo centrale del volontariato. Al termine del periodo, gli ospiti verranno ricollocati all’interno delle rete di accoglienza presente sul territorio e le strutture ritorneranno ad essere utilizzate per le ordinarie attività.
“Nelle intenzioni”, fa sapere Caritas Ambrosiana, “le accoglienze temporanee “E-state con loro” dovrebbero servire a dare ossigeno ad un sistema che rischia di entrare in crisi già dalle prossime settimane, se gli sbarchi sulle coste del sud Italia si intensificheranno approfittando delle condizioni favorevoli del mare, come tutti gli analisti sostengono e come risulta anche dalle indicazioni che giungono dalle rete internazionale di Caritas”.
A leggere queste parole viene da pensare che forse non sarebbe solo compito della Caritas – e del volontariato – giocare d’anticipo per riuscire a gestire un aumento degli arrivi ampiamente previsto per i prossimi mesi. A sottolinearlo è anche il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti: “Da tempo andiamo ripetendo che bisogna attrezzarci se vogliamo evitare soluzioni improvvisate decise sull’onda dell’emergenza e che poi risultano quasi sempre inefficaci e difficilmente sostenibili per il territorio, come le tendopoli. Le risposte devono venire dalle istituzioni, perché il problema di come gestire la presenza di queste persone è una questione che riguarda tutto il Paese non solo la Chiesa. Ma”, evidenzia Gualzetti, “da cristiani riteniamo che sia giusto che anche le nostre comunità si assumano le proprie responsabilità e accettino la sfida dell’accoglienza. Non è facile, ma dobbiamo provarci”.
Ad oggi al piano complessivo di accoglienza diffusa realizzato dalla Diocesi di Milano in collaborazione con le prefetture, partecipano già 35 comunità e 13 istituti religiosi che complessivamente hanno consentito di mettere a disposizione 300 nuovi posti, portando a 1500 posti suddivisi in 133 strutture, la disponibilità complessiva per l’ospitalità dei richiedenti asilo sul territorio diocesano.
Francesca Radaelli