Ecco come funzionano i farmaci anti Covid19

di Roberto Dominici

La lotta della Scienza contro la terribile pandemia globale causata dal virus SARS COV-2 è basata soprattutto su due strategie importanti: quella preventiva e quella terapeutica.

La prima è legata alla disponibilità dei vaccini ormai a tutti noti come efficaci e con un profilo di sicurezza altissimo, senza i quali saremmo in una situazione di debolezza e di totale mancanza di difese.

L’altra linea è rappresentata dallo sviluppo di farmaci che possano essere utili quando la malattia è già in atto. Fin dalle prime fasi della pandemia sono stati utilizzati vari farmaci già presenti nel prontuario farmaceutico con indicazioni  di uso diverse su pazienti affetti da Covid-19 in diverse fasi della malattia.

Tra questi  ricordo il tocilizumab, in precedenza usato contro l’artrite reumatoide, che blocca il recettore per l’interleuchina-6, una citochina coinvolta nell’infiammazione sistemica secondaria derivante dall’infezione del virus. Sono stati trattati due pazienti affetti da polmonite severa da COVID-19 e a distanza di 24-48 ore dall’infusione, sono stati evidenziati  miglioramenti che sono stati definiti incoraggianti dai medici.

Il prodotto è stato approvato dall’OMS nel luglio 2021 per il trattamento dei malati insieme al cortisone e ad un altro anticorpo monoclonale il sarilumab per i malati gravi.

Poi è salita alla ribalta la clorochina o l’idrossiclorochina  con uno studio americano pubblicato sulla rivista JAMA che dimostrava come, anche a seguito delle dichiarazioni dell’ex presidente americano Trump, fossero cresciute esponenzialmente le vendite online di questi due farmaci, ma anche i casi di tossicità derivanti da loro uso improprio. 

Dagli studi effettuati, non sono emersi dati favorevoli. Non è infatti stato osservato alcun beneficio, ma al contrario è stato registrato un più alto rischio di progressione della malattia verso la ventilazione meccanica invasiva e/o addirittura la morte. 

Un altro filone di prove è quello relativo al plasma iperimmune la cui effettiva efficacia per Covid-19 è rimasta dubbia a lungo. Il problema era che all’inizio della pandemia, nel caos dell’emergenza, con migliaia di persone malate e nessuno standard di cura, la terapia veniva somministrata al di fuori degli studi clinici, quindi senza veri criteri di selezione dei pazienti (non tutti erano in condizioni critiche) né una vera popolazione di controllo. 

Pertanto allo stato attuale, possiamo mettere fine all’uso del plasma iperimmune nei pazienti con Covid-19 grave e concentrarci sui trattamenti che funzionano, oltre che sullo sviluppo e sulla sperimentazione di trattamenti migliori.

Accanto a interventi in grado di curare la malattia causata dal virus vi sono anche quelli che inibiscono la risposta immunitaria iperattiva, che generalmente può causare una serie di complicazioni come insufficienza d’organo o sepsi, sino anche alla morte.

Diversi  studi hanno valutato l’efficacia della medicina antinfiammatoria in quanto nel tentativo di fermare il virus, le cellule infette e il sistema immunitario producono una tempesta di citochine che genera una fortissima infiammazione che può causare danni agli organi e difficoltà respiratorie.  

In tal senso va anche menzionato il cortisonico antiinfiammatorio desametasone, economico e facilmente reperibile,  emerso come probabilmente il farmaco più rilevante fino ad oggi per il trattamento dei sintomi gravi di Covid-19 riducendo l’infiammazione.

Il servizio sanitario nazionale inglese (NHS) ha stimato che un milione di vite sono state salvate in tutto il mondo grazie al solo desametasone. 

In uno studio che ha coinvolto quasi 6500 pazienti arruolati nello studio “Recovery” nel Regno Unito, è stato riscontrato che questo farmaco ha ridotto di  un terzo i decessi dei pazienti ventilati e di un quinto i decessi dei pazienti che in terapia con ossigeno. 

La ricerca farmacologica ha anche sviluppato nuove molecole ora in fase avanzata di sviluppo clinico individuando i 10 candidati più promettenti per le cure anti COVID-19 dell’UE, tenendo conto del fatto che sono necessari tipi di farmaci differenti a seconda delle popolazioni di pazienti e delle fasi e della gravità della malattia.

Esiste già un elenco di molecole suddivisibili in 3 categorie terapeutiche che continuerà a evolvere con l’emergere di nuove prove scientifiche:

  • Anticorpi monoclonali antivirali più efficaci nelle prime fasi dell’infezione
  • Antivirali orali da utilizzare il più rapidamente possibile dal momento dell’infezione (Molnupiravir).
  • Immunomodulatori per la cura dei pazienti ricoverati

Tali strumenti terapeutici saranno utilizzati al più presto per curare i pazienti in tutta l’UE, a condizione che la loro sicurezza ed efficacia siano state confermate dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA).

 

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