Parità ed educazione: è lungo il cammino

educare al femminile educare al maschile005Non è semplice parlare di educazione, malgrado sia un tema  sentito soprattutto da chi è in trincea, meglio da chi è in relazione costante con giovani, ragazzi, bambini. La Fondazione Monza Insieme presieduta da don Augusto Panzeri,  ha voluto proporre un momento di riflessione sull’educare, sul prendersi cura dei nostri ragazzi.

Lo ha fatto lo scorso giovedì 5 maggio  durante un incontro alla Rotonda di San Biagio a  Monza, alla presenza dello psicologo Marco Scicchitano  che, oltre ad essere terapeuta, è anche autore di diverse pubblicazioni fra le quali il libro edito dalle Edizioni Paoline “Educare al femminile e al maschile” che, per l’occasione, è stato presentato al pubblico monzese e di cui ieri è apparsa la recensione sul nostro giornale 
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Fra gli obiettivi della Fondazione Monza Insieme, nata nel 2011, c’è  quello di occuparsi di cultura dell’educazione e di promozione della figura femminile nei diversi ambiti della società civile e istituzionale.

Don Augusto ha ricordato i tempi in cui gli oratori erano separati in maschili e femminili e ha sottolineato il limite e la superficialità che ha spinto alla chiusura di questa esperienza. Chiusura  che non è stata accompagnata da un’approfondita riflessione né da particolari convincimenti pedagogici.

Inutile nasconderlo – afferma Scicchitano – esiste uno specifico nella relazione educativa che cambia a seconda del genere, perché il maschile e il femminile hanno  modalità differenti di reagire e di rapportarsi ai diversi stimoli esterni e nelle specifiche relazioni. Non solo. Maschile e femminile hanno una loro naturale diversità iscritta nel proprio DNA, che si traduce in comportamenti e sensibilità diverse, spesso lontane se non addirittura opposte”.

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Marco Scicchitano che, insieme a Tonino Cantelmi, è autore del libro: Educare al femminile e al maschile

 

La discussione è assai complessa e parte dal concetto che se il sesso è biologicamente determinato, il genere è  un prodotto che la cultura umana  contribuisce a determinare.

Davvero affascinante la panoramica che Scicchitano ci ha proposto sui risultati delle ricerche condotte su neonati i quali, a seconda del genere, hanno manifestato modalità diverse di reagire a stimoli esterni provocati dagli adulti. Grazie a  particolari esperimenti si è constatato che le neonate   femmine  si rassicurano con il volto, con lo smile, mentre  i maschi sono più sensibili al movimento, attratti dalle traiettorie degli oggetti e dai suoni da essi provocati.copertina libro

Dunque, diversità fra maschi e femmine che si traducono anche  in capacità differenti come quelle  eserciate in particolare dalle madri nel saper interpretare i bisogni del proprio piccolo sulla base del pianto e di altri segni di comunicazione offerti dal bambino.

Un’altra conferma della diversità dei comportamenti di maschi e femmine giunge dai  risultati di una ricerca condotta su un gruppo di bambini di una  scuola materna. I maschi sono più portati alle liti manesche e, a differenza delle femmine, si constata che l’amicizia fra di loro prosegue malgrado le liti. Le bambine, al contrario, troncano qualsiasi relazione dopo uno scontro fisico.

Studi scientifici che mettono in discussione la cultura della parità. Se gli esperimenti sui comportamenti dei bambini dell’asilo sono mutuati alle relazioni adulte, allora sorge spontanea la domanda di quali possano essere gli effetti sul piano politico, istituzionale, dei rapporti di lavoro e fra i due sessi.

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Sorella Patrizia Pironi che ha moderato l’incontro e Marco Scicchitano

Una diversità che richiede un rinnovamento culturale  anche dell’educazione sessuale che non può essere la stessa per maschi  e per femmine. La cultura dominante ha indebolito  il ruolo della sessualità riducendolo spesso a erotismo e fonte di piacere. Un ruolo che sta molto stretto soprattutto alla figura femminile.

Lo conferma il ciclo di romanzi di Twilight, in cui la figura romantica appare viva e pieno di fascino per il pubblico femminile. “Nei Twilight   – spiega Scicchitano – colpisce il fatto che la donna s’innamora di un uomo-vampiro, bellissimo, fortissimo, pronto a concedersi solo dopo il matrimonio, unione capace di trasformare la donna anch’ella in vampiro”. Un mito che si scontra – prosegue Scicchitano – con gli odierni  comportamenti giovanili caratterizzati dal sesso mordi e fuggi”.

Insomma il giovane Werther è ancora di moda, i maschi non lo sanno ma le donne si!

Fabrizio Annaro

 

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